mercoledì 3 dicembre 2014

Apostoli di gratuità

«I fanciulli poi non mi lasciano né dire l’Ufficio divino, né prendere cibo, né riposare fino a che non ho loro insegnato qualche preghiera; allora ho cominciato a capire che a loro appartiene il regno dei cieli» (dall’Ufficio delle letture del 3 dicembre, Memoria di San Francesco Saverio, sacerdote)

Da stamattina ho già riletto molte volte questa frase tratta da una lettera di San Francesco Saverio a Sant’Ignazio di Loyola. L’ho riletta anche dopo aver celebrato l’Eucaristia e aver proclamato il Vangelo del giorno (Mt 15,29-37) in cui si racconta il radunarsi della folla attorno a Gesù e la moltiplicazione dei pani.

Non faccio fatica a immaginare San Francesco Saverio, missionario in Oriente, attorniato da tanti ragazzi desiderosi di imparare a parlare con Dio! Con altrettanta facilità riesco a raffigurarmi la folla che si raduna attorno a Gesù per incontrarlo e presentargli le sue sofferenze, i suoi ammalati.

San Francesco Saverio non è altro che un discepolo di Gesù, un suo apostolo inviato a sfamare i suoi fratelli con l’annuncio del Vangelo. Nei suoi gesti, nelle sue parole, nel suo stile, nella sua carità ogni uomo può rintracciare la somiglianza con il Maestro, con colui che lo ha mandato. È per questo che i ragazzi accorrono e il santo missionario non ha un momento di riposo. Non cercano le cose che lui possiede, ma ciò che egli è: vogliono diventare cristiani come lui, discepoli del suo stesso Maestro.

Allo stesso modo, non è solo il desiderio di guarigione fisica a radunare la folla attorno a Gesù, ma l’intuizione di una vita nuova, di una vita buona. Gesù è la vita e chi è mortificato da una malattia, da una delusione, da una umiliazione, da una disuguaglianza, da un giudizio poco benevolo, da un vizio, da un peccato, da un fallimento,… accorre a Lui, gli si stringe intorno per trovare ristoro, per farsi risanare, rianimare, rialzare.

«Zoppi, storpi, ciechi, sordi e molti altri malati» (Mt 15,30) vengono deposti ai suoi piedi dalle mani di una folla che sa farsi carico delle sofferenze degli ultimi. Ed è quella stessa folla ad assistere piena di stupore al rifiorire della vita, alla vittoria sul peccato e sulla morte: i muti parlano, gli storpi guariscono, gli zoppi camminano, i ciechi vedono e il cuore di ciascuno, liberato da ciò che l’opprimeva, esprime nella lode la sua gioia (cfr. Mt 15,31)!

Anche oggi c’è proprio bisogno di annunciare il Vangelo, di spezzare il pane, di insegnare a pregare; c’è proprio bisogno di apostoli di gratuità che gridino dal profondo del cuore: «Signore, eccomi; che cosa vuoi che io faccia?» (cfr. Ufficio delle letture della Memoria di San Francesco Saverio, sacerdote). [dGL]

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