lunedì 15 dicembre 2014

Vieni, Signore Gesù!

«Nell’esercizio quotidiano del Nostro ministero pastorale, Ci feriscono talora l’orecchio insinuazioni di anime, pur ardenti di zelo, ma non fornite di senso sovrabbondante di discrezione e di misura. Nei tempi moderni esse non vedono che prevaricazione e rovina, vanno dicendo che la nostra età, in confronto con quelle passate, è andata peggiorando; e si comportano come se nulla abbiano imparato dalla storia, che pure è maestra di vita, e come se al tempo dei Concili Ecumenici precedenti tutto procedesse in pienezza di trionfo dell’idea e della vita cristiana, e della giusta libertà religiosa.

Ma a Noi sembra di dover dissentire da codesti profeti di sventura, che annunziano eventi sempre infausti, quasi sovrastanti la fine del mondo.

Nel presente ordine di cose, la buona Provvidenza ci sta conducendo ad un nuovo ordine di rapporti umani, che, per opera degli uomini e per lo più oltre la loro stessa aspettativa, si volgono verso il compimento dei suoi disegni superiori e inattesi; e tutto, anche le umane diversità, dispone per il maggior bene della Chiesa» (Beato Giovanni XXIII, Discorso di apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II, 11 ottobre 1962, nn. 8-9, in Tutti i documenti del Concilio, ed. Massimo, Milano).

Devo ringraziare un amico prete, che dieci anni fa mi regalò una raccolta dei documenti del Concilio, e il Seminario di Milano, che negli anni della formazione mi ha dato l’occasione di studiarli e approfondirli. Devo ringraziarli perché davvero, come il mio amico aveva scritto sul biglietto che accompagnava il regalo, questi documenti sono preziosi compagni di viaggio che aiutano a guardare il mondo con gli occhi della fede, con lo sguardo amorevole e benevolo di Dio.

Ogni anno viviamo l’Avvento e ogni anno il mondo ci rimbalza addosso sterili e noiose polemiche sul presepe, sui canti di Natale, sulla necessità che la Chiesa si aggiorni,…

Queste storie, che puzzano di ideologia e non hanno niente a che vedere con il rapporto tra le diverse confessioni religiose, non fanno che aumentare in noi cristiani la convinzione che sia urgente annunciare il Vangelo, che ci sia bisogno di quel lievito, di quel sale, di quella luce di cui noi cristiani siamo portatori, testimoni.

È Gesù il sole che sorge per illuminare le tenebre (Lc 1,78-79)!
È Gesù la luce che illumina le genti (Lc 2,32)!

Il mondo ha imparato bene a usare l’occhio di bue e illumina solo ciò che vuole farci notare, lasciando in ombra tutto il resto. Così ci vengono proposte per lo più immagini negative, violenze, distruzioni, episodi di razzismo, truffe,…; col passare del tempo ci convinciamo che una specie di montaggio cinematografico rappresenti tutta la realtà e gradualmente un buio pessimismo e una mortifera disperazione si fanno strada nel nostro cuore.

Avviene qualcosa di simile quando noi cadiamo nella tentazione di sostituirci alla luce vera. Certamente noi siamo chiamati a essere testimoni di quella luce da cui a nostra volta veniamo illuminati, ma dobbiamo ricordarci che non siamo noi la luce!

Quando ci convinciamo di essere noi la luce, illuminiamo solo una parte, incapaci di comprendere nel nostro limitato fascio di luce la complessità del reale; allora con forza ci battiamo per la difesa delle nostre ideologie impugnando le armi e preparandoci alla crociata, guidati dall’odio, più che dall’amore per il fratello, più che dal desiderio di portargli la luce.

Quanto è diversa la testimonianza dei santi. Ricordo San Francesco alla presenza del Sultano: «Francesco, il servo di Dio, con cuore intrepido rispose che egli era stato inviato non da uomini, ma da Dio altissimo, per mostrare a lui e al suo popolo la via della salvezza e annunciare il Vangelo della verità. E predicò al Soldano il Dio uno e trino e il Salvatore di tutti, Gesù Cristo, con tanto coraggio, con tanta forza e tanto fervore di spirito, da far vedere luminosamente che si stava realizzando con piena verità la promessa del Vangelo: Io vi darò un linguaggio e una sapienza a cui nessuno dei vostri avversari potrà resistere o contraddire (Lc 21,15)» (Fonti Francescane n. 1173).

Non prese di posizione politiche o ideologiche, ma la testimonianza coraggiosa di una vita salda nella fede, gioiosa nella speranza e operosa nella carità!
Non vuote argomentazioni, ma l’annuncio del Vangelo per la salvezza del Sultano e del suo popolo!
Non la pretesa di imporre la sua verità, ma il desiderio di condividere il tesoro che ha trovato (Mt 13,44)!

Al termine dell’incontro con il Sultano, le Fonti Francescane dicono che Francesco «vedendo… che non faceva progressi nella conversione di quella gente e che non poteva realizzare il suo sogno, preammonito da una rivelazione, ritornò nei paesi cristiani» (FF n. 1175).

Le tradizionali chiacchiere sul presepe e sui canti di Natale suonino per noi cristiani come la conferma della necessità di annunciare Cristo a ogni uomo; è questa necessità a renderci tutti missionari, testimoni della luce vera (Gv 1,9) come Giovanni Battista, Maria, gli Apostoli, i profeti e tutti i santi.

Non perdiamoci d’animo dietro ai molti profeti di sventura, ma tenendo fisso lo sguardo su Gesù e sulla buona Provvidenza, facciamoci portatori di gioia e speranza! [dGL]

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