mercoledì 20 marzo 2024

Il Papa

«Una simpatica rivista, Lilium, edita dal Seminario ginnasiale della diocesi di Milano, narra che un giorno il Tempo, sotto forma di un vegliardo, si presentò al Faraone. Il Faraone impallidì e si avvolse nelle fasce del suo mantello; le armi arrugginirono; il palazzo cadde in rovina; tutto intorno si fece deserto e silenzio.

Poi il Tempo andò a Babilonia, ad Atene, a Sparta, a Gerusalemme: per dove passava, tutto polverizzava.

Venne anche a Roma, salì il Vaticano e vi trovò un tremulo vecchio con la tiara. Credette di rovesciarlo con un soffio. Ma il vecchio gli chiese:

“Chi sei tu?”.

“Io sono il Tempo”.

“Io sono l’Eternità”.

E quel vecchio tremulo con la tiara fu l’unico che sulla terra trionfò del Tempo, e resta ancora là sul Vaticano, immortale.

“Un vecchio che non muore”: ecco la definizione del Papa, data dal De Maistre. Ogni volta, infatti, che s’era recato a Roma – da fanciullo, da giovane, da uomo – per vedere il Papa, vi aveva sempre trovato un vecchio, un vecchio sì, ma che non muore. Vecchio, per significare la profonda saggezza ed esperienza della vita; sempre vivo, per significare la perenne giovinezza della sua dottrina.

Non è forse l’identica parola, pronunciata in uno degli ultimi mesi della sua vita, da Pio XI?

Chamberlain, primo ministro dell’Inghilterra, si era recato da Lui in udienza. Ed il venerando Pontefice lo accolse dicendo: “Signor ministro, siete venuto a vedere un uomo morente. Il Papa, però, non muore. Quando ritornerete a Roma, troverete ancora il Papa”» (Mons. Francesco Olgiati, Schemi di conferenze, Vita e pensiero, 1950).

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