Nel terzo giorno di Quaresima, è il
profeta Isaia a esortarmi alla conversione:
«Non è piuttosto questo il digiuno che
voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare
liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo? Non consiste forse nel dividere il
pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire
uno che vedi nudo, senza trascurare i tuoi parenti?» (Isaia 58,6-7).
Digiunare è rinunciare al mio modo di
pensare e agire, e accogliere il modo di pensare e di agire di Dio.
Digiunare è smettere di pretendere da
Dio e dal prossimo, e iniziare a riconoscere tutto come dono gratuito di Dio da
condividere col prossimo.
Digiunare è liberarmi delle distrazioni, per ascoltare
finalmente Dio che, in ogni luogo e in ogni tempo, mi dice: «Eccomi!» (Isaia
58,9).
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