Nei giorni
scorsi durante una festa di paese si sono verificati gravi episodi di violenza.
Leggo gli articoli sui giornali locali e mi sembra che tutti, favorevoli e
contrari a tali manifestazioni, abbiano i loro motivi per sostenere con
convinzione le loro opinioni.
Guardando dall’esterno
queste feste popolari, sempre più occasione di eccessi e sbronze memorabili, credo
sia necessario riflettere sull’uomo contemporaneo, più che sull’antichità che
rende immodificabili e intoccabili le tradizioni.
Eventi che in
passato interessavano soltanto i cittadini del paese, oggi richiamano gente da
ogni parte del territorio e ciò che un tempo era difficile a causa delle
distanze, ora diviene possibile grazie ai mezzi di trasporto e ai
provvidenziali bus-navetta. Così può
accadere che manifestazioni rivolte a un pubblico che conosce bene la storia e
le tradizioni del paese e sta ben attento a non rovinarne l’immagine, diventino
famose per le bravate compiute da
visitatori occasionali.
Fatto salvo il
mantenimento delle tradizioni, sarebbe importante fermarsi a considerare la
loro attualizzazione. Le feste popolari in passato erano momenti di fede,
socializzazione, conoscenza, relazione, arricchimento culturale, commercio,
gioco, divertimento,… Cosa resta di tutto questo nelle nostre feste?
Se abbiamo a
cuore il bene dell’uomo, del giovane, del ragazzo, ci impegneremo a
educarlo a una vita bella, alla gioia, al sacrificio, al dialogo, al rispetto
dell’altro, alla festa, al lavoro,… Se, invece, abbiamo a cuore soltanto i
numeri, la pubblicità, il successo dell’evento, presteremo davvero poca
attenzione al pericolo che queste tradizioni popolari col passare del tempo si riducano a un’occasione per impazzire, a un luogo in cui tutto è permesso, a un
tempo in cui è lecito anche non essere più uomini, a un momento favorevole per
sentirsi parte di una massa e dare sfogo agli istinti.
Ci piace dire
che non vogliamo essere considerati numeri, ma persone. Eppure non sembra procurarci
dispiacere l’essere considerati in
generale dei consumatori da soddisfare con pane e giochi perché non si accorgano di quanto stanno perdendo.
In gioco c’è la vita, in gioco c’è l’amore; e
sono tesori che per quante ricchezze possediamo, non potremo mai comprare! [dGL]
Nessun commento:
Posta un commento