mercoledì 26 febbraio 2014

L’esame

Peppone deve sostenere l’esame di quinta elementare e don Camillo si prepara a gustarsi lo spettacolo dalla finestra della scuola. Sembra un disastro annunciato: il sindaco affronta il problema di matematica con impegno, ma il tempo passa e le formule gli si affollano nella testa senza condurlo alla soluzione.

All’improvviso arriva correndo il figlio di Peppone e chiede a don Camillo di vedere il suo babbo che fa l’esame. La preoccupazione del bambino per il padre, visibilmente in difficoltà, spinge don Camillo a intervenire. I due amici si incontrano nel corridoio della scuola e, come al solito, tra provocazioni e battute ironiche, trovano il modo di aiutarsi reciprocamente.

La pellicola in bianco e nero fa risaltare l’antichità degli eventi, ma oggi i due protagonisti sono qui a raccontarci un rispetto dell’altro che va oltre le differenze di opinione; una solidarietà che ci fa uscire dai nostri schemi e dai ragionamenti di convenienza per tendere una mano a chi è in difficoltà; un’umanità che ci salva dal diventare guerrafondai ciechi e sordi, preoccupati soltanto di affermare una serie di ideologie; una fraternità cristiana che ci rende cari gli uni agli altri.

Don Camillo e Peppone superano a pieni voti l’esame della vita.

E io?
Posso davvero dirmi cristiano, se non sono capace di rivolgere un semplice “ciao!” al mio avversario? [dGL]

2 commenti:

  1. la maggior parte di noi si ritiene cristiana solo perchè frequenta la chiesa la domenica, va in processione e i venerdi' di quaresima non amngia carne, ma di fronte ad una persona di diversa provenienza sforna commenti malevoli e razzisti .....che tristezza......c'è una vignetta dove un angelo chiede a Gesù se è preoccupato x tutti quelli che non vanno in chiesa, e Gesù risponde: mi preoccupano di più quelli che in chiesa ci vanno . ma non hanno niente di cristiano.....

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  2. Ricordo tinte vivaci il finale di un film di Guareschi. In cui don Camillo e Peppone in bicicletta procedevano appaiati poi uno avanti all'altro... sorridendo e giocando come veri amici.
    Ecco credo che la vera amicizia sia come quella. Capace di volere il bene dell'altro e di chiamare "male" il male anche a costo di.... sventolare panche per farsi comprendere.

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