lunedì 17 marzo 2025

Patroclo, Ettore, Achille,… Cristoforo


Patroclo, Ettore, Achille,... Cristoforo,... un attimo prima pieni di vigore nella lotta e poi a terra, abbandonati dalla vita, vuoti, immobili, gli occhi morti, spenti per sempre.
Nei film quando uno cade raramente ci si sofferma sulla tragedia di quel cadere e di quel non potersi più rialzare, si passa subito alla scena successiva, così le gesta del più forte fanno dimenticare chi è rimasto steso sull'asfalto e il bottino conquistato sembra giustificare e "pagare" la morte seminata...
E forse più di qualche bambino (perché abbiamo quindici, sedici, venti, quarantadue, cinquanta, ottant'anni, ma siamo sempre bambini) rimane conquistato da quegli atti di forza in battaglia,... e pensa che si possa andare avanti così, che si possa vivere così, crescere così.
Pensa che si possa stare in piedi per sempre...
Ma Lodovico ha visto cadere Cristoforo e non rialzarsi più. E quella lite, scoppiata per un banale diritto di precedenza, è costata la vita a due uomini. E questo gli rimane negli occhi: non la vittoria, non la vita salvata, non la supremazia conquistata, ma quei due corpi rimasti a terra, quelle vite spezzate.
 
Così oggi, qui a San Benedetto, nella confusione delle lingue, delle mani e dei piedi che s'affannano a giudicare, a invocare condanne e repressioni, a scrivere soluzioni, a incolpare questo e quell'altro,... il mio sguardo resta fisso su quella terra, bagnata di sangue per l'ennesima volta e sulla rigidità di quel corpo, vinto per sempre dalla forza di gravità. 
          E penso a questo istante, che per me potrebbe essere l'ultimo, a come scelgo di viverlo e alla possibilità che ho, come Lodovico, di disarmarmi volontariamente, prima che sia una morte qualunque a farlo.

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