Ho
l'impressione che la città, la famiglia e qualsiasi comunità (anche
parrocchiale) stia "patendo" lo stile del consumismo. È come se
quella parte di noi che si chiama "consumatore" stesse prendendo il
sopravvento su tutta la nostra persona, per cui tendiamo a comportarci da
"consumatori" in ogni situazione e per tutta la giornata (nel sonno,
per fortuna, ancora no).
Ma uno stile da "consumatore" è nocivo per qualsiasi comunità, anche
per quella composta da due persone, perché il "consumatore" è
potenzialmente insaziabile.
Una
parrocchia vissuta da "consumatori" è una parrocchia destinata a
morire.
Una
città vissuta da "consumatori" è una città destinata a morire.
Una
famiglia vissuta da "consumatori" è una famiglia in cui i componenti
sono costantemente a rischio di estinzione.
Una
società civile vissuta da "consumatori" rischia di essere regolata
dalla legge del più forte o del più potente, che spesso è anche il più
prepotente,...
I
"consumatori" consumano e si consumano.
Vedo
la parrocchia "patire" il consumismo, ma poi guardo la città e mi accorgo
che anche la città "patisce" questa deriva in cui i valori
progressivamente svaniscono e conta solo il potere, il soldo, la forza.
E
a volte sono tentato di pensare che il problema sia delle cose che ci sono in
giro: smartphone, social, negozi, spot pubblicitari, attrazioni,
influencer,...
Ma
poi mi guardo dentro e mi ricordo che ho una coscienza, una buona coscienza,
una capacità di valutazione e riflessione, un discernimento e che tutto questo
è cresciuto in me, grazie all'incontro con persone belle, buone, giuste,
persone che hanno seminato il bene, persone oneste, che quando sbagliavano,
sapevano riconoscere l’errore, chiedevano scusa e cercavano di rimediare, di
correggere,... Tutto questo è cresciuto in me grazie alla famiglia, alla
Chiesa, alla scuola, all’Università Cattolica, al Seminario, alle città in cui
sono cresciuto (Grottammare e San Benedetto) e alle città in cui ho abitato
(Milano, Seveso, Venegono, Ripatransone).
E
allora penso che la colpa non è di quello che la strada e lo smartphone mi offrono, ma di dove OGGI
scelgo di guardare, di fissare la mia attenzione, di donare il mio tempo!
Perché è vero che per le strade ci sono tante cose cattive e tanti esempi
negativi e tante cose che distraggono, ma in queste stesse strade c'è la
Caritas, ci sono le parrocchie e gli oratori, i gruppi di volontariato, il
Laboratorio di frontiera, l'Unitalsi, La Fabbrica dei fiori, Casa Lella, i Circoli
culturali, c'è la biblioteca comunale, il Comune, On the road, ci sono ONLUS e
tante associazioni di volontariato, ci sono la Croce Rossa, Verde, Gialla,
Azzurra, ci sono l’Avis e l’Aido,... c’è il servizio civile, ci sono corsi di
teatro, ludoteche, musei, scuole, centri diurni, comitati di quartiere, parchi,
case famiglia,... ci sono i Santi e perfino i nomi delle vie a ricordarmi il
bene che posso compiere nei giorni di questa vita!
E
io, camminando per strada, posso vederle tutte queste attività e incontrare
tutte queste persone, posso apprezzarle e godermele perché il servizio che
svolgono è prezioso, luminoso! Posso addirittura unirmi a loro e collaborare!
Posso addirittura sentirmi ed essere “cittadino”!
Però
queste sono tutte attività che non c’entrano nulla col consumismo!
Se
mi dedico al volontariato, non faccio carriera, non guadagno soldi, non fatico
per me, ma sempre per il bene di qualcun altro.
Per
questo credo che essere “cittadino” non si concilia con l'essere
"consumatore".
Il
cittadino non è un consumatore di città, di suolo, di spazi, di ambienti, di
situazioni, di persone,...
Il
cittadino è altruista, il cittadino pensa al bene comune, non ai propri interessi.
“Consumatori”
possiamo esserlo nel tempo in cui acquistiamo qualcosa al bar, nei centri
commerciali, nelle discoteche, nei pub, nei negozi, negli esercizi commerciali,
nei ristoranti,... naturalmente nel pieno rispetto delle leggi e del prossimo. Ma
per tutto il resto del tempo, conviene che non ci facciamo inquinare dal
consumismo e rimaniamo “cittadini” a tutti i costi!
Conviene
che ogni giorno troviamo il tempo per il volontariato, per il sociale, per
qualcosa che è gratis come guardare
un paesaggio, per fare una gita, per andare a trovare un ammalato,... per
ascoltare un Nonno, per andare a salutarlo; conviene che ogni giorno troviamo
il tempo per "gustare" tutto questo “gratuito” e sentirci ristorati.
Altrimenti
continueremo ad avere solo il tempo per rammaricarci di non avere tempo, o per
"rincorrere" obiettivi spostati sempre più in alto e tutto questo farà
germogliare e crescere in noi la frustrazione e la tentazione di cercare consolazione
nelle dipendenze (gioco d'azzardo, alcol, droghe, sesso) o di sfogare la rabbia
con parole e gesti violenti.
Rimaniamo
“cittadini” che partecipano alla vita della città, alle sue gioie e ai suoi
dolori, mettendoci al servizio. Altrimenti la città diventerà un dormitorio, la
casa una tana, il gruppo di amici un branco, la notte un’occasione propizia per
fare il male, le cose e le persone prede.
Ritroviamoci
"cittadini" che sentono la comunità,
“cittadini”
che vivono la città,
"cittadini"
che amano la città,
"cittadini"
che cercano e fanno il bene comune e non consumano cose e persone, ma se ne
prendono cura!
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