mercoledì 19 marzo 2025

Ritroviamoci “cittadini”


Ho l'impressione che la città, la famiglia e qualsiasi comunità (anche parrocchiale) stia "patendo" lo stile del consumismo. È come se quella parte di noi che si chiama "consumatore" stesse prendendo il sopravvento su tutta la nostra persona, per cui tendiamo a comportarci da "consumatori" in ogni situazione e per tutta la giornata (nel sonno, per fortuna, ancora no).
Ma uno stile da "consumatore" è nocivo per qualsiasi comunità, anche per quella composta da due persone, perché il "consumatore" è potenzialmente insaziabile.
 
Una parrocchia vissuta da "consumatori" è una parrocchia destinata a morire.
Una città vissuta da "consumatori" è una città destinata a morire.
Una famiglia vissuta da "consumatori" è una famiglia in cui i componenti sono costantemente a rischio di estinzione.
Una società civile vissuta da "consumatori" rischia di essere regolata dalla legge del più forte o del più potente, che spesso è anche il più prepotente,...

I "consumatori" consumano e si consumano.

Vedo la parrocchia "patire" il consumismo, ma poi guardo la città e mi accorgo che anche la città "patisce" questa deriva in cui i valori progressivamente svaniscono e conta solo il potere, il soldo, la forza.
E a volte sono tentato di pensare che il problema sia delle cose che ci sono in giro: smartphone, social, negozi, spot pubblicitari, attrazioni, influencer,...

Ma poi mi guardo dentro e mi ricordo che ho una coscienza, una buona coscienza, una capacità di valutazione e riflessione, un discernimento e che tutto questo è cresciuto in me, grazie all'incontro con persone belle, buone, giuste, persone che hanno seminato il bene, persone oneste, che quando sbagliavano, sapevano riconoscere l’errore, chiedevano scusa e cercavano di rimediare, di correggere,... Tutto questo è cresciuto in me grazie alla famiglia, alla Chiesa, alla scuola, all’Università Cattolica, al Seminario, alle città in cui sono cresciuto (Grottammare e San Benedetto) e alle città in cui ho abitato (Milano, Seveso, Venegono, Ripatransone).

E allora penso che la colpa non è di quello che la strada e lo smartphone mi offrono, ma di dove OGGI scelgo di guardare, di fissare la mia attenzione, di donare il mio tempo! Perché è vero che per le strade ci sono tante cose cattive e tanti esempi negativi e tante cose che distraggono, ma in queste stesse strade c'è la Caritas, ci sono le parrocchie e gli oratori, i gruppi di volontariato, il Laboratorio di frontiera, l'Unitalsi, La Fabbrica dei fiori, Casa Lella, i Circoli culturali, c'è la biblioteca comunale, il Comune, On the road, ci sono ONLUS e tante associazioni di volontariato, ci sono la Croce Rossa, Verde, Gialla, Azzurra, ci sono l’Avis e l’Aido,... c’è il servizio civile, ci sono corsi di teatro, ludoteche, musei, scuole, centri diurni, comitati di quartiere, parchi, case famiglia,... ci sono i Santi e perfino i nomi delle vie a ricordarmi il bene che posso compiere nei giorni di questa vita!
E io, camminando per strada, posso vederle tutte queste attività e incontrare tutte queste persone, posso apprezzarle e godermele perché il servizio che svolgono è prezioso, luminoso! Posso addirittura unirmi a loro e collaborare! Posso addirittura sentirmi ed essere “cittadino”!

Però queste sono tutte attività che non c’entrano nulla col consumismo!

Se mi dedico al volontariato, non faccio carriera, non guadagno soldi, non fatico per me, ma sempre per il bene di qualcun altro.
Per questo credo che essere “cittadino” non si concilia con l'essere "consumatore".
Il cittadino non è un consumatore di città, di suolo, di spazi, di ambienti, di situazioni, di persone,...
Il cittadino è altruista, il cittadino pensa al bene comune, non ai propri interessi.

“Consumatori” possiamo esserlo nel tempo in cui acquistiamo qualcosa al bar, nei centri commerciali, nelle discoteche, nei pub, nei negozi, negli esercizi commerciali, nei ristoranti,... naturalmente nel pieno rispetto delle leggi e del prossimo. Ma per tutto il resto del tempo, conviene che non ci facciamo inquinare dal consumismo e rimaniamo “cittadini” a tutti i costi!

Conviene che ogni giorno troviamo il tempo per il volontariato, per il sociale, per qualcosa che è gratis come guardare un paesaggio, per fare una gita, per andare a trovare un ammalato,... per ascoltare un Nonno, per andare a salutarlo; conviene che ogni giorno troviamo il tempo per "gustare" tutto questo “gratuito” e sentirci ristorati.
Altrimenti continueremo ad avere solo il tempo per rammaricarci di non avere tempo, o per "rincorrere" obiettivi spostati sempre più in alto e tutto questo farà germogliare e crescere in noi la frustrazione e la tentazione di cercare consolazione nelle dipendenze (gioco d'azzardo, alcol, droghe, sesso) o di sfogare la rabbia con parole e gesti violenti.

Rimaniamo “cittadini” che partecipano alla vita della città, alle sue gioie e ai suoi dolori, mettendoci al servizio. Altrimenti la città diventerà un dormitorio, la casa una tana, il gruppo di amici un branco, la notte un’occasione propizia per fare il male, le cose e le persone prede.

Ritroviamoci "cittadini" che sentono la comunità,

“cittadini” che vivono la città,
"cittadini" che amano la città,
"cittadini" che cercano e fanno il bene comune e non consumano cose e persone, ma se ne prendono cura!

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