martedì 4 marzo 2025

Primo


«Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi»

(Mc 10, 31)
 
Chissà perché stamattina quando Gesù mi ha detto queste parole ho ripensato al mio Battesimo, avvenuto nella chiesa di San Martino, poche settimane dopo la mia nascita, ad opera del nostro parroco don Pietro.
Forse perché proprio grazie al Battesimo, faccio parte dei “Suoi” fin da quei primi giorni di vita.
E come per la “prima confessione”, la “prima comunione”, la “prima messa”, immagino che anche quel giorno ero piccino piccino, ma tutto pieno di gioia e meraviglia, come quel bambino che ho battezzato Domenica ed è rimasto a guardare incantato la “luce di Cristo”, che il suo padrino aveva acceso dal cero pasquale.
Essere “primo” vuol dire essere lì da più tempo di altri. Vuol dire sapere già come funzionano o come vanno certe cose e saper prevedere come funzioneranno o andranno in futuro.
Essere “primo” vuol dire abituarsi alla ripetizione e forse, a un certo punto, dare per scontato che continuerà tutto così, tale e quale nei secoli dei secoli.
Essere “primo” è non vedere più la salvezza che un giorno mi è stata donata e quindi rassegnarmi a non provare più l’incontenibile gioia e gratitudine vissuta quel giorno o affannarmi nella ricerca del sensazionale per potermi meravigliare ancora dell’amore e della bontà di Dio.
Nel primo caso (rassegnazione) Gesù diventa un maestro come tanti altri e nella mia vita la Sua presenza viva, col passare del tempo, non fa più alcuna differenza, tanto che mi metto a cercare la felicità nel possesso delle cose e delle persone o nel ricordo nostalgico dei “bei tempi”.
Nel secondo caso (ricerca affannosa del sensazionale) per incontrare Gesù ho bisogno di uno o più “special one” che siano bravi a farmi vedere, toccare, sentire Gesù. Perciò è tutto un correre da un luogo all’altro e da un effetto speciale all’altro perché solo così posso sentire l’emozione della presenza viva di Gesù…
 
… e più mi rassegno o mi affanno, e più mi ritrovo “ultimo”.
 
          Stamattina, però, sento che è una grazia anche questa di ritrovarmi “ultimo” e riscoprire, dalle parole dell’ultimo arrivato o del più piccolo, la grazia straordinaria che m’è capitata in quel primo giorno da cristiano e che mi capita ogni giorno perché da quel primo momento in poi è stato tutto una comunione con Cristo «in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà» (Mc 10, 30).

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