Racconta l’evangelista Luca:
26Approdarono nel
paese dei Gerasèni, che sta di fronte alla Galilea. 27Era appena
sceso a terra, quando dalla città gli venne incontro un uomo posseduto dai
demòni. Da molto tempo non portava vestiti, né abitava in casa, ma in mezzo
alle tombe. 28Quando vide Gesù, gli si gettò ai piedi urlando, e
disse a gran voce: «Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti prego,
non tormentarmi!». 29Gesù aveva ordinato allo spirito impuro di
uscire da quell’uomo. Molte volte infatti si era impossessato di lui; allora lo
tenevano chiuso, legato con catene e con i ceppi ai piedi, ma egli spezzava i
legami e veniva spinto dal demonio in luoghi deserti. 30Gesù gli
domandò: «Qual è il tuo nome?». Rispose: «Legione», perché molti demòni erano
entrati in lui. 31E lo scongiuravano che non ordinasse loro di
andarsene nell’abisso. 32Vi era là una grande mandria di porci, al
pascolo sul monte. I demòni lo scongiurarono che concedesse loro di entrare nei
porci. Glielo permise. 33I demòni, usciti dall’uomo, entrarono nei
porci e la mandria si precipitò, giù dalla rupe, nel lago e annegò.
34Quando videro
ciò che era accaduto, i mandriani fuggirono e portarono la notizia nella città
e nelle campagne. 35La gente uscì per vedere l’accaduto e, quando
arrivarono da Gesù, trovarono l’uomo dal quale erano usciti i demòni, vestito e
sano di mente, che sedeva ai piedi di Gesù, ed ebbero paura. 36Quelli
che avevano visto riferirono come l’indemoniato era stato salvato. 37Allora
tutta la popolazione del territorio dei Gerasèni gli chiese che si allontanasse
da loro, perché avevano molta paura. Egli, salito su una barca, tornò indietro.
38L’uomo dal quale erano usciti i demòni gli chiese di restare con
lui, ma egli lo congedò dicendo: 39«Torna a casa tua e racconta
quello che Dio ha fatto per te». E quello se ne andò, proclamando per tutta la
città quello che Gesù aveva fatto per lui. (Lc 8,26-39)
Fa impressione l’uomo posseduto dai
demòni che ci viene incontro nudo e fuori di sé.
Fa impressione la forza di Gesù: davanti
a lui una legione di demòni cade a terra e si riduce a piagnucolare
scongiurandolo di non essere ricacciata nell’abisso.
Fa impressione una grande mandria di
porci che d’un tratto precipita giù dalla rupe, nel lago e annega.
Fa talmente impressione che forse anche noi,
come i mandriani, abbiamo la tentazione di scappare via sconvolti.
L’episodio, nel suo insieme, fa così
impressione che alcuni particolari forse non li notiamo o non li consideriamo
come meriterebbero!
Forse non notiamo la compassione di Gesù
alla vista di questo uomo solo, nudo, condannato a una vita da morto, ancor
prima di essere morto.
I nostri occhi vedono qualcosa di
terrificante, qualcosa che ci autorizza a fuggire lontano; gli occhi di Gesù
vedono un uomo da liberare perché possa tornare a vivere. Gesù gli si fa
prossimo.
La penna dell’evangelista Luca sembra
non riuscire a stare dietro al gesto immediato di Gesù nei confronti dell’uomo.
Si rende così necessario un flashback: «Gesù aveva ordinato allo spirito impuro
di uscire da quell’uomo» (8,29).
La compassione ci libera dalla paralisi
generata dalla paura dell’altro e della sua condizione, ci libera
dall’imbarazzo del non saper che fare o come essere utili. Senza la
misericordia siamo legati alle nostre sicurezze, a quello che sappiamo di poter
dare, ma non ci spingiamo oltre, non ci coinvolgiamo. Tante volte si pensa di
non poter frequentare i luoghi del dolore perché non sappiamo che dire, che
fare, come aiutare,… e riempiamo le nostre giornate di omissioni che, poi,
giustifichiamo per mettere a tacere l’inquietudine della nostra coscienza.
Se non siamo capaci di misericordia, di
compassione per l’altro, la nostra condizione non è molto diversa da quella
dell’indemoniato: lui è legato con catene e con i ceppi ai piedi o è
condizionato dal demonio che lo possiede, noi in apparenza siamo liberi, ma ci
lega un egoismo che non riusciamo a rompere.
Quanto è libero Gesù!
La Sua è la libertà dei misericordiosi.
Il Suo gesto fa uscire dalla solitudine
un uomo che ormai viveva della compagnia dei morti, ma solo perché i morti sono
morti e non possono più fuggire.
Il Suo gesto riveste l’uomo di una
dignità da cui i più prossimi lo avevano svestito per paura di essere
contagiati o danneggiati, per paura di tutto ciò che non si riesce a
controllare, di tutto ciò che non riusciamo a definire “normale”.
Il Suo gesto riveste l’uomo dello
sguardo benevolo di Dio che lo ama.
Vestire l’uomo è un gesto da Dio.
È la Sua risposta alla paura di Adamo ed
Eva dopo il peccato: «Il Signore Dio fece all’uomo e a sua moglie tuniche di
pelli e li vestì» (Gn 2,21).
Che bello il nostro Dio! Risponde con un
vestito alla nudità che impaurisce Adamo: «Ho udito la tua voce nel giardino:
ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto» (Gn 2,10).
Che bello il nostro Dio! Ci riveste di
vesti preziose come lo sposo fa con la sua sposa, con la persona che al mondo
gli è più cara.
Lasciamoci accarezzare dalle parole del
profeta Ezechiele e prendiamo coscienza di quanto siamo preziosi agli occhi di
Dio:
3Così dice il
Signore Dio a Gerusalemme: Tu sei, per origine e nascita, del paese dei
Cananei; tuo padre era un Amorreo e tua madre un’Ittita. 4Alla tua
nascita, quando fosti partorita, non ti fu tagliato il cordone ombelicale e non
fosti lavata con l’acqua per purificarti; non ti fecero le frizioni di sale né
fosti avvolta in fasce. 5Occhio pietoso non si volse verso di te per
farti una sola di queste cose e non ebbe compassione nei tuoi confronti, ma
come oggetto ripugnante, il giorno della tua nascita, fosti gettata via in
piena campagna.
6Passai vicino a
te, ti vidi mentre ti dibattevi nel sangue e ti dissi: Vivi nel tuo sangue 7e
cresci come l’erba del campo. Crescesti, ti facesti grande e giungesti al fiore
della giovinezza. Il tuo petto divenne fiorente ed eri giunta ormai alla
pubertà, ma eri nuda e scoperta.
8Passai vicino a
te e ti vidi. Ecco: la tua era l’età dell’amore. Io stesi il lembo del mio
mantello su di te e coprii la tua nudità. Ti feci un giuramento e strinsi
alleanza con te – oracolo del Signore Dio – e divenisti mia. 9Ti
lavai con acqua, ti ripulii del sangue e ti unsi con olio. 10Ti
vestii di ricami, ti calzai di pelle di tasso, ti cinsi il capo di bisso e ti
ricoprii di stoffa preziosa. 11Ti adornai di gioielli. Ti misi
braccialetti ai polsi e una collana al collo; 12misi al tuo naso un
anello, orecchini agli orecchi e una splendida corona sul tuo capo. 13Così
fosti adorna d’oro e d’argento. Le tue vesti erano di bisso, di stoffa preziosa
e ricami. Fior di farina e miele e olio furono il tuo cibo. Divenisti sempre
più bella e giungesti fino ad essere regina. 14La tua fama si
diffuse fra le genti. La tua bellezza era perfetta. Ti avevo reso uno
splendore. Oracolo del Signore Dio. (Ez 16,3-14)
Dio ci passa vicino, ci vede e ci
riveste continuamente.
Fermiamoci a considerare questa
misericordia che spinge Dio a farsi sempre nostro prossimo! Lasciamo entrare
Dio nella nostra vita! Lasciamo che con le Sue mani Egli ci allarghi il cuore
perché chiunque incontriamo possa trovarvi posto, possa sentirsi riconosciuto
come fratello, possa vederci mentre a lui ci avviciniamo, finalmente spogli
della paura e rivestiti solo della misericordia dei figli di Dio!
don Gian Luca Rosati
Nessun commento:
Posta un commento