La storia si è addormentata da poco.
Riaprirà gli occhi l’anno prossimo, più o meno di questi tempi.
Fino ad allora: «Buonanotte e buon ricordo di quello che è stato!».
Mi sento vecchio oggi.
Vecchio e fuori tempo.
Domenica ho parlato da innamorato, da innamorato di Cristo e
dell’uomo.
Domenica ho parlato da innamorato ferito, ferito dall’indifferenza
nei confronti di Uno che muore in croce per amore nostro e poi risorge e ci fa
risorgere con Lui e così rende nuove tutte le cose.
Certamente non mi sono mancati i motivi di gioia in questa
Quaresima e in tutta la Settimana Santa perché i credenti, i fedeli, hanno
espresso tutta la loro generosità e gratuità: ce l’hanno messa tutta, si sono
messi in gioco animando persino le ore notturne dell’adorazione eucaristica tra
lunedì e martedì santo, una novità introdotta quest’anno per dare la
possibilità a chi lavora di fermarsi un po’ in chiesa a pregare.
È stato edificante guardare i miei parrocchiani pregare.
Sorrido pensando che, nel buio della notte, potrebbe essere andato
da Gesù anche qualche Nicodemo...
Le campane hanno suonato, hanno richiamato, hanno avvisato, hanno
ricordato,…
Ma con tutto il loro entusiasmo, non sono riuscite a rompere
l’indifferenza,...
Continuo a sperare che, almeno, sentendole suonare qualcuno si sia
chiesto: «Ma
che ci sarà stasera in Duomo?».
Eppure tutto era molto bello, caldo, amichevole, accogliente,…
Domenica ho parlato da innamorato ferito, perché è vero che a
ubriacarsi durante la festa patronale sono in pochi, ma anche un solo figlio
ubriaco toglie al padre la gioia, toglie il sorriso, toglie il sonno, toglie la
festa.
Domenica ho parlato da innamorato ferito, perché l’uomo, come Dio
l’ha fatto, è una meraviglia, e vedere questa meraviglia inquinata da sostanze,
naturali o chimiche, mi fa tristezza, mi addolora.
Domenica ho parlato da innamorato ferito, perché la Madonna di San
Giovanni, vera protagonista della festa, è sistematicamente dimenticata, messa
da parte, quasi tollerata: il momento centrale della festa sono i fuochi
d’artificio.
Domenica ho parlato da innamorato ferito, perché la storia della
città, in cui risiedo ormai da quattro anni, non si fa vivendoci per un giorno…
… perché, poi, a fuochi spenti, sono pochi quelli che si impegnano a
mantenere vivace il cuore della comunità.
Domenica ho parlato da innamorato ferito, perché amo questa
comunità cristiana e vorrei vederla bella viva tutto l’anno, coi giovani che si
danno da fare per far fiorire il giardino parrocchiale e civile coi loro bei
talenti e, invece, mi ritrovo a desiderare l’impossibile: l’altro giorno mi
sono sorpreso a pregare perché a quei cristiani, che frequentano la messa
quotidianamente e si impegnano generosamente per non far mancare alla parrocchia
quanto è necessario, il Signore conceda di ringiovanire di almeno vent’anni per
poter aiutare con la forza di una nuova giovinezza quella chiesa che tanto
amano!
Ma sono fantasie, le fantasie di un vecchio innamorato.
E non importa se Domenica non sono stato compreso, o se sono stato
male interpretato; a me interessa che m’abbiano capito Gesù e Sua Madre: loro sanno
cosa c’è nel mio cuore.
Questo mi basta. [dGL]
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