«Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così
bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui
abbia la vita eterna»
(Gv 3,14-15).
Chissà cosa avrà
pensato Nicodemo a queste parole di Gesù.
A me, Nicodemo
di oggi, davanti agli occhi è apparso subito il Cristo crocifisso.
Stando ai piedi
della croce, mi sono messo a guardare il Figlio dell’uomo che ha amato fino
alla fine.
Sulle sue mani,
in particolare, s’è posato il mio sguardo:
le braccia sono
tese e le mani, inchiodate, sono aperte.
In qualsiasi
momento, io posso mettere la mia mano nella sua e camminare con Lui.
Però, dalla
parte opposta c’è l’altra mano che resta tesa verso qualcun altro.
Ogni prossimo
può prendere quella mano: può stringerla un mio amico, uno sconosciuto e
persino un mio nemico.
Prendendo per
mano il Crocifisso, accetto che dall’altra parte possa esserci chiunque;
accetto di camminare con Gesù, ma anche di camminare con qualsiasi altro
fratello.
Prendendo per
mano il Crocifisso, accetto d’esser fratello di Cristo e di ogni uomo.
Così il Crocifisso continua a fare il miracolo:
trasfigurare il più grande dolore in uno sconfinato amore! [dGL]
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