La rovina del
cristiano sta nel pensare che il Vangelo sia da applicare alla vita del
prossimo e non alla propria.
A volte, uscendo
di chiesa, si sente dire con tono da giudizio universale: «Stai attento! Hai sentito che ha detto il prete oggi?», quasi che
le parole ascoltate durante l’omelia fossero un ammonimento per questo o quell’altro
conoscente, reo di non essersi comportato bene.
È come se uno
andasse a messa per sentirsi confermato nei suoi giudizi, spesso poco benevoli,
e uscisse sul sagrato della chiesa rafforzato nelle sue convinzioni e investito
di un’autorità maggiore perché «L’ha
predicato pure il prete dall’altare», oppure perché «Sta scritto pure nel Vangelo».
Così, la
vocazione di ciascuno a lasciare tutto per seguire il Signore (conversione), si
riduce a essere soltanto la chiamata di questo o di quell’altro personaggio a
cambiare vita, prima che sia troppo tardi. In questa logica, il cristiano,
anziché essere un missionario annunciatore della misericordia di Dio, diventa
un inquisitore che trascorre le sue giornate a indagare sugli usi e costumi del
prossimo, censurandoli appena se ne presenti l’occasione.
A turbare la falsa
pace dell’inquisitore, che si nasconde in ciascuno di noi, è arrivato, nella
liturgia di questi giorni, il profeta Amos. Egli ci ricorda con forza quanto
sia importante aderire al Signore con tutta la vita e non soltanto con le
pratiche religiose: «Cercate il bene e
non il male, se volete vivere, e solo così il Signore, Dio degli eserciti, sarà
con voi, come voi dite» (Amos
5,14).
In chiesa celebriamo,
anche più volte al giorno, il nostro Signore Gesù Cristo, l’Emmanuele, il Dio
con noi (Mt 1,23). Ma, poi, sulle strade il nostro agire e il nostro dire
mostrano tutt’altro: dovremmo benedire e, invece, ci ritroviamo a imprecare e
maledire; dovremmo aver rispetto dell’altro e, invece, facciamo di tutto per
prevalere con ogni mezzo e screditarlo; dovremmo pensare bene del prossimo e,
invece, costruiamo le chiacchiere più fantasiose sul suo conto; dovremmo aver
cura del fratello e, invece, lo trattiamo con indifferenza,…
Parole forti quelle uscite dalla bocca del
profeta, parole che mettono in guardia anche me dal sentirmi arrivato perché so
celebrare la messa, so dire le preghiere, so cantare, so fare tante cose,… Come
cristiano e, ancor più come prete, sono chiamato a impegnarmi perché «come le acque scorra il diritto e la
giustizia come un torrente perenne». [dGL]
E spesso si dice: "ci vai pure a messa", quando magari ti comporti male... "Eh certo!" rispondo, "vado in chiesa, prego, ecc, proprio perché senza di Lui non riuscirei ad essere buono"... Grazie don! Alessandro
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