L’omelia di
padre Mario termina con qualche parola su padre Marcellino, il suo confratello
per tanti anni parroco della comunità di San Giuseppe e San Michele Arcangelo.
Mentre lo
ascolto, ripenso al vecchio frate conosciuto due anni fa in occasione della
Messa per la festa di San Giuseppe. Difficile dimenticare l’impressione di
mitezza e tenerezza che ho ricevuto da lui quando mi ha stretto la mano,
accogliendomi con gioia nella sua chiesa.
Oggi a parlare
di lui non sono soltanto i suoi confratelli cappuccini, giunti per l’occasione
dal Convento; in chiesa ci sono anche molte parole viventi: sono le pecorelle
del gregge che gli era stato affidato. Tutte raccolte nell’ovile a un anno
dalla sua morte, testimoniano la gratitudine e l’affetto al loro pastore.
Padre Marcellino è stato parroco, s’è
preso cura delle pecore che il Signore gli aveva affidato e le pecore hanno ascoltato
la sua voce e gli si sono affezionate, hanno ricevuto da lui l’annuncio del Vangelo,
i sacramenti, benedizioni, catechesi, insegnamenti di vita, parole di correzione
e di conforto e persino consigli per il lavoro nei campi.
Forse alcune
pecorelle, crescendo o invecchiando, si sono allontanate dalla Chiesa, ma a tutte
è rimasto un buon ricordo di quell’uomo di Dio povero, con la barba bianca e il
saio marrone, appassionato discepolo di Cristo e per questo fedele custode del
gregge.
L’incontro con padre Marcellino è stato per molti
inizio di un cammino di conversione e di crescita umana e spirituale; il suo
ricordo è oggi occasione di incontro con Cristo e con i fratelli. [dGL]
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