Alla fine del
pomeriggio e prima di cena, seduto sul cordolo del campetto comunale, guardo i
ragazzi giocare.
Sta per iniziare
un torneo due contro due e l’evento ha
la stessa solennità dell’apertura dei Mondiali.
Al centro del
campo i capitani parlottano tra loro per formare le quattro squadre che si
affronteranno in due sfide a eliminazione diretta.
Dalla mia
tribuna osservo in silenzio, prevedendo formazioni poco equilibrate per
consentire ai grandi di giocare un’epica
finale, dopo aver eliminato i piccoli.
La prima
sorpresa arriva quando mi accorgo che i quattro ragazzi più grandi hanno
accettato di giocare ciascuno con un ragazzo più piccolo.
La seconda mi
coglie durante la finale: il più forte, pur potendo fare da solo la differenza,
si sforzava di coinvolgere nell’azione il suo piccolo compagno di squadra,
facendolo sentire non una semplice comparsa, ma un protagonista della partita.
La finale del
torneo non sarà stata ripresa dalle telecamere di tutto il mondo, ma per me è
stata più esaltante di un intero mondiale: i giovani e i ragazzi di oggi, spesso
guardati con la preoccupazione e la paura che si riservano a una grande emergenza,
sono capaci di fraternità, di umanità e di generosità.
La vera emergenza siamo noi adulti, sempre più
incapaci di ascoltarli, educarli e accompagnarli a scoprire quanto è bella la
vita! [dGL]
Nessun commento:
Posta un commento