giovedì 31 dicembre 2020

Ogni volta la benedizione

Buon Pastore, opera di Sieger Köder
    
«Ti benedica il Signore e ti custodisca.
Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia.
Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace» (Nm 6, 24-26)

Stasera, ascoltando la benedizione contenuta nella prima lettura,
penso ai poveri incontrati quest’anno;
e penso al povero che sono io tutti i giorni dell’anno.
Ogni giorno cominciamo un cammino e lo cominciamo anche se restiamo a casa.
E ogni volta Dio ci benedice e ci custodisce:
«Ti benedica il Signore e ti custodisca» (Nm 6, 24).
Poi intraprendiamo le nostre vie
e le intraprendiamo convinti che ne avremo un bene…
Così,
a volte torniamo carichi di opere buone, con il volto sorridente,
e ci presentiamo a Dio tutti pieni di gioia,
sprizziamo gioia da tutti i pori, siamo ricchi di gioia!
Altre volte torniamo piegati dai peccati,
delusi da uno o più fallimenti,
pieni di tristezza, con il morale sotto i piedi,
e facciamo fatica ad alzare lo sguardo
e ci sentiamo poveri,
poveri come quei poveri mendicanti incontrati quest’anno,
come loro in cerca di uno sguardo nuovo, che ci faccia risorgere.
Quanti poveri e ricchi sono venuti quest’anno e mi hanno trovato con uno sguardo vecchio che diceva: «Ancóra???».
Cosa va cercando il povero?
E cosa va cercando il ricco?
E cosa andiamo cercando tu e io?
Tutti, credenti e non credenti, ricchi e poveri andiamo cercando il volto di Dio!
Andiamo cercando il Suo sguardo sempre nuovo, il Suo sguardo che rinnova:
«Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia» (Nm 6, 25).
Lo sguardo di Dio fa risorgere.
Lo sguardo di Dio possiamo riceverlo e impararlo soltanto da Dio e dagli uomini e dalle donne di Dio, le Sante e i Santi!
È uno sguardo che impariamo soltanto provando e riprovando a donarlo al prossimo, che è chiunque si presenti a noi!
Dall’incontro con il volto di Dio, segue per il ricco, per il povero, per te e per me il dono della pace che viene dal sentirsi toccare dalla tenera misericordia del nostro Dio:
«Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace» (Nm 6, 26). 

«Ti benedica il Signore e ti custodisca.
Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia.
Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace» (Nm 6, 24-26)

[omelia del 31 dicembre 2020 in occasione del Te Deum]

venerdì 25 dicembre 2020

Buon Natale!!!

Bambinello nella Chiesa di Cristo Re a Porto d'Ascoli

«Per avere fiducia, bisogna che qualcuno ti dia fiducia» (mons. Derio Olivero)
Ti guardo, Gesù,
e sento che poni in me tutta la Tua fiducia!
Ti guardo, Gesù,
e sento che posso porre in Te tutta la mia fiducia!

martedì 22 dicembre 2020

Natale rivelazione rivoluzione


Tradizionale come un pranzo
Tradizionale come un panettone
Tradizionale come un concerto
Tradizionale come uno scambio di doni…
Tradizionale come il Na…
 
Eh no!
Il Natale non è tradizionale!
Perché una rivelazione non diventa mai tradizionale!
Il Natale è una buona notizia;
e una notizia o è nuova,
oppure non fa notizia!
 
Se il Natale fosse tradizionale,
cosa direbbe oggi il Natale?
 
Il Natale non è tradizionale perché una rivoluzione non è mai tradizionale!
 
Non s’è mai detto: sei tradizionale come una rivoluzione!
Non s’è mai detto: facciamo il Natale tradizionale
E chi lo dicesse, non vivrebbe il Natale!
 
Il Natale è sempre nuovo!
Il Natale rivoluziona l’oggi!
Anzi, rivoluziona tutto: ieri, oggi, domani e dopodomani!
 
Perché l’angelo non smette mai di dire all’uomo e alla donna d’ogni luogo e d’ogni tempo:
«Oggi nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore» (Lc 2,11).

E così dicendo, l’angelo rivoluziona ogni oggi, perché ci annuncia il Salvatore!!!
 
Perciò ogni oggi:
«Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama» (Lc 2,13)!
 
Buon Natale!!!

giovedì 10 dicembre 2020

Quando giochi in casa, tra le mura amiche,…


Sono aumentate le distanze e sono cambiati i punti di riferimento e gli spazi che abitiamo per la maggior parte del tempo. Occorre riconsiderare la situazione ed elaborare una nuova strategia d’azione.

In questo momento ci sono vicini da cui siamo costretti a stare lontani. E ci sono lontani a cui siamo costretti a stare vicini.
Ora, se non vogliamo abbandonarci alla rassegnazione e alla pigrizia, occorre che ci alleniamo con gli strumenti a disposizione per mantenerci pronti, agili e scattanti!
Chi pratica sport, quando non può allenarsi in palestra, trova il modo di fare gli esercizi a casa e, se non ha i pesi a disposizione, ne crea altri con le cose che ha lì con sé: bottiglie piene d’acqua o di sabbia, cassette,…
Allo stesso modo funziona per tutto il resto: basta ingegnarsi un po’ e sforzarsi di guardare oltre la superficie delle cose, oltre l’impressione spaventosa delle prove da affrontare.

Avevi degli amici e insieme trascorrevate i pomeriggi e vi facevate compagnia?
Ora non puoi incontrarli con la stessa frequenza di prima?
Hai provato a dare un’occhiata in casa?
Forse da qualche parte c’è un fratello o una sorella di cui avevi dimenticato l’esistenza, forse c’è un nonno o una nonna di cui ti accorgevi solo al momento del pranzo perché il sugo che fa nonna è un vero spettacolo,…
Forse a una certa ora della giornata girano per casa un paio di adulti a cui riconosci di somigliare un po’…

Ma sono babbo e mamma!
Sì, proprio loro: babbo e mamma!
Quelli che normalmente li consideri tra una storia di instagram e l’altra, quelli che gli rispondi sempre a monosillabi e solo quelle frasette indispensabili, quelli che gli dici le bugie perché altrimenti si preoccupano,…
Tutti questi li tenevi a distanza di sicurezza e ora improvvisamente sei costretto ad averli molto vicini.

Perché non provi a socializzare con loro?
Ora che li hai a portata di mano, perché non approfitti per conoscerli meglio?
Perché non provi a chiedere aiuto a loro quando sei in difficoltà e non c’è il tuo amico, quello che prima ti salvava dalle situazioni più difficili e ora, per cause che non dipendono da lui, deve stare a distanza di sicurezza?
Perché non ci provi?
Tanto resterà un segreto e nessuno verrà a saperlo che hai chiesto aiuto a mamma o a babbo, o che giochi a carte con tuo nonno, o che guardi le serie TV con tua nonna, o che ti confidi con tuo fratello o tua sorella, perché è l’unica persona che puoi vedere faccia a faccia, senza bisogno di uno schermo e di una connessione a internet.

In questi mesi sembra di vivere in un film di fantascienza!
E allora perché non punti su relazioni che prima consideravi fantascienza?
Perché non provi a socializzare con quelli di casa?
Tanto sei tra le mura amiche e non lo verrà a sapere nessuno!
Sarà il tuo segreto; tuo e di quelli di casa!
Sicuramente scoprirai che è una gran forza avere alleati e quando sarà il momento di giocare fuori casa, le tue forze saranno molto più grandi perché i tuoi alleati saranno sempre lì con te a sostenerti e a proteggerti! [dGL]

domenica 6 dicembre 2020

L'Avvento e il Natale

Ecco come mi immagino l'arrivo del Natale dopo ogni nostro Avvento:
Gesù che ci viene incontro
e ci prende dolcemente sottobraccio,
pronti e non pronti,
docili e resistenti,
proprio come fa il Vescovo con Peppone!
E dopo averci preso sottobraccio,
Gesù ci porta tutti là dov’è bene per noi andare:
alla gioia!!!
«Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te» (Lc 1,28)



venerdì 27 novembre 2020

Per un cristiano...


Per un cristiano la sfida quotidiana è accettare che chi eccelle in qualcosa, resti fragile come tutti gli altri, sottoposto alle stesse tentazioni, capace degli stessi peccati e cadute.
Non solo chi eccelle in qualcosa, ma ogni prossimo è così, e così lo accogliamo e amiamo! [dGL]

mercoledì 25 novembre 2020

Essere umani

«Nessun uomo è un’isola, completo in se stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto. Se anche solo una zolla venisse lavata via dal mare, l’Europa ne sarebbe diminuita, come se le mancasse un promontorio, come se venisse a mancare una dimora di amici tuoi, o la tua stessa casa. La morte di qualsiasi uomo mi sminuisce, perché io sono parte dell’umanità. E dunque non chiedere mai per chi suona la campana: suona per te» (John Donne).

Desidero dedicare questo pensiero di John Donne a tutti quelli che ancora oggi vanno predicando che "non ha senso dover rinunciare a tante cose, visto che il pericolo è solo per gli anziani e per quelli che hanno un quadro clinico già compromesso da altre patologie,..." e nel dirlo pensano di essere molto umani, molto moderni, molto sapienti,...

Non smettiamo mai di pensare al bene di tutti e facciamoci sempre carico di tutti, cominciando da quelli più piccoli e più deboli; non smettiamo mai di essere umani, altrimenti non sarà certo il virus a ucciderci, ci ha già ucciso il nostro egoismo e il nostro cinismo!

«E dunque non chiedere mai per chi suona la campana: suona per te».

martedì 24 novembre 2020

Ospitalità

La copertina del libro

Sto leggendo un bel libro di Marilù Oliva che si intitola “L’Odissea raccontata da Penelope, Circe, Calipso e le altre”, edito da Solferino.
A un certo punto, Nausicaa, mentre Odisseo racconta la sua storia, riflette:
«Nel nostro salone ospitiamo il più straordinario degli eroi e io mi domando: se non avessi ascoltato le sue suppliche? Che sacrilegio sarebbe stato rifiutare soccorso a un bisognoso sconosciuto! Nessun migrante è un uomo qualunque, nessuno merita di essere ignorato. Dietro ogni esule si nascondono storie che tutti dovremmo ascoltare attentamente, perché potrebbero ribaltare ogni pregiudizio».

Leggendo queste parole, mi tornano in mente parole molto care a noi cristiani; appartengono all’autore della Lettera agli Ebrei che rivolgendosi ai suoi fratelli e sorelle cristiani scrive: «L’amore fraterno resti saldo. Non dimenticate l’ospitalità; alcuni, praticandola, senza saperlo hanno accolto degli angeli» (Ebrei 13,1-2).

Da sempre l’uomo ha dato un valore sacro all’ospitalità.
E perché così facilmente oggi siamo pronti a dimenticarla? [dGL]

venerdì 13 novembre 2020

Fuoriclasse

Eremo di San Leonardo, ricostruito da padre Pietro, sicuramente un fuoriclasse

«Come avvenne nei giorni di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo: mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca,…» (Lc 17,26-27).

Noè non mangiava, non beveva, non prendeva moglie,…?
Certo che mangiava, beveva e prendeva moglie!
Noè aveva una famiglia: «Entrerai nell’arca tu e con te i tuoi figli, tua moglie e le mogli dei tuoi figli» (Gen 6,18).
E allora cos’è che faceva di speciale?
«Noè era uomo giusto e integro tra i suoi contemporanei e camminava con Dio» (Gen 6,9). E ancora: «Noè eseguì ogni cosa come Dio gli aveva comandato: così fece» (Gen 6,22).

Noè e quelli come Noè sono dei fuoriclasse!

Chi è il fuoriclasse?
Quello che fa le cose ordinarie in modo straordinario!

Noè mangia, beve, prende moglie, lavora, sta con i figli, sta con gli amici, prega, compra, vende, pianta, costruisce,… vive sapendo che la sua vita è nelle mani di Dio! Noè sa che tutte le scelte e tutte le azioni hanno sapore solo se compiute per amore di Dio e per amore del prossimo!
Noè compra, vende, pianta, costruisce in modo che ognuna delle sue azioni sia giusta agli occhi di Dio!
Noè cammina con Dio!
Così agli occhi del mondo, Noè e quelli come Noè sono dei fuoriclasse!

Quando andavamo al camposcuola, don Luciano ci raccontava sempre la storia di tre muratori. Provo a scriverla qui, così come la ricordo dopo tanti anni.
C’erano tre muratori che stavano lavorando sotto il sole.
Il primo brontolava per la fatica che stava facendo, lavorava di malavoglia e si rivolgeva ai suoi compagni in modo rabbioso e sgarbato. Il secondo lavorava tutto preso dal suo compito pensando solo al guadagno che ne avrebbe ricavato. Il terzo lavorava con molta cura e cantava lieto. Al momento della pausa, i primi due chiesero al terzo: «Come mai sei sempre contento e canti nonostante la fatica?». Ed egli rispose sorridendo: «Sono contento perché stiamo costruendo una cattedrale!».

Dov’è fisso il nostro cuore? Dov’è fisso il cuore di Noè?
Mi viene in mente una parola di San Paolo ai Galati: «Sono stato crocifisso con Cristo, 20e non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me» (cfr. Gal 2,19-20).

Noi cristiani siamo nella stessa condizione di San Paolo in virtù del Battesimo che abbiamo ricevuto!!!

Quando siamo bambini desideriamo essere fuoriclasse, persone che si distinguono per il loro talento. Poi crescendo ci accorgiamo che essere fuoriclasse è veramente a portata di mano e che per distinguersi dalla massa basta veramente poco.
Eppure la massa ci attrae e, se non vigiliamo, ci ritroviamo a essere fotocopie di altri, rassegnati a non realizzare il desiderio più grande: essere fuoriclasse.

Ma a un certo punto incontriamo Gesù. Egli ci chiama e ci rivela la via della santità! Di nuovo si riaccende il nostro desiderio! Con Gesù sentiamo di essere perle preziose, pezzi unici per i quali Dio dona tutto se stesso, tutta la sua vita!
Con Gesù sentiamo che possiamo prendere sul serio il nostro desiderio di essere fuoriclasse!

Mettiamoci a seguire Gesù sulla via del Vangelo che significa mangiare, bere, prendere moglie o marito, consacrarsi, pregare, comprare, vendere, piantare, costruire, guidare, stare con i figli, stare con gli amici,… vivere e fare ogni cosa per amore di Dio e per amore del nostro prossimo!

Mettiamoci a seguire Gesù, cioè cominciamo a camminare con Dio, come faceva Noè! Ci scopriremo fuoriclasse, membri della Chiesa, una squadra composta di tantissime persone che l’ordinario lo vivono in modo straordinario!!! [dGL]

giovedì 12 novembre 2020

Sorridere

Ogni mattina un mendicante prende il suo posto nella piazza.
Ogni mattina, uscendo, gli passo davanti e ci salutiamo.
Ogni mattina ci offriamo un sorriso.

È un sorriso cordiale e sincero.
Non so come si chiama e non conosco la sua storia.
Ma il suo sorriso non è di facciata, è un sorriso vero.
E anche il mio.

Stamattina entrando in chiesa mi sono chiesto il perché di quel sorriso e di conseguenza perché io, che non vado a chiedere l’elemosina sulla piazza, sono così avaro di sorrisi.

Credo sia la sua condizione di mendicante a farlo sorridere: per vivere deve sperare nella carità che il passante può fargli e gli sorride di cuore perché sa che da quel passante dipende la sua vita, il suo pane quotidiano.

Vale anche per noi.
È l’essere mendicanti che ci fa sorridere quando incontriamo l’altro. Finché siamo convinti di non aver bisogno dell’altro, lo vedremo facilmente come un intruso, un potenziale portatore di problemi e di noie, forse anche di guai. Finché siamo convinti di bastare a noi stessi, sorridiamo poco, molto poco.

Noi cristiani tutti andiamo in chiesa a mendicare, il nostro celebrare e il nostro pregare è mendicare: andiamo a chiedere a Dio la grazia dell’amore e gli sorridiamo perché sappiamo che Egli ci dona tutto il suo amore, tutto se stesso.
«Senza di me non potete far nulla» (Gv 15,5), dice Gesù ai suoi discepoli.
Noi cristiani riconosciamo di aver bisogno di Dio ed Egli ci rivela che abbiamo bisogno anche del nostro prossimo: non ci salviamo da soli. Lo dice anche la preghiera del Padre nostro: «Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori» (Mt 6,12).

Il mendicante mi sorride perché confida che io sia lì per aiutarlo.
Io sorrido quando smetto di nascondere a me stesso la verità: nell’amare Dio e il prossimo stanno la gioia e la vita eterna (Mt 22,34-40, Lc 10,25-37)! [dGL]

"Noi cristiani tutti andiamo in chiesa a mendicare,..."

mercoledì 11 novembre 2020

Offline


Immagine con cui YouTube su Android avvisa che non sei connesso

«Se il Signore non costruisce la casa, *
invano vi faticano i costruttori. 
Se la città non è custodita dal Signore *
invano veglia il custode. 

Invano vi alzate di buon mattino, †
tardi andate a riposare 
e mangiate pane di sudore: *
il Signore ne darà ai suoi amici nel sonno» (Salmo 126/127, 1-2).
 
Non so perché, ma oggi l’ultima riga di questi due versetti si trasforma così nella mia testa: il Signore ne darà ai suoi amici offline.

Bisogna stare un po’ in silenzio per entrare in preghiera,
ci vuole attenzione per raccogliersi in chiesa con la comunità di cui si fa parte,
è necessario metterci il cuore per vivere la celebrazione eucaristica senza essere distolti dalle molte faccende e dai tanti pensieri,…
Ma, quando finalmente siamo riusciti a sintonizzarci sulla frequenza del Signore, ecco la suoneria insistente di un cellulare a farci perdere il filo di quella Parola, la visione di quel gesto che oggi poteva essere il messaggio del Signore per noi!
 
Pazienza!
Anche in chiesa qualcuno non può fare a meno di essere online.
 
Forse qualcuno resta sempre online e, nelle ore notturne, i suoi sogni vengono scanditi dalle notifiche, con suonerie così delicate da svegliarlo di soprassalto nel cuore della notte!
E se per qualche motivo viene a mancare la connessione,...
forse egli si sente perduto.
 
«Non temere», voglio dire a chi forse senza internet si sente perduto, «il Signore ne darà ai suoi amici offline!». [dGL]



venerdì 6 novembre 2020

Prudenza

Fa notte presto e, a causa del covid, c'è pochissima gente in giro dopo le 17.00.

La Nonna di Cappuccetto rosso mi ha telefonato (lei è a casa perché è molto anziana e rischia di ammalarsi) e mi ha chiesto di raccomandare ai bambini e ai ragazzi di evitare di intrattenersi in zone poco illuminate o in luoghi isolati e male illuminati.
«La prudenza salva la vita!», mi ha detto la Nonna.

Allora ho pensato di scriverlo qui: così voi mi aiutate a far arrivare questa raccomandazione a tutti, anche ai ragazzi più grandi, ai giovani e agli adulti!
Vi ringrazio anche a nome della Nonna di Cappuccetto rosso! [dGL]

domenica 1 novembre 2020

Felici

«"Beati i perseguitati a causa della giustizia perché di essi è il Regno dei cieli" (Mt 5,10).
Noi facciamo distinzione tra beati e felici anche se le parole hanno lo stesso significato dal punto di vista del vocabolario. Nel linguaggio corrente quando si parla di beati si pensa a una felicità futura; sarebbe forse più opportuno in lingua corrente dire felici. Felici significa questo: già ora il Signore dà all'interno del nostro cuore la sua gioia, infatti dice "rallegratevi ed esultate perché grande è la vostra ricompensa nei cieli" (Mt 5,12). Ma già da adesso dobbiamo essere nella gioia, non soltanto perché sarà grande la nostra ricompensa nei cieli, in futuro, ma perché lo è adesso, in questo regno che Dio riserva a noi.
È un regno che già comincia a esistere qui e che avrà la sua perfezione, la sua pienezza alla fine dei tempi ma già da adesso è la famiglia di coloro che sanno di essere figli dello stesso Padre, la famiglia di coloro che vivono in vera fraternità, cercando di portare nel mondo amore, speranza, gioia» (Don Pino Puglisi, Se ognuno fa qualcosa si può fare molto, BUR, pp. 520-521).

sabato 31 ottobre 2020

Piena fiducia


«… come sempre, anche ora Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia che io viva sia che io muoia» (Fil 1,20).

Ardente attesa, speranza, piena fiducia.
Questo condivide di sé l’apostolo Paolo con i cristiani della comunità di Filippi.
Ci fa un gran bene ascoltare le parole di San Paolo oggi, perché siamo noi quei cristiani a cui egli si rivolge.
Che cosa sta facendo Paolo?
Sta confermando nella fede i cristiani di ogni tempo.
Ci siamo accorti che l’uomo si confronta continuamente con alcune domande fin dall’inizio della sua esistenza terrena. Sono domande che accompagnano le nostre giornate e troviamo risposte più o meno serene a seconda del luogo in cui è fisso il nostro cuore, la nostra vita. Quando la nostra vita è fissa sull’annuncio dell’Incarnazione, Passione, Morte e Risurrezione di Cristo, le domande trovano una risposta luminosa e viviamo nell’ardente attesa, nella speranza e nella piena fiducia. Quando la nostra vita perde di vista il Vangelo e si fissa sulle cose di questo mondo, facilmente le domande trovano risposte precarie, negative, tristi, incerte, disperate,...
 
Il versetto di Paolo possiamo portarlo con noi e metterlo nello scrigno in cui custodiamo i ricordi più belli.
«Come sempre, anche ora Cristo sarà glorificato nel mio corpo,…».
Quante volte ci viene chiesto: «Come va? Come stai?».
La risposta dipende dallo stato d’animo di quel momento, da quello che ci è capitato, dai pensieri e dalle preoccupazioni nostre o del tempo in cui viviamo.
È normale che sia così: la vita ci interpella e se non fossimo sensibili alla vita, se non avessimo sentimenti, emozioni, pensieri,… non saremmo uomini e donne, non saremmo vivi. E le parole di Paolo non vogliono contraddire la nostra umanità. Esse, al contrario, vogliono portarla a compimento!
Possiamo passare attraverso i più svariati stati d’animo e affrontare le più disparate situazioni gioiose e dolorose, di tranquillità e di prova, possiamo camminare in pianura, salita e discesa, ma noi cristiani camminiamo con la certezza che «come sempre, anche ora Cristo sarà glorificato nel mio corpo». Anche qui, anche ora, «come sempre».
 
E continua Paolo: «… sia che io viva, sia che io muoia».
Non è necessario avere tutto sotto controllo per evangelizzare, per annunciare il Cristo risorto. Basta appartenergli, essere umili discepoli, essere “suoi”. Noi apparteniamo a Lui ed Egli sarà glorificato nel nostro corpo mentre viviamo e anche nell’ora della nostra morte: chi ci incontra vede la risurrezione di Cristo e la vede sempre!
Mi tornano in mente i cristiani uccisi a Nizza qualche giorno fa. Si sono trovati lì, proprio in quel momento e il Cristo che era glorificato in vita nei loro corpi, ha continuato a essere glorificato anche nella loro morte così violenta, vittime di un odio senza senso, agnelli come l’Agnello, vivi come il Cristo risorto!
 
Carissimo Paolo,
sia sempre anche nostra la tua ardente attesa,
la tua speranza che in nulla rimarrai deluso,
la tua «piena fiducia che, come sempre, anche ora Cristo sarà glorificato nel mio corpo, sia che io viva sia che io muoia». [dGL]

venerdì 30 ottobre 2020

E poi

Rembrandt, Cena in Emmaus

«Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: “Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca”. Simone rispose: “Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti”» (Lc 5,4-5).
 
Cos’è cambiato tra il prima e il dopo?
Cos’è che gli fa riprendere in mano le reti?
Cosa ha visto e sentito Simone?
E perché proprio ora, in pieno giorno?
Com’è possibile tutto questo?
 
Il cuore di Simone arde d’amore (leggi Lc 24,13-35).
E l’amore fa intraprendere le strade percorse da Dio, fa camminare sulle acque, fa gettare le reti senza che l’agire sia condizionato dal pensiero del risultato.
Chi accoglie l’amore gratuito di Cristo, vive di grazia!
 
Sento in me il cuore ardere d’amore, e allora, anche se non è il tempo in cui di solito esco a pescare, «sulla tua parola getterò le reti».
La fatica è durata tutta la notte, il risultato è stato fallimentare; ma ora so che a Te, Signore, tutto è possibile e sulla Tua parola getterò le reti! Con Te vivrò e offrirò la mia vita senza lasciare che la paura di fallire o il calcolo dei risultati, mi tolgano l’entusiasmo di amare! [dGL]

* Questo testo è la continuazione di È questo il tempo

giovedì 29 ottobre 2020

Dio per i bambini

Sieger Köder, Natività

«Gerusalemme, Gerusalemme, tu che uccidi i profeti e lapidi quelli che sono stati mandati a te: quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una chioccia i suoi pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto!» (Lc 13,34).

È Gesù a definire così l’opera di Dio.
è Gesù a rivelare Dio non come un re potente che viene a sbaragliare tutti i nemici, non come un giudice seduto su un trono che incute paura a chi è in attesa di giudizio, non come un angelo con una spada di fuoco, ma come una chioccia che vuole raccogliere i suoi pulcini sotto le ali.
Noi siamo i suoi pulcini: senza la chioccia ci manca l’amore che dà vita.

Non ce lo aspettiamo un Dio che si rivela così.
Rischiamo anche di non accettarlo: «… e voi non avete voluto», dice Gesù.
Ma se ci convertiamo e diventiamo «come i bambini» (leggi Mt 18,1-5), ci accorgiamo che Gesù ha scelto l’immagine più bella.
Il bambino sa che essere preso in braccio, sentirsi custodito, coccolato è straordinariamente bello e la chioccia con i suoi pulcini sotto le ali somiglia molto alla mamma e al babbo che accompagnano nella vita i loro pulcini.

Dio è così: padre e madre che si prendono cura dei figli.

Se solo iniziassimo ad accettare che Dio ci raccolga sotto le sue ali!
Se solo cominciassimo ad accogliere Dio che ci lava i piedi!

Oggi intanto possiamo iniziare a convertirci ricordando la meraviglia con cui da bambini guardavamo la chioccia e i suoi pulcini! [dGL]

mercoledì 28 ottobre 2020

È questo il tempo


«Mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca» (Lc 5,1-3).

È questo il tempo opportuno per ascoltare Gesù.

Non c’è altro da fare: la giornata lavorativa si è conclusa e fino a sera non ci sarà modo di tornare a pescare.

Proprio allora Gesù vide due barche accostate alla sponda.

Proprio allora per quei pescatori non c’è motivo di negargli il piccolo favore di «scostarsi un poco da terra».

Che tempo è questo che stiamo vivendo?

È questo il tempo in cui Gesù vede le nostre barche accostate alla sponda e noi che le guardiamo mentre meccanicamente puliamo e riponiamo gli attrezzi.

È questo il tempo in cui Gesù ci prega di scostarci un poco da terra.

Riprendere il mare significa abbandonare la terraferma e fare esperienza di precarietà: com’è incerto il mare! In mare gli occhi cercano sempre punti di riferimento fissi. Sulla terraferma ci sembra di bastare a noi stessi, d’essere autonomi. In mare, no.

È questo il tempo in cui ascoltare Gesù che insegna; essere finalmente tutt’orecchi, come Maria la sorella di Lazzaro e Marta.

Anche Marta sulla barca s’è fermata.

È seduta e ascolta.

Che pace mentre Gesù insegna!

Il cuore arde d’amore e l’amore genera vita! [dGL]

*Se vuoi, puoi leggere qui il seguito: E poi

martedì 27 ottobre 2020

Incontri

Camminando in oratorio ho incontrato una lattina calpestata.
Mi sono avvicinato e l’ho sentita che mi chiamava con un filo di voce.
Poverina: era lì tutta sola.
Mi chiese se potevo farle il favore di metterla insieme alle altre nel cassonetto.
Era preoccupata perché se fosse rimasta lì tra l’erba, qualche altro passante l’avrebbe schiacciata. Se, invece, fosse riuscita ad arrivare in un cassonetto della raccolta differenziata, il suo metallo sarebbe servito a produrre altre lattine e sarebbe stata ancora utile a qualcosa. Il pensiero la consolava.
 

«Mi hai convinto. Ti raccolgo. Fammi un po’ vedere cosa contenevi», dissi avvicinandola agli occhi per leggere l’etichetta. C’era scritto: «Concentrato di caffeina. Non raccomandato per i bambini e durante la gravidanza e l’allattamento, o per chi è sensibile alla caffeina».

«Praticamente contenevi caffè», le dissi pieno di stupore. «E come ci sei arrivata sul prato dell’oratorio? Da quando ai bambini piace il caffè?».

«Me lo chiedo anch’io. Non sono adatta ai bambini, né ai ragazzi. Tu glielo offriresti un caffè a un bambino?».

«No. Mai», le risposi deciso. «Perché un bambino dovrebbe bere caffè? È già pieno di vivacità ed entusiasmo. E così un ragazzo! A che gli serve il caffè?», argomentai.

La lattina ribatté: «Eppure ti assicuro che mi sono ritrovata tra le mani di un ragazzetto che s’è bevuto tutto in poco tempo, mi ha gettato a terra e mi ha schiacciato senza rispetto. Forse è perché ho un gusto più gradevole del caffè. Forse perché fa sentire grandi bere roba così. Farà anche sembrare grandi, ma fa male. Come siete strani voi umani: disposti ad avvelenarvi pur di sembrare grandi».

«Come darti torto, saggia lattina. Siamo così strani noi umani: invece di proteggere i nostri cuccioli da ciò che nuoce, li lasciamo in balia del consumismo, un idolo senza cuore molto abile a somministrar veleni, spacciandoli per felicità». [dGL]

sabato 10 ottobre 2020

Beati gli operatori di pace!

Si respira un’aria piena di tensione, di paura, di rabbia repressa, di sospetto.
Sembra esserci un desiderio incontrollabile di far cagnara, di sfogarsi, di farsi valere, di mostrare i denti e ringhiare come cani feroci.
E si litiga incontrandosi per strada, parlando al telefono, scrivendo sui social, si litiga in privato e in pubblico, con gli sconosciuti e anche con i familiari e con le persone più care.

La mia bisnonna stava seduta in casa, vicino al caminetto.
Era tutta vestita di nero e i suoi capelli erano di un bianco candido.
Nelle mani teneva la corona del rosario,
sulle ginocchia un libricino tutto sgualcito di preghiere.
Trascorreva tutto il giorno a fare la pace.
Le bastava veramente poco per fare la pace:
le bastava dire solo quelle parole necessarie,
le bastava benedire in modo calmo, dolce, gentile, benedire sempre.
 
Basta così poco anche oggi per fare la pace:
benedire, benedire, sempre e soltanto benedire

sabato 1 agosto 2020

Forse

Vignetta creata da alcuni amici per raccontare simpaticamente l'accaduto,
liberamente ispirata al film "Per un pugno di dollari"

Non saranno tre o quattro lucchetti e i cancelli chiusi a dare una testimonianza di vita a piccoli e grandi, ma forse lucchetti e cancelli chiusi faranno sorgere qualche domanda a grandi e piccoli. Quelle domande che fanno sempre bene e che nella confusione in cui siamo immersi, a volte dimentichiamo: «dove sono?», «Che faccio?», «Perché lo faccio?», «Per chi lo faccio?»,… Forse in qualche famiglia i grandi si saranno messi in ascolto della vita dei loro piccoli: «ma che è successo in oratorio?», «Che fate là dietro quando state tutti insieme?», «Con chi trascorri i pomeriggi?»,… Domande che a un figlio di dodici anni, ma anche di diciotto anni sarebbe meglio fare sempre, perché sono segno di un’attenzione, di una cura. Sono il segnale che lanciamo noi grandi: «ci interessa la tua vita, per questo te lo chiediamo,…». Forse la città si sarà chiesta: «sono davvero ragazzate, o è l’espressione di un disagio che va ascoltato?». Forse i giornali avranno contribuito a sviluppare una riflessione sui modelli di vita che oggi orientano le scelte e le azioni dei ragazzi,… Forse. Io mi sono messo in discussione in questi anni e l’unica pista che mi sembra percorribile è quella dell’alleanza educativa tra parrocchia, istituzioni, scuola, sport e famiglia. Alleanza vuol dire che trattandosi di persone a cui sta a cuore l’educazione dei piccoli, ci si può fidare gli uni degli altri quando si compie un intervento educativo. Alleanza vuol dire che ci si incontra genitori e prete, o genitori e insegnanti, o genitori e mister e si dialoga con fiducia reciproca. È vero che dialogo e fiducia potrebbero essere i protagonisti di una trasmissione di “Chi l’ha visto”, ma noi cristiani non dobbiamo perdere la speranza che le cose possano aggiustarsi, che le vite dei piccoli possano essere educate. Ho chiuso i cancelli anche perché più volte ho tentato di insegnare ai ragazzi che saper chiedere scusa è segno di maturità e non di debolezza. Forse vedere i cancelli chiusi è stata l’esperienza che mancava per comprendere che la vita e le relazioni non sono mai un gioco da condurre con superficialità, neanche a dodici anni. [dGL]

sabato 11 luglio 2020

L’amore nostro è Cristo

«Cristo è il sigillo sulla fronte, è il sigillo sul cuore:

sulla fronte, perché sempre lo professiamo;

sul cuore, perché sempre lo amiamo;

è il sigillo sul braccio,

perché sempre operiamo.

Risplenda, dunque, la sua immagine nella nostra professione di fede,

risplenda nel nostro amore,

risplenda nelle opere e nei fatti,

in modo che, se possibile, tutto l'aspetto di Cristo si esprima in noi.

Sia Lui la nostra testa,

perché la testa dell'uomo è Cristo (1Cor 11,3);

sia Lui il nostro occhio,

perché per mezzo di Lui possiamo vedere il Padre;

sia Lui la nostra voce,

perché per mezzo di Lui possiamo parlare al Padre;

sia Lui la nostra mano destra,

perché per mezzo suo possiamo portare al Padre il nostro sacrificio;

Egli è anche il nostro segno,

che è distintivo di perfezione e di amore,

poiché il Padre ha segnato con il suo segno il Figlio che amava.

L'amore nostro, dunque, è Cristo!» (S. Ambrogio, Isacco e l’anima, 75)

martedì 30 giugno 2020

Beato sei tu

“A te darò le chiavi del regno dei cieli,...” (Mt 16, 19).

Eppure tu, Pietro, non andavi in giro con quelle magnifiche chiavi, né con segni distintivi in mezzo a tutti gli altri. Fosti anche condotto in catene, come un ladrone, come il tuo Maestro. Alla fine ti crocifissero, proprio perché non avevi l’aureola... ché quando uno ha l’aureola ben visibile sulla testa, perfino i pagani hanno paura di crocifiggerlo. Ma tu, Pietro, non fai paura; ti si avvicinano gli agnelli e ti si avvicinano i lupi, come si avvicinano al tuo Maestro Gesù, il Cristo. Quel Messia che tu e gli altri discepoli avete riconosciuto, non perché aveva un’aureola ben visibile sulla testa, ma perché, chiamati, umilmente vi siete accostati a Lui, avete scelto di conoscerlo, avete accolto il Suo invito a seguirlo. Neanche noi cristiani dopo il Battesimo abbiamo l’aureola sulla testa, ben visibile a tutti, eppure quel Battesimo ci dà una dignità nuova: siamo tutti Figli del Padre nostro celeste, siamo tutti sacerdoti, re e profeti, siamo un popolo santo, siamo Santi, come Dio è Santo! E per fortuna non abbiamo corone o aureole sulla testa per distinguerci dagli altri: così noi cristiani non corriamo il rischio di rispettare, accogliere e amare solo i “nostri”, ma rispettiamo, accogliamo e amiamo tutti quelli che incontriamo, da qualsiasi nazione o cultura vengano, a qualsiasi popolo appartengano. Per noi son tutti fratelli e sorelle; noi accogliamo tutti come figli del Padre nostro, come sacerdoti, re e profeti! [dGL]

venerdì 26 giugno 2020

Mi guarisce

Il Vangelo di oggi (Mt 8,1-4) è miracoloso. “Molta folla” (Mt 8, 1) segue Gesù e diventa testimone oculare di un miracolo straordinario, la guarigione di un lebbroso. Ma Gesù raccomanda al lebbroso di non dire niente a nessuno e di andare al tempio a mostrarsi al sacerdote e a presentare l’offerta, “prescritta da Mosè” (Mt 8, 4). Leggendo e rileggendo il brano, mi sono chiesto qual è il motivo del silenzio imposto da Gesù all’uomo guarito. Sicuramente si tratta del segreto messianico, ma forse c’è anche un altro motivo. Incontrare Gesù salva, non il sentirne soltanto parlare. C’è Gesù tra la folla e il lebbroso. La folla segue Gesù e quindi si ritrova alle sue spalle; il lebbroso sta davanti a Gesù e, prostrandosi, gli rivolge la sua preghiera. Non basta sentir parlare di Gesù, è necessario mettersi a cercarlo e poi incontrarlo e poi mettersi a seguirlo, come fanno la folla e il lebbroso. A salvarci è l’esperienza che facciamo di Gesù stando con Lui, seguendolo come la folla o guardandolo come il lebbroso. La folla impara che il farsi prossimo è proprio del vero uomo da Gesù che è vero Dio e vero uomo. Il lebbroso impara da Gesù, vero Dio e vero uomo, che la prossimità, l’amore senza misura per ogni creatura è proprio di Dio e proprio dell’uomo. Lo impara ricevendo la purificazione e la guarigione che va cercando. Da un lebbroso la folla impara a pregare: “Signore, se vuoi, puoi purificarmi” (Mt 8, 2). “Se vuoi”, mi rivela che per il lebbroso Gesù è e rimane il Signore, anche se non riceverà la guarigione. Riconosco qui la gratuità della fede in Dio: “Va bene anche soltanto aver ricevuto il Tuo ascolto, il Tuo sguardo; sapere che mi vedi e che mi senti, mi basta, Signore”. Il Vangelo mi apre gli occhi e mi fa desiderare la condizione del lebbroso e di ogni persona che vedo in una situazione di bisogno: c’è qualcosa che mi attrae in ognuno dei protagonisti del Vangelo di oggi. La folla che segue Gesù mi attrae perché sta seguendo Gesù e vorrei essere lì, in mezzo a loro. Gesù mi attrae perché è capace d’amare sempre e di prendersi a cuore ognuno. Il lebbroso mi attrae perché ha fede in Gesù e sa pregare! Il Vangelo è sempre miracoloso: se gli credo mi guarisce! [dGL]

giovedì 18 giugno 2020

Luce del mondo

Su un lampadario ci sono molte lampadine,

ma ne funziona soltanto una.

La guardo brillare.

Fa tutta la luce che le è possibile e non perde luminosità,

anche se è rimasta sola a illuminare la stanza.

Così è il cristiano

giovedì 11 giugno 2020

In quel tempo

In quel tempo caratterizzato dal Covid19 e dalla domanda su come evangelizzare con guanti e mascherina, disse Gesù ai suoi apostoli:

«Strada facendo, predicate, dicendo che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demoni.

Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento.

In qualunque città o villaggio entriate, domandate chi là sia degno e rimanetevi finché non sarete partiti. Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne è degna, la vostra pace scenda su di essa; ma se non ne è degna, la vostra pace ritorni a voi» (Mt 10,7-13, Vangelo di oggi, Memoria di San Barnaba apostolo).