Camminando in oratorio ho incontrato una
lattina calpestata.
Mi sono avvicinato e l’ho sentita che mi
chiamava con un filo di voce.
Poverina: era lì tutta sola.
Mi chiese se potevo farle il favore di metterla
insieme alle altre nel cassonetto.
Era preoccupata perché se fosse rimasta
lì tra l’erba, qualche altro passante l’avrebbe schiacciata. Se, invece, fosse
riuscita ad arrivare in un cassonetto della raccolta differenziata, il suo
metallo sarebbe servito a produrre altre lattine e sarebbe stata ancora utile a
qualcosa. Il pensiero la consolava.
«Mi hai convinto. Ti raccolgo. Fammi un po’ vedere cosa contenevi», dissi avvicinandola agli occhi per leggere l’etichetta. C’era scritto: «Concentrato di caffeina. Non raccomandato per i bambini e durante la gravidanza e l’allattamento, o per chi è sensibile alla caffeina».
«Praticamente contenevi caffè», le dissi
pieno di stupore. «E come ci sei arrivata sul prato dell’oratorio? Da quando ai
bambini piace il caffè?».
«Me lo chiedo anch’io. Non sono adatta
ai bambini, né ai ragazzi. Tu glielo offriresti un caffè a un bambino?».
«No. Mai», le risposi deciso. «Perché un bambino dovrebbe bere caffè? È già pieno di vivacità ed entusiasmo. E così un ragazzo! A che gli serve il caffè?», argomentai.
La lattina ribatté: «Eppure ti assicuro
che mi sono ritrovata tra le mani di un ragazzetto che s’è bevuto tutto in poco
tempo, mi ha gettato a terra e mi ha schiacciato senza rispetto. Forse è perché
ho un gusto più gradevole del caffè. Forse perché fa sentire grandi bere roba
così. Farà anche sembrare grandi, ma fa male. Come siete strani voi umani:
disposti ad avvelenarvi pur di sembrare grandi».
«Come darti torto, saggia lattina. Siamo così strani noi umani: invece di proteggere i nostri cuccioli da ciò che nuoce, li lasciamo in balia del consumismo, un idolo senza cuore molto abile a somministrar veleni, spacciandoli per felicità». [dGL]
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