martedì 27 ottobre 2020

Incontri

Camminando in oratorio ho incontrato una lattina calpestata.
Mi sono avvicinato e l’ho sentita che mi chiamava con un filo di voce.
Poverina: era lì tutta sola.
Mi chiese se potevo farle il favore di metterla insieme alle altre nel cassonetto.
Era preoccupata perché se fosse rimasta lì tra l’erba, qualche altro passante l’avrebbe schiacciata. Se, invece, fosse riuscita ad arrivare in un cassonetto della raccolta differenziata, il suo metallo sarebbe servito a produrre altre lattine e sarebbe stata ancora utile a qualcosa. Il pensiero la consolava.
 

«Mi hai convinto. Ti raccolgo. Fammi un po’ vedere cosa contenevi», dissi avvicinandola agli occhi per leggere l’etichetta. C’era scritto: «Concentrato di caffeina. Non raccomandato per i bambini e durante la gravidanza e l’allattamento, o per chi è sensibile alla caffeina».

«Praticamente contenevi caffè», le dissi pieno di stupore. «E come ci sei arrivata sul prato dell’oratorio? Da quando ai bambini piace il caffè?».

«Me lo chiedo anch’io. Non sono adatta ai bambini, né ai ragazzi. Tu glielo offriresti un caffè a un bambino?».

«No. Mai», le risposi deciso. «Perché un bambino dovrebbe bere caffè? È già pieno di vivacità ed entusiasmo. E così un ragazzo! A che gli serve il caffè?», argomentai.

La lattina ribatté: «Eppure ti assicuro che mi sono ritrovata tra le mani di un ragazzetto che s’è bevuto tutto in poco tempo, mi ha gettato a terra e mi ha schiacciato senza rispetto. Forse è perché ho un gusto più gradevole del caffè. Forse perché fa sentire grandi bere roba così. Farà anche sembrare grandi, ma fa male. Come siete strani voi umani: disposti ad avvelenarvi pur di sembrare grandi».

«Come darti torto, saggia lattina. Siamo così strani noi umani: invece di proteggere i nostri cuccioli da ciò che nuoce, li lasciamo in balia del consumismo, un idolo senza cuore molto abile a somministrar veleni, spacciandoli per felicità». [dGL]

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