Prima di affrontare qualsiasi emergenza, noi
cristiani prendiamo la parabola del buon samaritano (Lc 10, 25-37) e ce la
leggiamo e rileggiamo finché non sentiamo in noi gli stessi sentimenti del buon
samaritano; e continuiamo a leggere e rileggere finché non ci vediamo lì con il
buon samaritano a farci prossimi dell’uomo sofferente versando sulle sue ferite
olio e vino,…
Se prima di affrontare qualsiasi emergenza, non ci
mettiamo a contemplare come l’affronta Gesù, il nostro Maestro, come possiamo
pensare che il nostro agire sia cristiano? Se noi cristiani non contempliamo
Gesù, ci capiterà di agire animati anche dalle migliori intenzioni, ma ancora
con una trave nell’occhio che ci impedisce di vedere bene (Lc 6, 39-45), e
continueremo a fare opere buone, ma prima o poi ci ritroveremo a fare distinzioni
di simpatia, provenienza, distanza, colore, lingua, religione, cultura, convenienza,…
Noi cristiani, che siamo Uno in Cristo Gesù, vediamo
solo sorelle e fratelli di cui prenderci cura: «Tutti voi infatti siete figli
di Dio mediante la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati
battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo. Non c'è Giudeo né Greco; non
c'è schiavo né libero; non c'è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in
Cristo Gesù» (Gal 3, 26-28).
Se noi che ci riteniamo cristiani, facciamo ancora
distinzioni, vuol dire che ancora non abbiamo incontrato Cristo Gesù.
Cercare Cristo Gesù è per noi cristiani un’emergenza! Prima di affrontare un’emergenza, noi cristiani prendiamo la parabola del buon samaritano (Lc 10, 25-37) e ce la leggiamo e rileggiamo finché non sentiamo in noi gli stessi sentimenti del buon samaritano; e continuiamo a leggere e rileggere finché non ci vediamo lì con il buon samaritano a farci prossimi dell’uomo sofferente versando sulle sue ferite olio e vino,…
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