È il venerdì prima della Domenica delle
Palme e la processione in onore della Madonna Addolorata è terminata da poco. Salgo
in macchina per andare alle “Notti di Nicodemo”, un momento di preghiera
organizzato dall’Azione Cattolica nel Monastero Santa Speranza di San Benedetto
del Tronto.
È ora di cena e faccio tappa a
Grottammare per prendere un paio di pizzette senza carne – visto che è un
venerdì di Quaresima – da consumare in macchina: l’obiettivo è arrivare
puntuali. Nella mia auto, parcheggiata in prossimità della pizzeria, mangio
come i poliziotti americani che stanno di guardia nei film d’azione.
Così, dal mio punto d’osservazione, vedo
passare le persone: c’è chi va di fretta perché è in ritardo per la cena, chi
sta portando fuori il cane per la sua passeggiata, chi chiude il negozio dopo
una giornata di lavoro, chi passa in bicicletta e chi cerca un parcheggio,… e
poi ci sono io, che ho scelto stasera di fare come Nicodemo e andare da Gesù
(cfr. Gv 3,2).
Riparto in direzione di San Benedetto e,
dopo qualche minuto, cerco un parcheggio. Camminando, salgo al monastero e mi
gusto il silenzio di una notte che sta cominciando: sono solo le 20.55… Entro
nella chiesa delle suore Clarisse e le trovo nel coro in preghiera silenziosa.
È già arrivato anche qualche giovane. Mi siedo e mi metto a osservare
quell’ambiente che negli anni mi è diventato molto familiare. C’è il
tabernacolo di legno che in origine stava nella prima piccola chiesetta del
monastero, luogo in cui abbiamo vissuto momenti di preghiera durante pomeriggi
vocazionali o nel corso di ritiri parrocchiali. Ero poco più che adolescente a
quel tempo e incontrare le suore di clausura mi faceva pensare che l’appartenenza
a Cristo dona pace.
La preghiera inizia e viene esposto
sull’altare il Santissimo Sacramento.
Nel cuore sento crescere la pace: sono
alla presenza di Gesù. Lentamente ripercorro la giornata e la guardo mettendola
sotto la Sua luce. I brani della Parola di Dio, che vengono proclamati, mi
aiutano a far memoria dell’amore donato e ricevuto, mi aiutano a ricordare Dio
e il prossimo. Ho tanto da ringraziare e nel silenzio presento al Signore
situazioni e persone.
Come Nicodemo, trovo un Gesù che
accoglie, ascolta e risponde. Come Nicodemo, mi sento chiamato ad aver fiducia
nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo: «Dio ha tanto amato il mondo da
dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma
abbia la vita eterna» (Gv 3,16).
Manca poco alla Settimana Santa.
Incontrerò molte persone in cerca di Dio e del Suo amore. Comincio col
presentare al Signore la mia comunità parrocchiale con i suoi frutti, ma anche
con i suoi dolori: davanti ai miei occhi c’è il campo con il grano e la zizzania
che crescono insieme. Li affido a Lui entrambi: grano e zizzania perché il
grano non sia soffocato e perché la zizzania, stando a contatto con il grano,
sia toccata dalla buona testimonianza cristiana e si converta. Porto al Signore
gli ammalati e gli agonizzanti perché li rafforzi nella battaglia e perché la
comunità si accorga di quanto sono preziose queste membra sofferenti e di come
avvicinandosi a loro si può imparare a lottare e a morire con fede, speranza e
carità. Porto al Signore i ragazzi e i giovani perché li custodisca e li faccia
crescere respirando aria buona, incontrando buoni testimoni! Mi passano davanti
agli occhi i volti dei ragazzi che negli anni ho incontrato a catechismo: c’è
in loro il desiderio di vedere Gesù e non sempre noi adulti ce ne accorgiamo, non
sempre proviamo ad accompagnarli, non sempre li aiutiamo. Poi penso ai genitori
e in generale a noi adulti, chiamati a essere punti di riferimento, buoni
testimoni. Vorrei che noi adulti tornassimo bambini e che ricominciassimo a
fidarci, a stupirci, a meravigliarci, a non dare tutto per scontato. Vorrei che
ricominciassimo ad ascoltare i più piccoli.
Guardo Gesù sull’altare e gli affido il
cammino della comunità parrocchiale in cui mi trovo ancora per qualche
settimana. Chiedo a Gesù che la comunità si prepari ad accogliere il suo nuovo
parroco, don Nicola, con gioia e spirito di servizio. Chiedo a Gesù che
benedica e custodisca il nuovo parroco.
Chiedo, infine, per me il dono della
fiducia e ringrazio il Signore per le persone incontrate in questi anni a
Ripatransone e per le persone che incontrerò nel servizio che svolgerò nella
parrocchia di Cristo Re.
Buon cammino con Gesù, amici!
don Gian Luca
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