La riunione dell’equipe acr è finita tardi e quando accendo la macchina per tornare
a casa, il rosario di papa Benedetto su Radio Maria è iniziato da qualche
minuto. «Meno male», mi dico mentre
faccio manovra per uscire dal parcheggio. Può sembrare strano, ma quel pregare
tranquillo mi dice tanto: mi ricorda che la Chiesa sono tante persone miti come
papa Francesco, il papa emerito Benedetto, molti vescovi, preti, diaconi,
suore, laici che, nel nascondimento e nella semplicità, pregano ogni giorno,
senza stancarsi, senza scoraggiarsi; pregano per fare la volontà di Dio là dove
si trovano, là dove gli viene chiesto di stare o di rimanere. Di questo hanno
paura il diavolo e i suoi collaboratori e si sforzano di presentare al pubblico
una Chiesa ricca di scandali e di infedeltà.
Il tragitto verso casa è lungo e il papa
emerito ha tempo di terminare la preghiera. Finito il rosario, cambio stazione
e su Radio Uno trovo un programma in cui si parla della Chiesa: l’obiettivo è
puntato sul Sinodo sulla famiglia e su alcune interviste a preti andati a
cercare (o che si sono fatti trovare) dai giornali o dalle TV per fare notizia,
più che per fare buona informazione. Le parole di Marco Tarquinio, direttore di
Avvenire e ospite della trasmissione, sono come una boccata d’ossigeno o come
la luce accesa a diradare le tenebre: finalmente una persona equilibrata e
competente a parlare di Chiesa! Ma soprattutto un vero giornalista! Che bello
quando le persone fanno bene il loro lavoro, ci mettono passione e affrontano
in modo serio e responsabile le questioni!
Serietà e responsabilità che non sempre
in questi giorni ho riscontrato negli articoli apparsi sui giornali locali a
seguito degli spostamenti dei sacerdoti decisi dal Vescovo della mia Diocesi.
Mi chiedo come sia possibile scrivere di
temi tanto delicati e sputare sentenze, giudizi, sospetti su persone e
decisioni senza conoscere minimamente la Chiesa, quella universale e quella
locale. Si va dall’errore legato all’età di uno dei sacerdoti interessati,
all’errore grave di ragionare e indurre a ragionare come se la Chiesa fosse un’organizzazione
in cui è normale aspirare a far carriera o a occupare i posti di maggior
prestigio. Leggendo ho avuto l’impressione di trovarmi di fronte a un vero e
proprio minestrone di chiacchiere, raccolte qua e là, mescolate e servite ai
lettori col solo intento di creare confusione e magari scatenare sui social o sui giornali online una pioggia
di commenti e condivisioni.
Eppure i giornalisti avrebbero avuto
tanto da scrivere!
Avrebbero potuto scrivere dello stupore
della gente che non si aspettava tali avvicendamenti, dell’affetto dei
parrocchiani che si sono commossi domenica 4 ottobre quando in chiesa è stato
dato l’annuncio, del loro normale dispiacere per la partenza di una persona
apprezzata e divenuta cara, ma anche
della loro gioia.
Sì. Ho detto gioia!
Credo che il cristiano che va a messa
per Gesù Cristo e non per don Tizio o don Caio (nomi di fantasia), abbia molti
motivi per passare dall’iniziale tristezza alla gioia.
Gioia perché il parroco (o il
vice-parroco) tanto amato e stimato, che si è speso generosamente per anni al
servizio della sua parrocchia, ora va a incontrare una nuova comunità, va a
offrire il suo sorriso anche ad altre persone!
Gioia perché il parroco (o il vice-parroco)
tanto amato e stimato, ha dato prova di docilità e di fede nell’obbedire a
Cristo che lo ha chiamato, attraverso la voce del Vescovo, a recarsi in
un’altra parrocchia. E l’obbedienza costa: chiede di lasciare amici,
collaboratori, attività ben avviate, abitudini, sicurezze,… chiede di partire
portandosi dietro solo l’essenziale.
Gioia perché si accoglie un nuovo
pastore che sarà sicuramente diverso dal precedente, ma viene nel nome dello
stesso Cristo, viene a predicare lo stesso Vangelo, viene a continuare l’opera
del suo predecessore.
Gioia perché si è pieni di gratitudine a
Dio che non fa mancare alla sua Chiesa tanti pastori che offrono la vita per il
bene del gregge.
Gioia perché col nostro essere comunità
parrocchiale, avremo tanto da ricevere dai nuovi pastori, ma avremo anche la
bella possibilità di donare loro il nostro aiuto, il nostro affetto, la nostra
disponibilità a seguirli e a essere, come loro, obbedienti a Gesù Cristo e alla
Sua Chiesa!
Gioia, infine, perché c’è un Vescovo che
fa discernimento sulla Diocesi che gli è affidata e, libero da condizionamenti
esterni e dai nostri inevitabili particolarismi, simpatie e campanilismi,
prende decisioni per il bene del gregge. Decisioni che da tutti noi fedeli
vanno accolte con fiducia e disponibilità a collaborare!
Ecco. Se non si è in grado di scrivere tutto
questo, se non si prova un minimo di questa gioia, penso sia meglio tacere e
rispettare persone e fatti di cui non si comprende nulla! [dGL]
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