«Nessuno disprezzi la tua giovane età,…» (1Tim 4,12ss).
Cominciava così
il secondo punto della traccia per il colloquio di discernimento finale in
vista dell’ordinazione diaconale.
Forse perché il
rettore sapeva che, prima o poi, nel ministero avremmo dovuto fare i conti con
la nostra giovane età, o forse perché prevedeva che, dopo qualche anno,
riprendendo in mano quel foglio avremmo potuto attingervi il coraggio
necessario per affrontare le molteplici sfide dell’evangelizzazione, senza
farci prendere dalla paura di essere troppo giovani.
Forse lo
prevedeva lo stesso apostolo Paolo indirizzando a Timoteo le sue
raccomandazioni.
Ascoltiamolo,
allora, mentre esorta il suo vero figlio
nella fede (cfr 1Tim 2,2):
«Allénati nella vera fede, perché l’esercizio fisico è utile a poco,
mentre la vera fede è utile a tutto, portando con sé la promessa della vita
presente e di quella futura. Questa parola è degna di fede e di essere accolta
da tutti. Per questo infatti noi ci affatichiamo e combattiamo, perché abbiamo
posto la nostra speranza nel Dio vivente, che è il salvatore di tutti gli
uomini, ma soprattutto di quelli che credono. E tu prescrivi queste cose e
insegnale. Nessuno disprezzi la tua giovane età, ma sii di esempio ai fedeli
nel parlare, nel comportamento, nella carità, nella fede, nella purezza. In
attesa del mio arrivo, dedicati alla lettura, all’esortazione e all’insegnamento.
Non trascurare il dono che è in te e che ti è stato conferito, mediante una
parola profetica, con l’imposizione delle mani da parte dei presbiteri. Abbi
cura di queste cose, dedicati ad esse interamente, perché tutti vedano il tuo
progresso. Vigila su te stesso e sul tuo insegnamento e sii perseverante: così
facendo, salverai te stesso e quelli che ti ascoltano» (1Tim 4,7-16).
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