«E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo
doveva soffrire molto ed essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti
e dagli scribi, venire ucciso e, dopo tre giorni, risorgere» (Mc 8,31).
Il Figlio dell’uomo
dopo tre giorni risorgerà,
ma il pensiero
dei discepoli si ferma sulla grande sofferenza, sul rifiuto da parte degli
anziani, dei capi dei sacerdoti, degli scribi, sulla morte. Si ferma e rischia
di non andare più oltre: troppo grosso appare l’ostacolo della passione, così
grosso da occupare tutto il campo visivo dei discepoli, gettando un’ombra scura
sulla profezia della risurrezione dopo il terzo giorno.
Forse anche il
mio campo visivo è occupato dai problemi di ogni giorno e a volte faccio fatica
a scorgere la luce e il calore della risurrezione. Vago lungo la via
opponendomi con tutte le forze a quanto non rientra nelle mie aspettative e previsioni,
senza badare alla mia identità di discepolo che deve star dietro al Maestro per
imparare a pensare secondo il cuore del Maestro (Mc 8,33).
Mi incammino volentieri
per vie che mi allontanino dalle mie fragilità e incoerenze, come se la risurrezione di Gesù fosse a parte, distaccata dal contesto, come se fosse un
qualcosa da ricercare altrove, di certo non là dove c’è passione, sofferenza,
rifiuto, morte.
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