lunedì 2 dicembre 2013

La misericordia

… «Beati i poveri in spirito» (Mt 5,3; cf. Lc 6,20). Qui i poveri non sono solo gli economicamente e socialmente poveri, ma anche tutti coloro che hanno il cuore affranto, gli scoraggiati e i disperati, tutti coloro che stanno davanti a Dio come dei mendicanti. Gesù si rivolge a tutti coloro che devono portare dei pesanti fardelli: «Venite a me voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me che sono mite e umile di cuore» (Mt 11,28s.).

Egli non ha solo predicato il messaggio della misericordia del Padre, ma l’ha anche vissuto. Visse quanto predicò. Si prese cura dei malati e dei tormentati da spiriti maligni e poté dire di sé: «Sono mite e umile di cuore» (Mt 11,29). Prova compassione, quando incontra un lebbroso (Mc 1,41) o vede il dolore di una madre che ha perso il suo unico figlio (Lc 7,13). Ha compassione dei molti malati (Mt 14,14), del popolo affamato (Mt 15,32), dei due ciechi che lo pregano di aver pietà di loro (Mt 20,34), degli uomini che sono come pecore senza pastore (Mc 6,34). Si commuove profondamente e piange davanti al sepolcro del suo amico Lazzaro (Gv 11,35.38). Nel grande discorso del giudizio universale si identifica con poveri, affamati, miseri e perseguitati (Mt 25,31-46). Di continuo incontra uomini che invocano «Abbi pietà di me» o «Abbi pietà di noi» (Mt 9,27; Mc 10,47s. ecc.). Perfino sulla croce perdonò il ladrone pentito e pregò per coloro che lo avevano crocifisso (Lc 23,34.43).

La novità del suo messaggio rispetto all’Antico Testamento sta nel fatto che egli predica la misericordia di Dio in maniera definitiva e per tutti. Non solo a pochi giusti, ma a tutti egli dischiude la via di accesso a Dio, per tutti c’è posto nel regno di Dio, nessuno è escluso. [W. Kasper, Misericordia, Queriniana]

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