mercoledì 24 ottobre 2012

Per non sentirsi soli

Dal balcone di casa un uomo guardava la gente che camminava lungo il corso.

Non poté far a meno di notare una noiosa somiglianza: vestiti, scarpe, acconciature, creste, borse, cellulari, cappelli,… erano tutti simili, dello stesso tipo. Le persone apparivano ai suoi occhi come tanti fratelli vestiti dalla stessa madre.

Naturalmente, cambiavano i colori e gli abbinamenti, ma lo stile era sempre lo stesso e facilmente riconoscibile. Anche dai loro gesti e dai modi di fare traspariva il riferimento a un unico modello comune.

L’uomo sentenziò risentito: «Conformisti!».

Poi, però, si concesse il beneficio del dubbio e decise di scendere in strada per osservare meglio chi gli stava intorno. Cominciò a fissare lo sguardo sui volti di quelle persone e si meravigliò accorgendosi che le somiglianze mascheravano molte differenze.

Si sedette al tavolo di un bar e si concentrò sui vicini: erano due amici che si raccontavano le loro ultime esperienze e condividevano ricordi, sogni, desideri, attese, preoccupazioni,… Nel parlare si riconoscevano compagni nel viaggio della vita.

Fu allora che l’uomo comprese che l’omologazione esteriore poteva anche essere una strategia per vincere la paura di restare soli, di non essere riconosciuti, accolti, amati.

Tornò in casa e si affacciò di nuovo sul corso.

La gente era la stessa di prima.

I suoi occhi, però, non erano gli stessi e ora la guardavano con comprensione e simpatia. [dGL]

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