Sento che ancora oggi la
domanda su questa bellezza ci stimola fortemente: «Quale bellezza salverà il
mondo?». Non basta deplorare e denunciare le brutture del nostro mondo. Non
basta neppure, per la nostra epoca disincantata, parlare di giustizia, di doveri,
di bene comune, di programmi pastorali, di esigenze evangeliche. Bisogna
parlarne con un cuore carico di amore compassionevole, facendo esperienza di
quella carità che dona con gioia e suscita entusiasmo; bisogna irradiare la
bellezza di ciò che è vero e giusto nella vita, perché solo questa bellezza
rapisce veramente i cuori e li rivolge a Dio. Occorre insomma far comprendere
ciò che Pietro aveva capito di fronte a Gesù trasfigurato («Signore, è bello
per noi stare qui!»: Mt 17, 4) e che
Paolo, citando Isaia (52, 7), sentiva
di fronte al compito di annunciare il vangelo («Quanto sono belli i piedi di
coloro che recano un lieto annunzio di bene!»: Rom 10, 15). [C. M. Martini, Quale
bellezza salverà il mondo?, lettera pastorale 1999-2000]
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