Il ritiro in preparazione alla Prima Comunione
si è appena concluso e i ragazzi sono tornati a casa. A me resta in mano un
foglio che mi sembra una mappa del tesoro. Continuo a guardare la via tracciata
e penso all’esigenza di percorrerla senza più attardarmi, senza più perdere
tempo in mille distrazioni.
Il brano di Lc 15 (versetti 3-7) rivela
la gioia di un pastore per aver ritrovato la pecorella che si era perduta.
Gioia che egli condivide con la pecorella, finalmente sulle spalle sicure del
suo pastore. Essa ha provato lo smarrimento, la solitudine, la paura della
notte e della lontananza dal gregge e dall’ovile; ma ora il suo pastore l’ha
ritrovata, ora non ha più nulla da temere: è sulle sue spalle; tornerà a casa sana
e salva!
«Rallegratevi con me» (Lc 15, 6), dice
il pastore ai suoi amici e ai suoi vicini e se si è suoi amici, non si può
davvero fare a meno di essere presi dalla sua stessa allegria.
Ho riletto da poco Il piccolo principe e il brano della pecorella perduta e del suo pastore
mi fa pensare a un testo che parla di una pecora e di un paletto per legarla…
«“Da dove vieni, mio
piccolo ometto? Dov’è la tua casa? Dove vuoi portare la mia pecora?”
Dopo una pausa silenziosa,
mi rispose:
“C’è di buono, con la cassa
che mi hai regalato, che, di notte, essa le servirà da casa”.
“Certo. E se sei gentile,
ti darò pure una corda, per legarla durante il giorno. E un paletto”.
La proposta sembrò urtare
il piccolo principe:
“Legarla? Che idea
stramba!”
“Ma se non la leghi, essa
andrà dappertutto e si perderà…”
E il mio amico scoppiò in
una nuova risata:
“Ma dove vuoi che vada?”
“Non importa dove. Diritto
davanti a sé…”.
Allora il piccolo principe
mi fece notare gravemente:
“Non fa niente, tutto è
talmente piccolo da me!”.
E, forse con un po’ di
malinconia, aggiunse:
“Andando diritto davanti a
sé, non si può andare molto lontano…”». (Il piccolo principe, capitolo III)
Il nostro pianeta non è così piccolo
come quello da cui proviene il piccolo principe, eppure Gesù non usa una corda
e un paletto per legarci e non farci andare lontano! Gesù ci lascia liberi e ci
accompagna dovunque andiamo. Ci incontra sulle strade che noi scegliamo di
percorrere, fa festa con noi quando siamo nella gioia, partecipa al nostro
dolore quando piangiamo, ci aiuta nella fatica e ci consola quando siamo tristi
per qualche motivo. Se ci accorgiamo di questa sua presenza, di questa sua
amicizia, non ci perdiamo mai: anche se andiamo lontano, siamo sempre a casa;
anche se ci avventuriamo nel deserto, non siamo mai soli! Gesù cammina con noi
(Lc 24, 15) e, se lo accogliamo nella nostra vita, ci insegnerà la via della
felicità, proprio come il pastore guida le sue pecorelle ai pascoli migliori!
Gesù ci ama e poiché ci ama, ci fa
entrare nel suo cuore, nella sua vita. Egli condivide con noi i suoi
sentimenti: vuole che anche noi possiamo provare il suo stesso amore per ogni
uomo, la sua stessa misericordia. Se stiamo con Lui, è un continuo imparare da
Lui (Mc 3, 14)!
Basterà ascoltare e mettere in pratica
la Sua Parola.
Basterà contemplare il suo offrirsi in
sacrificio per noi: «Egli, offrendosi liberamente alla sua passione, prese il
pane e rese grazie, lo spezzò, lo diede ai suoi discepoli e disse: PRENDETE E
MANGIATENE TUTTI: QUESTO è IL MIO
CORPO OFFERTO IN SACRIFICIO PER VOI» (Preghiera Eucaristica II).
Gesù dona la sua vita per la nostra
vita. Nutrendoci di Lui, Egli ci rende capaci di fare della nostra vita un
dono. È proprio qui che Gesù vuole condurci, a fare della nostra vita un dono.
Se teniamo fisso lo sguardo su di Lui, se ascoltiamo quello che Lui ci dice, la
nostra vita sarà bella come la sua, sarà piena di gioia come la sua.
E allora,
«Stammi ancor vicino,
Signore.
Tieni la tua mano sul mio capo,
ma fa' che anch'io
Tieni la tua mano sul mio capo,
ma fa' che anch'io
tenga il capo
sotto la tua mano.
Prendimi come sono,
con i miei difetti, con i miei peccati,
ma fammi diventare come tu desideri
e come anch'io desidero».
Prendimi come sono,
con i miei difetti, con i miei peccati,
ma fammi diventare come tu desideri
e come anch'io desidero».
(Giovanni Paolo I)
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