Ieri sera ho proposto ai catechisti
della parrocchia di soffermarsi qualche minuto su due numeri tratti da Evangelii Gaudium, l’Esortazione
Apostolica di Papa Francesco sull’annuncio del Vangelo nel mondo attuale. I
numeri 278 e 279, contenuti nel quinto capitolo della lettera, mi sembrano molto
importanti. Le parole del Papa sono come un bicchiere d’acqua per l’assetato,
come il desiderato riposo dopo una grande fatica. Egli ci aiuta a sintonizzarci
sull’essenziale: la nostra fede in Dio, la nostra adesione al Vangelo, il
nostro essere discepoli dell’unico Maestro, Gesù Cristo. Inviati da Lui a
evangelizzare, siamo chiamati a vivere la missione con uno stile di gratuità, l’unico
stile che ci permette di tenere il cuore al riparo dalla dipendenza dagli
effetti della nostra azione. L’evangelizzazione, infatti, rischia di essere
condizionata pesantemente dall’attenzione che diamo ai risultati ottenuti:
potremmo volare sulle ali dell’entusiasmo per i buoni risultati, oppure essere
abbattuti per il fallimento delle nostre aspettative. Ascoltare il magistero
del Papa ci fa recuperare la giusta dimensione: siamo a servizio del Signore e
la nostra missione consiste nel seminare con generosità la Sua Parola, non nel
quantificare i frutti ottenuti dopo una serie di eventi o di iniziative. Non
aggiungo altro e semplicemente condivido qui sotto il testo integrale dei
numeri 278 e 279 in modo tale che ciascuno, leggendoli, possa sentirsi
incoraggiato a continuare con passione e generosità la sua missione.
278.
La fede significa anche credere in Lui, credere che veramente ci ama, che è
vivo, che è capace di intervenire misteriosamente, che non ci abbandona, che
trae il bene dal male con la sua potenza e con la sua infinita creatività.
Significa credere che Egli avanza vittorioso nella storia insieme con «quelli
che stanno con lui … i chiamati, gli eletti, i fedeli» (Ap 17,14). Crediamo al
Vangelo che dice che il Regno di Dio è già presente nel mondo, e si sta
sviluppando qui e là, in diversi modi: come il piccolo seme che può arrivare a
trasformarsi in una grande pianta (cfr Mt 13,31-32), come una manciata di
lievito, che fermenta una grande massa (cfr Mt 13,33) e come il buon seme che
cresce in mezzo alla zizzania (cfr Mt 13,24-30), e ci può sempre sorprendere in
modo gradito. È presente, viene di nuovo, combatte per fiorire nuovamente. La
risurrezione di Cristo produce in ogni luogo germi di questo mondo nuovo; e
anche se vengono tagliati, ritornano a spuntare, perché la risurrezione del
Signore ha già penetrato la trama nascosta di questa storia, perché Gesù non è
risuscitato invano. Non rimaniamo al margine di questo cammino della speranza
viva!
279.
Poiché non sempre vediamo questi germogli, abbiamo bisogno di una certezza
interiore, cioè della convinzione che Dio può agire in qualsiasi circostanza,
anche in mezzo ad apparenti fallimenti, perché «abbiamo questo tesoro in vasi
di creta» (2 Cor 4,7). Questa certezza è quello che si chiama “senso del
mistero”. È sapere con certezza che chi si offre e si dona a Dio per amore,
sicuramente sarà fecondo (cfr Gv 15,5). Tale fecondità molte volte è
invisibile, inafferrabile, non può essere contabilizzata. Uno è ben consapevole
che la sua vita darà frutto, ma senza pretendere di sapere come, né dove, né
quando. Ha la sicurezza che non va perduta nessuna delle sue opere svolte con
amore, non va perduta nessuna delle sue sincere preoccupazioni per gli altri, non
va perduto nessun atto d’amore per Dio, non va perduta nessuna generosa fatica,
non va perduta nessuna dolorosa pazienza. Tutto ciò circola attraverso il mondo
come una forza di vita. A volte ci sembra di non aver ottenuto con i nostri
sforzi alcun risultato, ma la missione non è un affare o un progetto aziendale,
non è neppure un’organizzazione umanitaria, non è uno spettacolo per contare
quanta gente vi ha partecipato grazie alla nostra propaganda; è qualcosa di
molto più profondo, che sfugge ad ogni misura. Forse il Signore si avvale del
nostro impegno per riversare benedizioni in un altro luogo del mondo dove non
andremo mai. Lo Spirito Santo opera come vuole, quando vuole e dove vuole; noi
ci spendiamo con dedizione ma senza pretendere di vedere risultati
appariscenti. Sappiamo soltanto che il dono di noi stessi è necessario.
Impariamo a riposare nella tenerezza delle braccia del Padre in mezzo alla
nostra dedizione creativa e generosa. Andiamo avanti, mettiamocela tutta, ma
lasciamo che sia Lui a rendere fecondi i nostri sforzi come pare a Lui.
Qui potete trovare il testo dell’Evangelii
Gaudium:
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