mercoledì 16 novembre 2016

E con la fantasia intrecciare letteratura e realtà...



Capitolo ***

Di come don Chisciotte e Sancio Panza incontrarono un uomo di Atri e gli prestarono Ronzinante per onorare la Madonna di San Giovanni.

Dopo aver vagato a lungo per le colline marchigiane, don Chisciotte e il suo inseparabile scudiero Sancio, giunsero nei pressi di una città e incontrarono un uomo, in piedi vicino al suo carro, che fece loro cenno di fermarsi.
Il suo cavallo s’era azzoppato e non era in grado di affrontare la salita che dalla valle del Tesino conduceva alla città.
Don Chisciotte prontamente si offrì di prestargli la sua cavalcatura e legò Ronzinante al carro.
I tre si avviarono verso la città. L’uomo veniva da Atri per la festa in onore della Madonna di San Giovanni e spiegò ai due compagni di viaggio che l’infortunio del suo cavallo sarebbe stato un problema serio per lo svolgimento della festa: infatti la tradizione voleva che lui lanciasse i fuochi artificiali dal suo cavallo mentre correva su e giù per la piazza principale.

«Siete stato molto fortunato a incontrarci!», cominciò a dire don Chisciotte, mentre Sancio si metteva una mano davanti alla faccia in segno di disperazione.

«Dovete sapere che io sono un cavaliere e vado in giro per il mondo con il mio scudiero per soccorrere chi si trova in qualche genere di difficoltà. Saremo ben lieti di fermarci in città per la durata della festa; così voi potrete utilizzare Ronzinante per lanciare i vostri fuochi artificiali. È un cavallo abituato alle battaglie e non avrà certo paura di scintille colorate!».

L’idea piacque al mercante, un po’ meno a Sancio, che già sentiva odore di guai; meno di tutti piacque a Ronzinante, ma nessuno si sognò di chiedere il suo parere.

Il mercante, in segno di riconoscenza, si offrì di provvedere a sistemarli per i giorni della festa in una locanda della città.
A sentir parlare di cibo e di accoglienza, Sancio si rincuorò e, per un momento, smise di pensare ai fuochi artificiali.

«Mi hanno parlato molto bene di questa città. Il cibo è buono e il vino è dei migliori», disse lo scudiero rivolgendosi al mercante.

«Sì», confermò l’uomo, «Sono anni che partecipo a questa festa e sono stato sempre accolto bene; la gente è generosa e ospitale. Vi sentirete a casa vostra! E poi non potete immaginare quanti onori tributeranno al vostro cavallo! Vedrete che entusiasmo: una stalla tutta per lui, fieno di prima qualità,… e il giorno della festa, dopo aver onorato la Madonna con grande solennità, gli occhi della gente saranno tutti su di lui».

«Possibile che un cavallo sia così importante?», chiese don Chisciotte, manifestando il suo stupore.

«Cavaliere, voi siete molto famoso e la vostra fama avrà sicuramente preceduto il nostro ingresso in città. Ma per una sera, solo per quella sera, il vostro cavallo sarà più importante di voi. è per via della festa: se non ci fosse il cavallo, non ci sarebbero i fuochi artificiali. È uno spettacolo unico e anche voi, che avete girato tanto per il mondo, sicuramente non avete mai visto una cosa simile!», disse il mercante con gli occhi che luccicavano per l’entusiasmo.

A don Chisciotte tutta questa storia sembrava strana e cominciava a sospettare che ci fosse sotto qualche incantamento ad opera di oscuri nemici, ma il mercante di Atri sembrava sincero.

Sancio, invece, non aveva seguito il discorso perché era tutto concentrato a guardare il paesaggio e i campi ben lavorati e i calanchi, fenomeno assai suggestivo. Salire a piedi verso la città permetteva di godersi il panorama e tutto era così bello che gli sembrava non aver posto nella mente per altri pensieri: nessun fuoco artificiale avrebbe potuto eguagliare la bellezza di quella meraviglia naturale. Se ne era talmente convinto, che aveva deciso di chiedere a don Chisciotte di fermarsi lì ad abitare.

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