Fu un allegro vocio di ragazzi a riportarlo
alla realtà.
Gridavano: «Palla!».
Il pallone si era fermato ai piedi
dell’albero. Aprì gli occhi e vide un gruppetto di persone che gli facevano dei
cenni. Gli stavano chiedendo di rilanciare la palla. Si alzò e diede un calcio
al pallone mirando verso quella che doveva essere la porta. Il portiere non si
fece cogliere impreparato e rispose al tiro con una presa sicura.
Il commissario si riaccomodò sulla
panchina, soddisfatto: coi piedi se la cavava ancora abbastanza bene.
Ma invece di riprendere il filo dei suoi pensieri, cominciò a seguire la partita dei ragazzi e si accorse che c’erano anche un paio di educatori a bordo campo. Dovevano essere gli allenatori, o qualcosa di simile.
Forse erano ragazzi dell’oratorio
parrocchiale.
«L’oratorio … Che bei ricordi!», pensò.
Da piccolo ci andava tutti i giorni per
giocare con gli amici.
Lì aveva imparato a fare squadra, a non
essere egoista, a condividere,…
Lì aveva scoperto l’importanza
dell’amicizia, del sapersi divertire insieme, del rispetto per l’altro e per le
cose dell’altro.
Il don li coinvolgeva nelle attività
parrocchiali e loro erano contenti di aiutarlo.
Crescendo era diventato catechista.
Poi gli studi universitari lo avevano
costretto a lasciare il paese. Tornava a casa solo nei periodi di vacanza e
questo non gli permetteva più di seguire le attività parrocchiali.
Però aveva continuato ad andare a Messa
tutte le Domeniche.
Era l’appuntamento con il Suo Amico Gesù e non
vi avrebbe rinunciato per niente al mondo. E poi era l’occasione per stare in
comunione con tutte le persone a lui care, vicine e lontane. [dGL]