domenica 24 agosto 2025

La porta


Omelia della XXI Domenica del Tempo Ordinario – Lc 13, 22-30
 
Lc 13, 22-30: “Sforzatevi di entrare per la porta stretta…” (v. 24).

Lc 16, 19-31: “Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe” (vv. 20-21).

 
Quando, nel Vangelo di oggi, ho letto la parola “porta” mi è venuta in mente la “porta” della parabola di Lazzaro e del ricco Epulone e in particolare il fatto che il ricco ogni giorno aveva l’occasione di oltrepassarla. Aveva tutto il tempo di farlo, eppure non gli è riuscito di farlo. E allora mi è venuto il dubbio: era stretta la porta, o era grande, troppo grande il ricco?
 
Così mi sono messo a pensare e mi sono accorto che per tutta la vita avrò accanto uno più piccolo di me. Sempre. E tra me e questo “più piccolo” ci sarà sempre la porta della parabola: il più piccolo starà sempre alla mia porta, come Lazzaro. E Gesù gli starà sempre accanto. È facile immaginare la scena: io sto da una parte della porta e Lazzaro con Gesù sta dall’altra. La porta è sempre aperta, spalancata.
 
Dunque, tra me e il più piccolo c’è questa porta, che più io mi faccio grande e più essa mi risulta stretta. Per passarci devo lasciarmi “portare” dalla carità. E finché resto nelle mie ricchezze, in me stesso, nei miei beni, nei miei affari, finché sono tutto preso da me stesso e dal mio bene, dal mio tempo, dalla mia vita, dal mio spazio,… divento sempre più grande ed è sempre più difficile che io riesca a passare per la porta.
 

Arriva, infine, un momento, un tempo, l’ultimo tempo, in cui non riesco più a passare e la condizione che ho scelto di vivere, resta quella per l’eternità: circondato da cose, da beni materiali, sazio di me stesso, ho vissuto sulla terra nell’illusione che quella fosse la bella vita ed è stato anche piacevole, ma nel giorno del giudizio ogni illusione svanisce e mi resta solo il dolore di non aver vissuto e di non poter più vivere. E sarà dolore per sempre.

 
Se stasera siamo qui, è perché non siamo ancora diventati così grandi da non riuscire ad attraversare la porta stretta: infatti sentiamo ancora il desiderio di donare la nostra vita e di amare; siamo ancora in grado di riconoscere e apprezzare l’amore che riceviamo; sentiamo che è l’amore che riceviamo e doniamo a farci vivere; sentiamo quanto è bella la condivisione, la pace, la fraternità, l’amicizia, l’amore! È questo il momento di prendere e attraversare la porta stretta che ci separa dal “nostro” Lazzaro: ce n’è uno proprio alla tua porta! Guardalo. Ascoltalo. Abbi compassione con lui e di lui. Prenditene cura! Ogni Lazzaro a cui ti fai prossimo, ti fa un po’ più piccolo, più piccolo, più piccolo,… ti fa giusto per passare la porta stretta, ti fa giusto giusto per il Paradiso!

Nessun commento:

Posta un commento