sabato 5 gennaio 2019

Goccia (54)

Stamattina condivido sulle pagine di questo blog uno spezzone di un film (Il pranzo di Babette) e un paio di pagine tratte da un libro di don Paolo Alliata, che ti consiglio di leggere: Dove Dio respira di nascosto, Ponte alle grazie, Milano 2018).
Buona visione e buona lettura!


«Il racconto si conclude. Si scopre che Babette, per la cena, ha speso tutti i diecimila franchi. Non ha tenuto nulla. Le due sorelle sono costernate.

“Cara Babette, non dovevate dare via tutto quanto avevate per noi”.
“Per voi?” replicò. “No, per me”. Si alzò dal ceppo e si fermò davanti alle sorelle, ritta. “Io sono una grande artista” disse.
(Karen Blixen, Il pranzo di Babette, in Capricci del destino, Feltrinelli, Milano 2016).

Babette è ritta. Si erge nella fierezza di colei che finalmente ha potuto esprimere il meglio di sé. Io sono una grande artista, dice, io non l’ho fatto anzitutto per voi, l’ho fatto anzitutto perché io sono questo e per una volta mi sono consentita di essere ciò che sono.

“Per tutto il mondo risuona un solo lungo grido, che esce dal cuore dell’artista: consentitemi di fare il meglio che posso!”

È Gesù che dice: Amici miei, non lo faccio solo per voi, lo faccio perché io e Dio siamo una cosa sola, e Dio è fatto così: Dio nutre. E se anche mi prenderanno a sberle, mi sputeranno addosso, mi tortureranno a morte, questo non cambia niente. Potranno rifiutare il mio dono, ma non potranno impedirmi di donare. Potranno rifiutare il mio dono, ma non impedirmi di essere me stesso.

“E adesso sarete povera per tutta la vita, Babette?”
“Povera?” disse Babette. Sorrise come a se stessa: “No, non sarò mai povera, ho detto che sono una grande artista. Un grande artista, madame, non è mai povero. Abbiamo qualcosa, madame, di cui gli altri  non sanno nulla”.
Filippa andò da Babette e la strinse tra le braccia. Sentiva il corpo della cuoca come un monumento di marmo contro al proprio, mentre lei stessa si scuoteva e tremava da capo a piedi.
(Karen Blixen, Il pranzo di Babette, in Capricci del destino, Feltrinelli, Milano 2016).

Babette ha espresso il suo dono, il meglio di sé. E quindi è solida, solidissima, come il marmo. Quando esprimiamo il nostro dono siamo incontenibili. Quando siamo radicati nel meglio di noi stessi, se anche il dono non viene riconosciuto, noi siamo definitivamente vivi» (Don Paolo Alliata, Dove Dio respira di nascosto, Ponte alle grazie, pp. 37-38).

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