mercoledì 15 novembre 2017

Edizione straordinaria


Il giorno dopo, le prime pagine dei giornali erano dedicate all’episodio accaduto durante l’inaugurazione del grande presepe allestito nella piazza principale della città.
Don Marco era stato testimone oculare dei fatti perché, come ogni anno, insieme al Sindaco e a molti cittadini, aveva partecipato al momento di festa e aveva benedetto il presepe prima dell’accensione ad opera del bambino più piccolo della città. Ma quello che era accaduto dopo, nessuno avrebbe potuto prevederlo: né le persone che avevano studiato il progetto, né i falegnami, che giorno e notte avevano lavorato per costruire l’ambientazione, né le sarte che avevano confezionato i vestiti per le grandi statue di cartapesta, né tutti gli altri che avevano collaborato in vario modo. I più stupiti di tutti, però, furono gli elettricisti.

Come prevede la tradizione, il pomeriggio dell’ultima Domenica di Avvento è iniziato con il concerto della Banda cittadina. Poi è stata la volta dei bambini della scuola, che hanno eseguito canti natalizi accompagnati da maestre, maestri e genitori. Infine, il Sindaco ha ringraziato l’Associazione che ha curato la realizzazione del presepe e ha passato il microfono al parroco. Don Marco ha colto l’occasione per esprimere la sua gioia per il Natale ormai prossimo, e la sua meraviglia nel vedere come la generosità di tante persone aveva prodotto un risultato davvero straordinario. Dopo aver incoraggiato i presenti a vivere le feste natalizie in uno spirito di solidarietà, condivisione e attenzione al prossimo, il parroco ha effettuato la benedizione. Quindi si sono avvicinati i genitori con il neonato per accendere le luci del presepe.

Il tasto di accensione viene premuto. La scena si illumina mentre un uomo si avvicina per scoprire il bambinello. È allora che da più parti iniziano forti esclamazioni di stupore: la mangiatoia è vuota. Giuseppe, Maria, il bue, l’asinello e i pastori fissano con grande attenzione la bella paglia sistemata per l’occasione. Gli elettricisti iniziano a sbracciarsi per far notare al Sindaco che la sera prima sulla piazza c’era molta più luce. Vengono passati in rassegna i faretti, ma risultano tutti accesi. Le statue meccanizzate funzionano e sono tutte concentrate nella ripetizione dei loro movimenti: il clamore che c’è attorno sembra non averle minimamente sfiorate.
Qualche istante dopo, don Marco si accorge che nel presepe manca la stella cometa. Gli elettricisti assicurano che fino all’ora di pranzo la stella era al suo posto e adesso nessuno sa spiegarsi cosa sia potuto succedere nel frattempo: era posizionata sopra la capanna, in un punto molto difficile da raggiungere; era impossibile spostarla.
Don Marco cammina con il Sindaco e si avvicina alle statue dei Magi. È da quella posizione, leggermente decentrata, che i due notano una luce fortissima in lontananza. Sembra provenire dal tetto della casa di riposo per gli anziani sulla vicina collina. La luce è intensa e i tecnici comunali, interrogati, non sanno cosa rispondere: è troppo forte per essere luce elettrica. Non resta che mettersi in marcia, proprio come i Magi tanti anni fa.
Il Sindaco e il Parroco aprono la fila dell’insolita processione e, seguiti da una folla di devoti, ma anche di curiosi, si avviano verso la luce. La banda suona musiche natalizie mentre il corteo si avvicina all’ospizio.
All’ingresso la Caposala sembra sconvolta: non riesce a spegnere le luci. È ora di dormire, ma i corridoi e le stanze sono illuminati a giorno: anziani e ammalati vagano per la struttura. Vedendo il Sindaco e don Marco, chiede loro: «E voi? Che ci fate qui stasera?». I due si guardano e le rispondono: «Cerchiamo il bambino: abbiamo visto brillare la sua stella!». La Caposala li osserva attentamente e si accorge che i due non stanno affatto scherzando. Allora decide di accompagnarli al piano di sopra.
Era ricoverato lì il vecchio parroco della città e i tre, con al seguito una folla di persone, pensano bene di andare prima da lui per sapere se ha notato qualcosa di particolare, o se ha qualche suggerimento che possa far luce sul mistero: gli anziani sono sempre depositari di sapienza, anche nel terzo millennio!
Nella stanza di don Giuseppe è impossibile entrare: ci sono un sacco di persone. Sono talmente tante che anche nel corridoio c’è gente in fila, ciascuno con qualcosa in mano, e ognuno aspetta composto il suo turno per entrare. La scena fa aumentare lo stupore delle persone venute da fuori: «Che cosa sta succedendo?», è la domanda che si legge sul volto di tutti.
Al vedere don Marco, il Sindaco e la Caposala, gli anziani del ricovero, con i volti luminosi di gioia, si affrettano ad aprire un varco perché possano entrare a visitare don Giuseppe. I tre, appena entrano, trovano il vecchio parroco seduto sulla sua poltrona, con in braccio il bambinello raggiante di luce; intorno ci sono persone che hanno portato dalle loro camere qualcosa da offrire al piccolo appena nato: chi una coperta, chi un dolcetto, chi un po’ di miele, chi una tazza di latte caldo, chi un fiore,… La banda inizia a suonare “Tu scendi dalle stelle” e i bambini a cantare; al piccolo coro si uniscono cittadini, Sindaco, Parroco e Caposala e la festa prende il colore della gioia, quella vera!

Eh sì, fu un Natale ben strano quello!
Un Natale che per qualche giorno fece parlare i giornali, ma per molto tempo fece cantare i cuori di tutti in città. Don Marco meditò a lungo su quanto aveva vissuto quella sera. Nessuno in città riuscì a dare una spiegazione logica all’accaduto: l’evento aveva del miracoloso.
Dopo lunghe riflessioni, don Marco arrivò alla conclusione che si era trattato di un segno e che le cose erano andate così perché nell’ospizio c’era gente che viveva nell’attesa: c’era, infatti, chi attendeva un amico, un parente, un figlio, un fiore, un dolcetto, una preghiera, un prete, la guarigione, un sorriso, una canzone, una carezza, una stretta di mano, un abbraccio,… l’Amore.
E Gesù proprio là nasce, dove viva è l’attesa.

[dGL]

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