Racconta l’evangelista Marco:
30Gli apostoli si
riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e
quello che avevano insegnato. 31Ed egli disse loro: «Venite in
disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti
molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di
mangiare. 32Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in
disparte. 33Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le
città accorsero là a piedi e li precedettero.
34Sceso dalla
barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si
mise a insegnare loro molte cose. 35Essendosi ormai fatto tardi, gli
si avvicinarono i suoi discepoli dicendo: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi;
36congedali, in modo che, andando per le campagne e i villaggi dei
dintorni, possano comprarsi da mangiare». 37Ma egli rispose loro:
«Voi stessi date loro da mangiare». Gli dissero: «Dobbiamo andare a comprare
duecento denari di pane e dare loro da mangiare?». 38Ma egli disse
loro: «Quanti pani avete? Andate a vedere». Si informarono e dissero: «Cinque,
e due pesci». 39E ordinò loro di farli sedere tutti, a gruppi,
sull’erba verde. 40E sedettero, a gruppi di cento e di cinquanta. 41Prese
i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione,
spezzò i pani e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero a loro; e
divise i due pesci fra tutti. 42Tutti mangiarono a sazietà, 43e
dei pezzi di pane portarono via dodici ceste piene e quanto restava dei pesci. 44Quelli
che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini. (Mc 6,30-44)
Hanno bisogno di stare un po’ con Gesù i
discepoli, di ritorno dalla prima missione. Ha bisogno di un pastore la folla
che cerca Gesù perché ha sperimentato il suo amore.
Abbiamo bisogno di tutte e due le cose
noi cristiani, chiamati a essere testimoni di Gesù e a seguirlo tenendo fisso lo
sguardo su di Lui, come pecore che camminano dietro il pastore.
«Venite in disparte, voi soli, in un
luogo deserto, e riposatevi un po’» (6,31), è l’invito che Gesù rivolge a chi
gli sta più vicino. Sono quelli che hanno lasciato tutto e lo hanno seguito;
sono quelli che stanno iniziando a vivere come Lui. Da quando stanno con Lui
(Mc 3,20), anche loro non hanno tempo di mangiare (6,31); da quando stanno con
Lui (Mc 1,35), anche loro sentono il bisogno di cercare ristoro dopo la fatica,
ritirandosi in un luogo deserto (6,31).
I discepoli seguono il maestro in un
luogo deserto, ma questa loro decisione non li chiude all’ascolto di chi,
inatteso, si presenta con le sue domande, con la sua vita da mettere sotto lo
sguardo del maestro. La folla ha intuito in Gesù qualcosa di diverso da tutti
gli altri: Egli guarda con amore. La folla ha, finalmente, trovato chi si
prende a cuore le sue necessità, chi è disposto a dare la vita per il bene
dell’altro.
Quello che accade dopo è un vero e
proprio miracolo: la misericordia rende fecondi, fa fruttare quel poco che
siamo a tal punto che il risultato è qualcosa di sovrabbondante. Capita ogni
volta che non consideriamo la presenza dell’altro come un problema o come un
elemento di disturbo, ma come un tesoro che ci viene affidato da Dio perché ce
ne prendiamo cura, perché insieme impariamo ad affidarci alla divina
provvidenza.
È Gesù a educare gli apostoli e noi
attraverso l’esperienza quotidiana; Egli ci mostra il suo stile perché, come
giovani apprendisti nella bottega di un esperto artigiano, possiamo guardarlo e
“rubargli il mestiere”. Gesù non è geloso del suo talento, del suo cuore; Egli
lo mette volentieri nelle nostre mani perché anche noi possiamo fare come Lui.
Gesù ci manda in missione col suo stesso
sguardo, col suo stesso cuore: «Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo
Gesù» (Fil 2,5), raccomanda San Paolo.
Possiamo davvero guardare la gente con
gli stessi occhi di Gesù, col suo stesso cuore!
Allora vedremo quello che Egli vede:
«pecore che non hanno pastore».
Allora sapremo avere compassione.
La situazione della folla è grave: se il
pastore è quello che conosce le pecore e si prende cura di loro (salmo 22),
essere pecore senza pastore espone a ogni genere di pericolo, a uno stato di
continuo bisogno, a una vita insicura. Gesù ha compassione della folla, come
all’inizio del brano aveva avuto compassione dei suoi discepoli, comprendendo
bene ciò di cui avevano bisogno.
Gesù è la risposta alla preghiera di
Mosè contenuta in Nm 27,16-17: «Il Signore, il Dio della vita di ogni essere
vivente, metta a capo di questa comunità un uomo che li preceda nell’uscire e
nel tornare, li faccia uscire e li faccia tornare, perché la comunità del
Signore non sia un gregge senza pastore». Gesù è il pastore che dà la vita per
le sue pecore (Gv 10,11). È il compimento della promessa contenuta in Ez
34,10-16, nella quale Dio stesso si fa pastore del suo popolo: «Io stesso
condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare. Oracolo del Signore
Dio. Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all’ovile quella
smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa
e della forte; le pascerò con giustizia» (Ez 34,15-16).
La prima azione che Gesù compie per la
grande folla è «insegnare loro molte cose» (v. 34). Le pecore hanno bisogno di
Vangelo, di ricevere da Gesù la Parola che fa vivere, hanno bisogno di
conoscere Dio, la sua fedeltà e il suo amore.
Il tempo trascorre ed è ormai tardi. I
discepoli si avvicinano a Gesù per invitarlo a congedare la folla perché
ciascuno possa provvedere a comprarsi da mangiare. Gesù li sorprende con una
risposta che vuole aprire il loro cuore alla compassione: «Voi stessi date loro
da mangiare» (v. 37).
Dopo queste parole, i discepoli e noi
smettiamo di essere spettatori e veniamo coinvolti in prima persona dal
maestro. Noi che siamo con Lui, noi che ci diciamo cristiani, non possiamo
rimanere indifferenti; tutto ciò che viviamo, lo viviamo come cristiani, lo
facciamo cercando di somigliare a Gesù, cercando di rispondere come Lui
risponderebbe, provando a fare come Lui farebbe,… Non si tratta di comprare
duecento denari di pane o di sconfiggere la fame nel mondo; si tratta di
condividere col fratello quello che siamo, si tratta di rispondere col Vangelo
ai problemi che affrontiamo, si tratta di non essere indifferenti alla
situazione del più piccolo tra quelli che incontriamo.
E ogni volta sarà Gesù stesso a
prenderci per mano per farci scoprire quel che abbiamo: «Quanti pani avete?
Andate a vedere».
Sarà una sorpresa anche per noi trovare
quei pani e accorgerci che ci sono anche due pesci!
E la nostra meraviglia sarà ancora più
grande quando vedremo il Signore prendere tra le sue mani il nostro poco e
farlo fruttare il centuplo!
A questo punto, non resta che fidarci di
Gesù e iniziare a fare la sua volontà: «Voi stessi date loro da mangiare».
don Gian Luca Rosati
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