sabato 19 dicembre 2015

Fiori

«Don, possiamo chiederle una cosa?», disse quello che doveva essere il capo-delegazione.

«Vi ascolto», rispose don Placido, accogliendo i ragazzi nell'ufficio parrocchiale.

«Sono un po’ di giorni che volevamo parlare con lei, ma avevamo paura che potesse bocciare la nostra idea e quindi ci siamo decisi solo ora…», cominciò a dire il più grande del gruppo.

In effetti, don Placido si era accorto che da qualche giorno in oratorio quei ragazzi lo guardavano come se stessero cercando il momento opportuno per dirgli qualcosa, ma aveva voluto aspettare che si decidessero e non li aveva forzati a parlare con lui. Ora quella frase, se da una parte lo aveva rallegrato perché era il segno che volevano coinvolgerlo nei loro progetti, dall’altra gli aveva fatto venire il dubbio di aver comunicato, con il suo modo di fare, la sensazione che lui fosse un terribile esaminatore pronto a dare il giudizio finale a ciascuno dei suoi parrocchiani: «Inesorabilmente bocciato!».

Fu così che si ritrovò a dire: «Ragazzi, parlate pure senza timore: il prete non è uno che viene mandato in una parrocchia per bocciare le idee di quelli che incontra, ma per aiutarli a farle sbocciare per il bene di tutta la comunità! Sono qui per incoraggiarvi a mettere a frutto i vostri bei talenti e non per terrorizzarvi a suon di giudizi, finché non deciderete di sotterrarli quei talenti. Se li sotterriamo non porteranno frutti, se, invece, li mettiamo generosamente a disposizione dei fratelli, la nostra parrocchia sarà un bel giardino fiorito».

Rassicurati dalle parole del don, i ragazzi cominciarono a parlare con entusiasmo, tanto che le loro voci si sovrapponevano: «Noi pensavamo che si potrebbe…». [dGL]

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