Avevo scritto un discorso,
fratelli, ma non ve lo leggerò, perché voglio farvi una domanda: «Che cosa
siete venuti a fare qui? E che cos’è tutto questo incenso? E perché vi siete
messi gli abiti più belli?». Siamo qua, ora, per festeggiare dei giovani che
abbracciano la croce di Cristo, che promettono di aiutarlo a sostenerla. È un
momento a cui si arriva percorrendo strade diverse, accidentate, seguendo la
sola luce che illumina il buio della notte, la fiaccola della Divina
Provvidenza. È scritto che il Signore è la lampada; è scritto che ciascuno di
noi lo sogna nella notte e va a cercarlo appena giunge il mattino. Questo hanno
fatto i giovani che avete davanti per arrivare alla cerimonia di oggi e questo
fa chi consacra la sua vita a Cristo: abbandona la donna amata, dimentica gli
amici, delude il padre e lascia sola la madre, saluta le superbie del mondo, le
ricchezze, gli agi, la patria stessa; eppure non è solo, non è più solo: ovunque
egli vada ha con sé la donna amata, l’amico, la madre, il padre, la patria,
perché in Cristo è la casa, in Cristo è il riposo, l’avventura, la pace; perché
le domande sono infinite, ma la risposta è una sola: Gesù Cristo nostro
Signore. [sermone tratto dal film Sant’Antonio di Padova, 2002]
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