sono don Gian Luca, l’assistente
diocesano dell’Azione Cattolica dei Ragazzi, ma in questa occasione vorrei
uscire dai confini dell’articolazione (ACR) e rivolgermi a te come un compagno
di viaggio, uno che si avvicina e vuole soltanto camminare un po’ con te,
andare al tuo passo, ascoltare la tua voce, il tuo respiro, il tuo cuore.
Forse una lettera non è lo strumento
migliore, però potrebbe essere l’occasione per iniziare un dialogo e
conoscerci.
Abbiamo da poco cominciato l’Avvento, un
tempo forte che ogni anno ci richiama alla vigilanza mantenendo viva la nostra
speranza e la nostra fede nel Signore: «Quando
cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la
vostra liberazione è vicina» (Lc 21, 28).
Nelle mie orecchie risuonano ancora
queste parole di Gesù ascoltate Domenica (I Domenica di Avvento, anno C) e mi
fanno pensare all’uomo che, immerso in uno scenario apocalittico, riesce a
risollevarsi e ad alzare il capo. Beato quell’uomo a cui il cuore ricorderà in
quel momento le parole del Signore! Ci vuole fede, ci vuole perseveranza, ci
vogliono l’umiltà e la fiducia del discepolo, ci vuole l’obbedienza alla
volontà di Dio, ci vuole una grande attenzione alla storia e a quanto accade
attorno a noi. Proprio di questo vorrei parlarti!
A volte ci lasciamo prendere dal
desiderio di qualcosa che trasformi, come per magia, la nostra esistenza e,
nell’attesa di questo miracolo, ci sediamo e sopravviviamo rinunciando a fare
il bene – «Perché non sono ancora pronto!»,
a camminare – «Perché non ce la faccio!»,
a convertirci – «Perché devono cambiare
gli altri, non io!», a pregare – «Perché
non me la sento!», ad amare – «Perché
se non sto attento, potrei soffrire!».
Ma così ci dimentichiamo che Gesù è
vivo, è sempre presente in mezzo a noi e possiamo incontrarlo sulle nostre
strade, quelle che distrattamente percorriamo tutti i giorni, quelle che ormai
conosciamo a memoria!
L’incontro con Gesù davvero cambia la
vita; non perché muta la situazione esterna, scompaiono i problemi e tutto si
risolve, ma perché Egli trasfigura la storia e ce la rivela come un’occasione
per amare.
Leggendo un piccolo libro del cardinal
Van Thuan (François-Xavier Nguyen Van
Thuan, Cinque pani e due pesci,
San Paolo), ho trovato un paragrafo che vorrei condividere con te: «Gli apostoli avrebbero voluto scegliere la
via facile: “Signore, lascia andare la folla, così che possa procurarsi il
cibo…”. Ma Gesù vuole agire nel momento presente: “Date loro da mangiare voi
stessi” (Lc 9, 13). Sulla croce, quando il ladrone gli ha detto: “Gesù,
ricordati di me, quando verrai nel tuo regno”, egli ha risposto: “Oggi sarai
con me in paradiso” (Lc 23, 42-43). Nella parola “oggi” sentiamo tutto il
perdono, tutto l’amore di Gesù. Padre Massimiliano Kolbe viveva questo
radicalismo quando ripeteva ai suoi novizi: “Tutto, assolutamente, senza
condizione”. Ho sentito Dom Helder Camara dire: “La vita è imparare ad amare”.
Una volta, Madre Teresa di Calcutta mi ha scritto: “L’importante non è il
numero di azioni che facciamo, ma l’intensità di amore che mettiamo in ogni
azione”. Come attingere questa intensità di amore nel momento presente? Penso
che devo vivere ogni giorno, ogni minuto come l’ultimo della mia vita. Lasciare
tutto ciò che è accessorio, concentrarmi soltanto sull’essenziale. Ciascuna
parola, ciascun gesto, ciascuna telefonata, ciascuna decisione è la cosa più
bella della mia vita, riservo a tutti il mio amore, il mio sorriso; ho paura di
perdere un secondo, vivendo senza senso… Ho scritto nel mio libro “Il cammino
della speranza”: “Per te, il momento più bello è il momento presente (cfr. Mt
6, 34; Gc 4, 13-15). Vivilo appieno nell’amore di Dio. La tua vita sarà
meravigliosamente bella se sarà come un cristallo formato da milioni di tali
momenti. Vedi come è facile?” (CS, n. 997)» (Cinque pani e due pesci, pp. 14-15).
Il nostro essere cristiani ci chiede di
essere testimoni nel quotidiano e negli ambienti in cui viviamo. Testimoni non
di una struttura, né di un programma, né di alcune idee o intuizioni; siamo
chiamati a essere testimoni di Gesù. Questo nostro appartenere a Lui va
comunicato ai fratelli con il sorriso e con l’entusiasmo di chi vuole
condividere il tesoro che gli è stato donato. Non disperdiamo, dunque, le
nostre forze nell’inseguire di volta in volta il grande evento o nell’elaborare
chissà quale progetto. Cerchiamo, invece, di cogliere nell’OGGI il passaggio
del Signore, facendo attenzione a ogni persona che incontriamo.
Convinciamoci che «ciascuna parola, ciascun gesto, ciascuna telefonata, ciascuna
decisione è la cosa più bella» della nostra vita (cfr. Cinque pani e due pesci, p. 15)!
La vita è il tempo propizio in cui
dobbiamo far fruttare i talenti che il Signore gratuitamente ci ha donato!
Di fronte a una situazione che non ci
piace o ci fa soffrire, potremmo essere presi dalla tentazione di abbandonare
tutto: «Ora mi metto in stand-by e poi il
prossimo anno riprenderò il cammino…»; oppure: «Preferisco farmi da parte in attesa di tempi migliori…»; oppure: «In questo triennio non mi sembra che ci
siano le condizioni giuste per un mio impegno, ma quando le cose cambieranno,
tornerò con tutto il mio entusiasmo...».
Ma, hai mai visto un allenatore che,
dopo una serie di risultati negativi, dice alla squadra e ai tifosi: «Per quest’anno tiriamo i remi in barca in
attesa della prossima stagione»? Se facesse una tale dichiarazione,
sprecherebbe il tempo e le risorse che ha e non potrebbe nemmeno porre le basi
per un futuro migliore.
Così se non ci saremo impegnati al
massimo nel testimoniare il nostro essere cristiani, nel metterci al servizio
di Dio e dell’uomo, anche nella nostra Associazione potremmo ritrovarci a
constatare con tanta tristezza e amarezza che non siamo stati capaci di
cogliere le occasioni e di leggere i segni dei tempi.
Se non siamo vigilanti, rischiamo di
lasciarci andare a giudizi, critiche, polemiche, sospetti, chiacchiere,… e
perdiamo di vista l’altro che ci sta di fronte e ci chiede di essere
riconosciuto.
Il cristiano non è un moralista con il
giudizio pronto e infallibile su tutto e su tutti. Il cristiano è colui che si
fa prossimo come Gesù (Lc 10, 29-37); è colui che entra nella casa di Zaccheo
perché Gesù vi è entrato prima di lui (Lc 19, 1-9); è colui che siede a tavola
con i peccatori (Lc 5, 29-32), va a cercare la pecorella smarrita (Lc 15, 4-7),
abbraccia il figlio che torna a casa e fa festa con lui (Lc 15, 11-32); il
cristiano è colui che sta ai piedi di Gesù e lo ascolta (Lc 10, 38-42), colui
che impara da Gesù a perdonare (Lc 23, 33-34).
Durante la Veglia dell’Adesione (23
novembre 2012), ci è stato consegnato un testo di don Tonino Bello che dice
così: «Ricordatevi che l’Azione Cattolica
trova il suo punto di massima espressione non quando siete nelle pareti della
vostra parrocchia: è il mondo lo spazio in cui vi giocate la vostra identità.
Quale mondo? Quello della scuola dove state, della fabbrica dove lavorate,
dell’ufficio, dei campi: e poi gli ambienti, la spiaggia quest’estate, il bar
questa sera, la villa, la piazza… E se vi dicono che afferrate le nuvole, che
battete l’aria, che non siete pratici, prendetelo come un complimento. Non fate
riduzioni sui sogni. Non praticate sconti sull’utopia. Se dentro vi canta un
grande amore per Gesù Cristo e vi date da fare per vivere il Vangelo, la gente
si chiederà: «Ma che cosa si cela negli occhi così pieni di stupore di
costoro?» (Dall’omelia del Vescovo Tonino Bello alla I assemblea diocesana
dell’AC, Molfetta 19 Febbraio 1989).
Perché non prendiamo sul serio questo
invito e lasciamo cantare il nostro grande amore per Gesù? Il canto è dono,
armonia, emozione, comunicazione di quel che siamo e viviamo. Il canto
coinvolge, unisce, rallegra!
Facciamo cantare la nostra vita sulle
note del Vangelo e custodiamo lo stupore e la meraviglia per l’amore del
Signore! E abbandoniamo una volta per tutte quel desiderio di affermazione
personale, di realizzazione, di successo che può trasformarci in rumorosi uomini
di divisione. Sia il Signore a guidare e ispirare il nostro agire!
Caro amico,
non vorrei che queste parole suonassero
ai tuoi orecchi come una predica; non è questa la mia intenzione. A pochi
giorni dalla Festa dell’adesione
all’Azione Cattolica, vorrei solo comunicarti la gioia che la fede mi dona
e invitarti a rinnovare il tuo desiderio di seguire il Signore. Segui il
Signore nell’oggi, afferrando le occasioni che si presentano ogni giorno per
compiere azioni ordinarie in un modo straordinario! (cfr. Cinque pani e due pesci, p. 17).
Ora ti saluto, rendendomi disponibile a
incontrarti o a rispondere a eventuali tue domande di chiarimento!
Ti auguro di camminare sempre con Gesù!
Fraternamente,
don Gian Luca
Grazie per questo post!
RispondiEliminaMarco (AC di Ascoli)