giovedì 6 dicembre 2012

Agli aderenti all’Azione Cattolica della Diocesi di San Benedetto del Tronto – Ripatransone – Montalto M.

Caro amico,

sono don Gian Luca, l’assistente diocesano dell’Azione Cattolica dei Ragazzi, ma in questa occasione vorrei uscire dai confini dell’articolazione (ACR) e rivolgermi a te come un compagno di viaggio, uno che si avvicina e vuole soltanto camminare un po’ con te, andare al tuo passo, ascoltare la tua voce, il tuo respiro, il tuo cuore.

Forse una lettera non è lo strumento migliore, però potrebbe essere l’occasione per iniziare un dialogo e conoscerci.

Abbiamo da poco cominciato l’Avvento, un tempo forte che ogni anno ci richiama alla vigilanza mantenendo viva la nostra speranza e la nostra fede nel Signore: «Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina» (Lc 21, 28).

Nelle mie orecchie risuonano ancora queste parole di Gesù ascoltate Domenica (I Domenica di Avvento, anno C) e mi fanno pensare all’uomo che, immerso in uno scenario apocalittico, riesce a risollevarsi e ad alzare il capo. Beato quell’uomo a cui il cuore ricorderà in quel momento le parole del Signore! Ci vuole fede, ci vuole perseveranza, ci vogliono l’umiltà e la fiducia del discepolo, ci vuole l’obbedienza alla volontà di Dio, ci vuole una grande attenzione alla storia e a quanto accade attorno a noi. Proprio di questo vorrei parlarti!

A volte ci lasciamo prendere dal desiderio di qualcosa che trasformi, come per magia, la nostra esistenza e, nell’attesa di questo miracolo, ci sediamo e sopravviviamo rinunciando a fare il bene – «Perché non sono ancora pronto!», a camminare – «Perché non ce la faccio!», a convertirci – «Perché devono cambiare gli altri, non io!», a pregare – «Perché non me la sento!», ad amare – «Perché se non sto attento, potrei soffrire!».

Ma così ci dimentichiamo che Gesù è vivo, è sempre presente in mezzo a noi e possiamo incontrarlo sulle nostre strade, quelle che distrattamente percorriamo tutti i giorni, quelle che ormai conosciamo a memoria!

L’incontro con Gesù davvero cambia la vita; non perché muta la situazione esterna, scompaiono i problemi e tutto si risolve, ma perché Egli trasfigura la storia e ce la rivela come un’occasione per amare.

Leggendo un piccolo libro del cardinal Van Thuan (François-Xavier Nguyen Van Thuan, Cinque pani e due pesci, San Paolo), ho trovato un paragrafo che vorrei condividere con te: «Gli apostoli avrebbero voluto scegliere la via facile: “Signore, lascia andare la folla, così che possa procurarsi il cibo…”. Ma Gesù vuole agire nel momento presente: “Date loro da mangiare voi stessi” (Lc 9, 13). Sulla croce, quando il ladrone gli ha detto: “Gesù, ricordati di me, quando verrai nel tuo regno”, egli ha risposto: “Oggi sarai con me in paradiso” (Lc 23, 42-43). Nella parola “oggi” sentiamo tutto il perdono, tutto l’amore di Gesù. Padre Massimiliano Kolbe viveva questo radicalismo quando ripeteva ai suoi novizi: “Tutto, assolutamente, senza condizione”. Ho sentito Dom Helder Camara dire: “La vita è imparare ad amare”. Una volta, Madre Teresa di Calcutta mi ha scritto: “L’importante non è il numero di azioni che facciamo, ma l’intensità di amore che mettiamo in ogni azione”. Come attingere questa intensità di amore nel momento presente? Penso che devo vivere ogni giorno, ogni minuto come l’ultimo della mia vita. Lasciare tutto ciò che è accessorio, concentrarmi soltanto sull’essenziale. Ciascuna parola, ciascun gesto, ciascuna telefonata, ciascuna decisione è la cosa più bella della mia vita, riservo a tutti il mio amore, il mio sorriso; ho paura di perdere un secondo, vivendo senza senso… Ho scritto nel mio libro “Il cammino della speranza”: “Per te, il momento più bello è il momento presente (cfr. Mt 6, 34; Gc 4, 13-15). Vivilo appieno nell’amore di Dio. La tua vita sarà meravigliosamente bella se sarà come un cristallo formato da milioni di tali momenti. Vedi come è facile?” (CS, n. 997)» (Cinque pani e due pesci, pp. 14-15).

Il nostro essere cristiani ci chiede di essere testimoni nel quotidiano e negli ambienti in cui viviamo. Testimoni non di una struttura, né di un programma, né di alcune idee o intuizioni; siamo chiamati a essere testimoni di Gesù. Questo nostro appartenere a Lui va comunicato ai fratelli con il sorriso e con l’entusiasmo di chi vuole condividere il tesoro che gli è stato donato. Non disperdiamo, dunque, le nostre forze nell’inseguire di volta in volta il grande evento o nell’elaborare chissà quale progetto. Cerchiamo, invece, di cogliere nell’OGGI il passaggio del Signore, facendo attenzione a ogni persona che incontriamo.

Convinciamoci che «ciascuna parola, ciascun gesto, ciascuna telefonata, ciascuna decisione è la cosa più bella» della nostra vita (cfr. Cinque pani e due pesci, p. 15)!

La vita è il tempo propizio in cui dobbiamo far fruttare i talenti che il Signore gratuitamente ci ha donato!

Di fronte a una situazione che non ci piace o ci fa soffrire, potremmo essere presi dalla tentazione di abbandonare tutto: «Ora mi metto in stand-by e poi il prossimo anno riprenderò il cammino…»; oppure: «Preferisco farmi da parte in attesa di tempi migliori…»; oppure: «In questo triennio non mi sembra che ci siano le condizioni giuste per un mio impegno, ma quando le cose cambieranno, tornerò con tutto il mio entusiasmo...».

Ma, hai mai visto un allenatore che, dopo una serie di risultati negativi, dice alla squadra e ai tifosi: «Per quest’anno tiriamo i remi in barca in attesa della prossima stagione»? Se facesse una tale dichiarazione, sprecherebbe il tempo e le risorse che ha e non potrebbe nemmeno porre le basi per un futuro migliore.

Così se non ci saremo impegnati al massimo nel testimoniare il nostro essere cristiani, nel metterci al servizio di Dio e dell’uomo, anche nella nostra Associazione potremmo ritrovarci a constatare con tanta tristezza e amarezza che non siamo stati capaci di cogliere le occasioni e di leggere i segni dei tempi.

Se non siamo vigilanti, rischiamo di lasciarci andare a giudizi, critiche, polemiche, sospetti, chiacchiere,… e perdiamo di vista l’altro che ci sta di fronte e ci chiede di essere riconosciuto.

Il cristiano non è un moralista con il giudizio pronto e infallibile su tutto e su tutti. Il cristiano è colui che si fa prossimo come Gesù (Lc 10, 29-37); è colui che entra nella casa di Zaccheo perché Gesù vi è entrato prima di lui (Lc 19, 1-9); è colui che siede a tavola con i peccatori (Lc 5, 29-32), va a cercare la pecorella smarrita (Lc 15, 4-7), abbraccia il figlio che torna a casa e fa festa con lui (Lc 15, 11-32); il cristiano è colui che sta ai piedi di Gesù e lo ascolta (Lc 10, 38-42), colui che impara da Gesù a perdonare (Lc 23, 33-34).

Durante la Veglia dell’Adesione (23 novembre 2012), ci è stato consegnato un testo di don Tonino Bello che dice così: «Ricordatevi che l’Azione Cattolica trova il suo punto di massima espressione non quando siete nelle pareti della vostra parrocchia: è il mondo lo spazio in cui vi giocate la vostra identità. Quale mondo? Quello della scuola dove state, della fabbrica dove lavorate, dell’ufficio, dei campi: e poi gli ambienti, la spiaggia quest’estate, il bar questa sera, la villa, la piazza… E se vi dicono che afferrate le nuvole, che battete l’aria, che non siete pratici, prendetelo come un complimento. Non fate riduzioni sui sogni. Non praticate sconti sull’utopia. Se dentro vi canta un grande amore per Gesù Cristo e vi date da fare per vivere il Vangelo, la gente si chiederà: «Ma che cosa si cela negli occhi così pieni di stupore di costoro?» (Dall’omelia del Vescovo Tonino Bello alla I assemblea diocesana dell’AC, Molfetta 19 Febbraio 1989).

Perché non prendiamo sul serio questo invito e lasciamo cantare il nostro grande amore per Gesù? Il canto è dono, armonia, emozione, comunicazione di quel che siamo e viviamo. Il canto coinvolge, unisce, rallegra!

Facciamo cantare la nostra vita sulle note del Vangelo e custodiamo lo stupore e la meraviglia per l’amore del Signore! E abbandoniamo una volta per tutte quel desiderio di affermazione personale, di realizzazione, di successo che può trasformarci in rumorosi uomini di divisione. Sia il Signore a guidare e ispirare il nostro agire!

Caro amico,
non vorrei che queste parole suonassero ai tuoi orecchi come una predica; non è questa la mia intenzione. A pochi giorni dalla Festa dell’adesione all’Azione Cattolica, vorrei solo comunicarti la gioia che la fede mi dona e invitarti a rinnovare il tuo desiderio di seguire il Signore. Segui il Signore nell’oggi, afferrando le occasioni che si presentano ogni giorno per compiere azioni ordinarie in un modo straordinario! (cfr. Cinque pani e due pesci, p. 17).

Ora ti saluto, rendendomi disponibile a incontrarti o a rispondere a eventuali tue domande di chiarimento!

Ti auguro di camminare sempre con Gesù!

Fraternamente,
don Gian Luca

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