giovedì 27 settembre 2012

Carità e altri carismi [da Lettera a Sila, Silvano Fausti]

Non fare tutto il bene possibile. Lascia qualcosa anche agli altri!
A ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l’utilità comune (1Cor 12, 7). Ognuno ha il suo dono da donare al fratello.
Non essere avido e non accaparrarti tutti i doni! Distruggeresti te e la Chiesa di Dio.
Riconosci il tuo dono al Signore; sii contento di servire con quello i fratelli. I nostri limiti ci permettono di entrare in comunione di amore e servizio reciproco, partecipando nel tempo alla danza eterna di Dio stesso, nel suo respiro vitale di dare tutto e tutto ricevere.
Quando, fin dall’inizio, sorse a Gerusalemme il problema della «caritas», gli apostoli capirono meglio il loro carisma, e lasciarono ad altri il servizio delle mense (At 6, 4).
Quando avrai tante cose da fare a favore dei fratelli, e non avrai più tempo per dedicarti assiduamente alla preghiera e al servizio della Parola, preoccupati assai. Significa che non sei più apostolo e sei venuto meno alla tua chiamata.
Sappi che è carità verso l’altro anche il non far tutto.
Non umiliarlo con la tua pretesa onnipotenza.
Sappi che è carità verso l’altro anche riconoscere il proprio limite. Umiliati, riconoscendoti nella comune condizione mortale.
Sappi soprattutto che la più grande carità verso l’altro è condividere la sua impotenza e annunciargli che Gesù è il Signore mio e suo.

I tuoi due doveri fondamentali sono parlare a Dio degli uomini e parlare agli uomini di Dio, e ricordati che il secondo parlare deriva dal primo la sua efficacia.
Ricordati anche che parlare a Dio degli uomini è più efficace che parlare di Dio agli uomini.

Individuato il tuo carisma, sii contento che altri facciano altro, senza metterli in questione e sentirti messo in questione dalla diversità.
Siamo un solo corpo, ma non un solo membro. La pluralità delle membra è necessaria perché l’unico corpo viva nell’unico Spirito, che è amore e dono mutuo.

Il tuo servizio ai poveri è quello di tipo più difficile: è la tua stessa povertà, che ti rende solidale con loro, capace di testimoniare il Figlio di Dio che si è fatto nostro fratello.
Hai rinunciato una volta per tutte a tutto, per essere solidale con tutti e poter annunciare ai poveri la comune speranza.
Se guardi bene, vedrai che spesso la tua carità è per tacitare i tuoi sensi di colpa o di impotenza. Non mancando di nulla o non potendo fare tutto, invece di fare come il Signore che si abbassò e condivise la nostra sorte, cercherai di alzare gli altri alla tua. Così mostrerai la tua superiorità e li fisserai nella loro inferiorità, continuando a dare cose senza più trovare il tempo per annunciare il Vangelo.
La gente ti chiederà ciò che tu dai. E tu darai ciò che hai e l’altro non ha.
Per questo, l’unica cosa che tu hai in più dell’altro sia solo il Signore Gesù, che desidera comunicarsi a lui come a te. [Silvano Fausti]

Nessun commento:

Posta un commento