Diciamo
invece che è superata quella rivalità!
Diciamo
che è roba di cui vergognarsi!
Diciamo
che era frutto dell'ignoranza quella rivalità!
Diciamo
che è stupido riportarla a galla quella rivalità.
Diciamo
invece che è superata quella rivalità!
Diciamo
che è roba di cui vergognarsi!
Diciamo
che era frutto dell'ignoranza quella rivalità!
Diciamo
che è stupido riportarla a galla quella rivalità.
Se penso al parroco e alla sua carità pastorale, mi viene in
mente don Pietro, il parroco del mio Battesimo e della mia Prima Comunione a San
Martino.
Don Pietro era un prete dedito per tutta la vita alla cura delle
anime in una parrocchia che aveva soltanto la chiesa e una piccola sacrestia,
ricavata nell’abside della stessa chiesa. Un piccolo campetto e la casa
parrocchiale erano distanti dalla Chiesa e non raggiungibili a piedi. Perciò,
per noi bambini e ragazzi di San Martino, la Parrocchia era l’edificio della
chiesa e quel muretto sul sagrato dove da piccolo mi arrampicavo e mi sembrava
di aver compiuto un’impresa.
Oggi mi viene in mente don Pietro perché è un parroco che nel
tempo ha continuato a svolgere la sua missione di apostolato nell’ordinario e
con i mezzi che aveva a disposizione, confidando nella Provvidenza di Dio e nelle
buone relazioni che nel tempo si instaurano tra il parroco e i suoi
parrocchiani.
Oggi ripenso a don Pietro e riconosco l’eroicità della sua carità
pastorale “di tutti i giorni”. Non è
mica facile incontrare ogni giorno per anni le stesse situazioni, farsi carico
ogni mattina degli stessi problemi, accompagnare i fedeli dall’inizio alla fine
della vita e non stancarsi di esserci sempre e per tutti, offrire l’ascolto
senza essere invadenti, custodire le persone senza cedere alla tentazione di
dirigere la loro vita, essere servo e non trasformarsi in padrone, visitare poveri
e ammalati e portare a tutti una parola di conforto o d’incoraggiamento.
Non è facile, eppure negli anni ho visto don Pietro
continuare così, con umiltà e mitezza, nel nascondimento, senza mai cercare
visibilità, senza pretendere nulla e contento di essere “trovato” da chi con amicizia ha continuato a cercarlo, anche dopo
la pensione.
Oggi sono parroco e mi rendo conto che non è per niente facile
né scontata una fedeltà così: abbracciare la quotidianità con amore senza cedere
all’amarezza o all’insofferenza di non riuscire a formarla (o sformarla)
secondo il mio desiderio o secondo la mia visione delle cose, aver rispetto
della storia e del cammino di un popolo a cui sono mandato come servo e non
come padrone. Non è per niente facile evangelizzare con le capacità e le
risorse che ho e non con quelle che “se
le avessi, allora sì che potrei evangelizzare efficacemente”. Non è per
niente facile scegliere l’ultimo posto con letizia e non con fastidio o con
rassegnazione, …
Non dico che la carità pastorale sia solo questo: certamente è anche tanto altro e ognuno la vive secondo la sua vocazione e secondo la realtà in cui si trova, ma ci tengo oggi a dire che la carità pastorale è anche quella di don Pietro e chissà di quanti altri (ieri e oggi) e che i frutti della carità pastorale restano qualcosa di cui rallegrarsi ed essere grati perché dono di Dio e non perché merito delle proprie capacità.
«La strada della santità è fatta di infiniti viottoli di gentilezza, bontà e gratitudine». Penso sia davvero così. Penso che la via del Paradiso sia proprio alla nostra portata e che i due giovani "vivissimi" Carlo e Pier Giorgio ce l'abbiano indicata: nel corso della loro vita terrena non hanno fatto miracoli che li hanno resi straordinari, ma hanno semplicemente vissuto il loro essere cristiani e così si sono distinti per l'amicizia, per la sincerità, per la carità, per l'umiltà nel mettersi al servizio, per l'allegria, per la compassione, per l'evangelizzazione! Tutte cose in cui anche noi possiamo distinguerci vivendo da cristiani, cioè lasciando che Cristo viva in noi: «Sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me» (Gal 2, 19-20).
E infine una mostra può fare...
Beh, "infine" non posso ancora dirlo perché la mostra è ancora aperta e chissà quante altre cose belle mi succederanno prima della sua conclusione!
Se tu non ci sei ancora stato, t'invito a visitarla e intanto ti saluto con questa bella canzone che s'intitola "Paradiso, Paradiso"!