«Una mostra può
fare»,
direi così, ispirandomi alla canzone di Max Gazzè che si intitola «Una musica può fare».
A quasi un mese dall'apertura, infatti, ho visto e sentito quello che una
mostra può fare.
Naturalmente
sto parlando di quello che la mostra ha fatto per me. Poi ciascuno potrà dire
ciò che la mostra ha fatto per lui (anche nei commenti qui sotto).
Innanzitutto questi due giovani amici, Carlo e Pier Giorgio, mi hanno fatto
pensare al Paradiso almeno due volte al giorno: una volta al momento
dell'apertura (al mattino) e una volta al momento della chiusura (alla sera).
Ho scritto "almeno" perché ogni giorno mi capita di passare davanti
alla porta di ingresso anche in altri momenti della giornata e ogni volta vengo
"salutato" dal loro sorriso nelle due foto che accolgono il
visitatore.
E pensare al Paradiso, due o più volte al giorno, mi fa bene: mi ricorda di
cercare il Paradiso, mi fa ringraziare per il dono del Paradiso, mi fa servire
Dio e il prossimo per il Paradiso!
Poi ho visto catechisti e ragazzi coinvolgersi come guide per i visitatori e
mettersi sulle tracce di questi due giovani per scoprirne la vita e il segreto
della loro vivacità e felicità. E così, ascoltando i ragazzi, ho notato particolari
della vita che mi erano sfuggiti o a cui non avevo mai fatto caso e mi sono
reso conto che ciascuno di noi riceve lo stesso messaggio ma ognuno lo
rielabora con sfumature diverse e se decidiamo di condividere le nostre
impressioni e risonanze, ci ritroviamo arricchiti e pieni di meraviglia!
Poi ho visto una Nonna che mi ha detto che tutte le mattine con suo nipote nel
passeggino fa visita a Carlo e Pier Giorgio. E sono stato tutto il giorno a
pensare a cosa vede un bambino piccolo quando incontra quelle foto così grandi.
Chissà che effetto gli fa! Il bambino l'ho visto contento, quindi sicuramente
sarà stato un bell'effetto!
Poi ho visto un bambino che, soffermandosi sull'ultima frase scritta da Pier
Giorgio prima di morire [«Ecco le
iniezioni di Converso, la polizza è di Sappa. L'ho dimenticata, rinnovala a mio
conto»], ci ha chiesto cosa significava. E così da quella sua domanda ho
notato che anche in punto di morte il pensiero di Pier Giorgio era rivolto non
a se stesso ma al suo prossimo: si preoccupava di due persone a cui non aveva
fatto in tempo a provvedere.
Poi ho visto due santini, quelli che vedete nella foto. Li ha fatti un ragazzo
prendendo le immagini dei due santi e scrivendo sotto un suo pensiero dopo aver
letto la vita di Carlo e Pier Giorgio: «Siamo tutti fatti di cielo, di gioia e
santità!» e «La strada della santità è fatta di infiniti viottoli di gentilezza,
bontà e gratitudine». E Domenica, insieme ai suoi amici, ha distribuito i
santini a tutti i visitatori.
«La strada della santità è fatta di infiniti viottoli di gentilezza, bontà e
gratitudine». Penso sia davvero così. Penso che la via del Paradiso sia proprio
alla nostra portata e che i due giovani "vivissimi" Carlo e Pier
Giorgio ce l'abbiano indicata: nel corso della loro vita terrena non hanno
fatto miracoli che li hanno resi straordinari, ma hanno semplicemente vissuto
il loro essere cristiani e così si sono distinti per l'amicizia, per la
sincerità, per la carità, per l'umiltà nel mettersi al servizio, per
l'allegria, per la compassione, per l'evangelizzazione! Tutte cose in cui anche
noi possiamo distinguerci vivendo da cristiani, cioè lasciando che Cristo viva
in noi: «Sono stato crocifisso con
Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me» (Gal 2, 19-20).
E infine una mostra può fare...
Beh, "infine" non posso ancora dirlo perché la mostra è ancora aperta
e chissà quante altre cose belle mi succederanno prima della sua conclusione!
Se tu non ci sei ancora stato, t'invito a visitarla e intanto ti saluto con
questa bella canzone che s'intitola "Paradiso, Paradiso"!
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