Stamattina entrando in chiesa,
incoraggiato da un bel silenzio, ho riletto le parole di frate Francesco a
frate Leone sulla vera letizia. Mi sono soffermato in modo particolare sulla
domanda: «Ma quale è la vera letizia?». La risposta di frate Francesco fa
intuire che aveva trovato un tesoro così bello e prezioso che la sua gioia non
poteva essere scalfita da alcuna delusione che poteva provenirgli dall’esterno.
Che cosa ha trovato Francesco?
O meglio, da chi è stato trovato?
Penso che il Vangelo della pecorella
perduta ci possa aiutare a capire qual è il motivo della vera letizia:
«4"Chi di
voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e
va in cerca di quella perduta, finché non la trova? 5Quando
l'ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, 6va
a casa, chiama gli amici e i vicini, e dice loro: "Rallegratevi con me,
perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta". 7Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un
solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non
hanno bisogno di conversione» (Lc 15,4-7).
Gesù racconta una parabola per aiutare i
farisei e gli scribi a gioire per il ritrovamento di pubblicani e peccatori che
si erano perduti, ma allo stesso tempo ricorda a farisei e scribi che a ognuna
delle cento pecore può capitare di smarrirsi.
Gesù ci assicura che il pastore esce a
cercare ogni pecorella e la ricerca termina solo quando finalmente egli ritrova
la sua pecorella. A quel punto, il pastore, pieno di gioia, chiama gli amici e
i vicini: «Rallegratevi con me, perché ho
trovato la mia pecora, quella che si era perduta» (Lc 15, 6).
La vera letizia di frate Francesco e la vera
letizia di ognuno di noi sta nel poter essere certi che il nostro Dio è come un
pastore: Egli si prende cura di noi e ogni volta che ci allontaniamo o ci
perdiamo, esce e si mette a cercare finché non ci trova. La nostra gioia sta
nell’aver incontrato Dio, nell’essere stati presi sulle sue spalle sicure,
quando ormai sembrava perduta ogni speranza di salvezza: pastore e gregge erano
talmente lontani da non poterli ritrovare ed eravamo in giro impauriti e senza
meta.
Frate Francesco è stato ritrovato dal
buon pastore e riportato con le altre pecorelle. Poi si è scatenata l’allegria
della festa! Per questo la sua gioia è vera, perché non dipende dalle
circostanze esteriori e temporanee, ma dall’amore di Dio, un amore che rimane
per sempre. L’esperienza di Francesco è per ogni uomo: Dio ci chiama tutti a
conoscerlo e a lasciarci conoscere perché possiamo anche noi fare esperienza
della sua bontà e del suo amore ed essere felici.
E allora ringraziamo il Signore per il
dono di San Francesco d’Assisi e scopriamo insieme a lui qual è la vera
letizia:
«Il
beato Francesco, presso Santa Maria degli Angeli, chiamò frate Leone e gli
disse: “Frate Leone, scrivi”. Questi rispose: “Eccomi, sono pronto”. “Scrivi –
disse – quale è la vera letizia”.
“Viene
un messo e dice che tutti i maestri di Parigi sono entrati nell’Ordine; scrivi:
non è vera letizia. Così pure che sono entrati nell’Ordine tutti i prelati
d’Oltr’Alpe, arcivescovi e vescovi, non solo, ma perfino il Re di Francia e il
Re d’Inghilterra; scrivi: non è vera letizia. E se ti giunge ancora notizia che
i miei frati sono andati tra gli infedeli e li hanno convertiti tutti alla
fede, oppure che io ho ricevuto da Dio tanta grazia da sanar gli infermi e da
fare molti miracoli; ebbene io ti dico: in tutte queste cose non è la vera
letizia”.
“Ma
quale è la vera letizia?”
“Ecco,
io torno da Perugia e, a notte profonda, giungo qui, ed è un inverno fangoso e
così rigido che all’estremità della tonaca, si formano dei ghiacciuoli d’acqua
congelata, che mi percuotono continuamente le gambe fino a far uscire il sangue
da siffatte ferite. E io tutto nel fango, nel freddo e nel ghiaccio, giungo
alla porta e, dopo aver a lungo picchiato e chiamato, viene un frate e chiede:
“Chi è?”. Io rispondo: “Frate Francesco”. E quegli dice: “Vattene, non è ora
decente, questa, di andare in giro, non entrerai”. E poiché io insisto ancora,
l’altro risponde: “Vattene, tu sei un semplice ed un idiota, qui non ci puoi
venire ormai; noi siamo tanti e tali che non abbiamo bisogno di te”. E io sempre resto davanti alla porta e dico:
“Per amor di Dio, accoglietemi per questa notte”. E quegli risponde: “Non lo
farò. Vattene al luogo dei Crociferi e chiedi là”.
Ebbene, se io avrò avuto
pazienza e non mi sarò conturbato, io ti dico che qui è la vera letizia e qui è
la vera virtù e la salvezza dell’anima» (San
Francesco d’Assisi, «Della vera e perfetta letizia»).
Nessun commento:
Posta un commento