«Tu non puoi…» dice il re Saul al giovane Davide che si rende disponibile a combattere contro il Filisteo. Le parole del re sono motivate dalla riflessione sulla disparità delle forze in campo: «… tu sei un ragazzo e costui è uomo d’armi fin dalla sua adolescenza» (1Sam 17, 33). Saul e Davide si trovano davanti a una situazione umanamente impossibile. Il loro modo di affrontarla è diverso: Saul confida nella forza dell’uomo e resta bloccato perché il Filisteo invincibile occupa tutto il suo campo visivo; Davide confida nell’aiuto di Dio che lo ha salvato e sempre lo salverà: «Il Signore, che mi ha liberato dalle unghie del leone e dalle unghie dell’orso, mi libererà anche dalle mani di questo Filisteo» (1Sam 17, 37) e si avvicina al nemico.
È il 17 gennaio e nella Chiesa di San
Rocco stiamo celebrando la memoria di Sant’Antonio abate. Mentre ascolto la prima
lettura, mi accorgo che l’impossibilità affrontata da Saul e Davide somiglia
all’impossibilità sperimentata da Antonio nella sua vita e somiglia all’impossibilità
che anche noi incontriamo nel quotidiano. Una impossibilità che a volte ci
paralizza, a volte ci fa cambiare strada, altre volte ci vede vittoriosi, come
Davide.
Pensando alla vita di Antonio, mi
accorgo di come l’impossibile sia diventato possibile per grazia di Dio.
Sant’Atanasio scrive nella sua «Vita di
sant’Antonio»: «Dopo la morte dei genitori, lasciato solo con la sorella ancor
molto piccola, Antonio, all’età di diciotto o vent’anni, si prese cura della
casa e della sorella». Una situazione di emergenza, una prova grande si
presenta al giovane Antonio, eppure egli non si perde d’animo e continua a
camminare, continua a confidare in Dio!
Poi, la vocazione e la scelta di iniziare
una vita nuova: «… egli stesso si dedicò alla vita ascetica, e cominciò a
condurre con fortezza una vita aspra, senza nulla concedere a se stesso». E l’opera
di Dio si manifesta in lui e diventa testimonianza per gli altri: «Tutti gli
abitanti del paese e gli uomini giusti, della cui bontà si valeva, scorgendo un
tale uomo lo chiamavano amico di Dio e alcuni lo amavano come un figlio, altri
come un fratello».
Guardando le impossibilità di Antonio,
guardo le mie e quelle di ogni uomo. Così scopro che la fede non è un
accessorio, ma un dono di cui non si può fare a meno. Senza fede l’impossibilità
è destinata ad averla vinta e i Filistei che incontriamo nell’oggi sono tanti;
difficilmente riusciamo a evitarli e quando accade di poterli evitare, resta la
tristezza di non aver provato ad affrontarli e la consapevolezza di aver perso
qualcosa rinunciando a dar battaglia.
Ancora una volta è l’esperienza di
Antonio a soccorrermi: la sua vocazione avviene in modo molto ordinario
partecipando alla celebrazione eucaristica. È durante la celebrazione che il
Signore risponde alle sue domande e gli indica la via: «Meditando su queste
cose entrò in chiesa, proprio mentre si leggeva il vangelo e sentì che il
Signore aveva detto a quel ricco: “Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello
che possiedi, dallo ai poveri, poi vieni e seguimi e avrai un tesoro nei cieli”
(Mt 19, 21)».
«Se vuoi essere perfetto, va’… ».
… ma «Tu non puoi…», «Tu non ce la fai…»,…
Le obiezioni che ci fanno e che ci
facciamo sono sempre in agguato: ci piace Gesù, ci piace la Sua vita, ci piacerebbe
tanto liberarci e seguirlo, ma… «Tu non puoi…», torna a dire Saul al piccolo
Davide, che non ha ancora dimostrato al re e al popolo di valer qualcosa, ma a
cui Dio ha già mostrato la Sua fedele Provvidenza: «Il tuo servo pascolava il
gregge di suo padre e veniva talvolta un leone o un orso a portar via una
pecora dal gregge. Allora lo inseguivo, lo abbattevo e strappavo la pecora
dalla sua bocca. Se si rivoltava contro di me, l’afferravo per le mascelle, l’abbattevo
e lo uccidevo. Il tuo servo ha abbattuto il leone e l’orso. Codesto Filisteo
non circonciso farà la stessa fine di quelli, perché ha sfidato le schiere del Dio
vivente» (1Sam 17, 34-36). Non sarà la sua forza a fargli abbattere il
Filisteo, ma la potenza di Dio che sostiene il Suo servo!
Così accade ad Antonio: egli si fida di
Dio che gli rivolge la chiamata alla santità e inizia a muovere i suoi passi sulla
via che Dio gli indica. Cammina con fiducia, Antonio e affronta con coraggio il
nemico, certo di vincerlo con l’aiuto di Dio.
Così accade anche a noi, quando ci sforziamo di
abbandonare l’incredulità che ci lega e ci mettiamo a seguire le orme di Colui
che ci chiama e non ci abbandona. Le nostre impossibilità, affrontate per amore
di Dio e del prossimo, saranno il luogo in cui brillerà la viva Presenza di
Dio! [dGL]
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