mercoledì 13 dicembre 2017

Compagnia di Gesù

22E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi 23e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». 24Andò con lui. (Mc 5,22-24)

È sull’inizio del versetto 24 che si ferma la mia attenzione: «Andò con lui».
Il testo mi presenta Gesù che cammina insieme a Giàiro verso la stanza dove si trova la figlioletta. Immagino la scena e mi sembra molto quotidiana: mi capita spesso di correre incontro a Gesù cercando la salvezza.
«Andò con lui» mi dice di una compagnia, di una condivisione, di un sostegno che il Signore Gesù offre costantemente all’uomo.
Andò con lui» mi dice di una presenza che non viene mai meno, su cui posso sempre appoggiarmi, da cui posso sempre ricevere forza.

In una lettera pastorale del Cardinal Martini trovo un passaggio bellissimo: «Sotto lo stimolo di così tante istanze ho cercato a lungo, insieme con i diversi Consigli diocesani, una parola riassuntiva, un’icona unificante. In questa ricerca, talora sofferta proprio per la molteplicità dei temi e la difficoltà di collegarli in maniera convincente, sempre più mi è entrata nel cuore la domanda che Dostoevskij, nel suo romanzo L’idiota, pone sulle labbra dell’ateo Ippolit al principe Myskin. “è vero, principe, che voi diceste un giorno che il mondo lo salverà la ‘bellezza’? Signori – gridò forte a tutti – il principe afferma che il mondo sarà salvato dalla bellezza… Quale bellezza salverà il mondo?”. Il principe non risponde alla domanda (come un giorno il Nazareno davanti a Pilato non aveva risposto che con la sua presenza alla domanda “Che cos’è la verità?”: Gv 19,38). Sembrerebbe quasi che il silenzio di Myskin – che sta accanto con infinita compassione d’amore al giovane che sta morendo di tisi a diciotto anni – voglia dire che la bellezza che salva il mondo è l’amore che condivide il dolore» (C. M. Martini, Quale bellezza salverà il mondo?, lettera pastorale 1999-2000, p. 11).

«… la bellezza che salva il mondo è l’amore che condivide il dolore».
Di questo mi parla l’inizio del versetto 24: «Andò con lui».

E mi immagino Gesù che avanza con Giàiro, uno dei capi della sinagoga, ma soprattutto il babbo fortemente addolorato per la malattia della figlia. È la compagnia di Gesù che ci permette di continuare a camminare mentre tutto sembra contraddire la nostra speranza, sembra ostacolare il nostro lento procedere un passo dopo l’altro: «... dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: “Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?”» (Mc 5,35). Quante volte, ascoltando le notizie che provengono dal mondo, ci viene voglia di interrompere il cammino? Quante volte, vedendo la massa che procede da una parte, ci viene voglia di accodarci, di fare quello che fanno tutti, di diventare anche noi mondani? Quante volte l’incomprensione, la solitudine, la persecuzione sembrano il capolinea che ci costringe a una conversione alla logica del mondo?

«Perché disturbi ancora il Maestro?» (Mc 5,35).
Ma io non lo disturbo; Lui mi sta vicino, la strada la stiamo affrontando insieme, Lui mi parla. È Lui stesso a incoraggiarmi, è Lui stesso a guidarmi: «Non temere, soltanto abbi fede!» (Mc 5,36).

Questo Avvento mi annuncia la buona notizia: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo» (Mc 1,15).
Sta a me, ora, accogliere la buona notizia!
Sta a me accorgermi che non sto camminando da solo e che la mèta verso cui sono diretto non è la disperazione di chi assiste impotente alla morte, ma lo stupore e la gioia incontenibile di chi è testimone della risurrezione! [dGL]

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