mercoledì 11 novembre 2015

San Martino

Il giorno in cui Martino dovette svestirsi della toga pretesta e della bulla appesa al collo, segni dell’infanzia, compiva quindici anni ed era ormai un giovane uomo. Come ogni figlio di veterano aveva una carriera già tracciata: l’esercito. In realtà mancavano ancora due anni all’arruolamento obbligatorio, stabilito a diciassette anni, ma nuove disposizioni legislative permettevano l’arruolamento a quindici anni e, inoltre, il padre, irritato dalla ripugnanza di suo figlio per la professione delle armi e dalla sua inclinazione verso la vita del monaco cristiano, obbligò il figlio a prestare immediatamente il giuramento militare.

Così legato da un giuramento solenne, Martino si preparò, suo malgrado, alla carriera delle armi, e iniziò il suo servizio due anni più tardi e, come figlio di veterano, fu subito promosso al grado di circitor con doppio soldo. Il compito del circitor era la ronda di notte nel servizio della piazza e l’ispezione dei posti di guardia, nonché la sorveglianza notturna delle guarnigioni. Durante una di queste ronde, Martino incontrò appunto nel cuore dell’inverno un povero seminudo e, non avendo più denari, prese la spada, tagliò in due la propria clamide (ne staccò, cioè, la fodera di pelliccia) e ne donò la metà al povero. La notte seguente egli vide in sogno il Cristo, rivestito della metà del suo mantello militare, che diceva agli angeli:  «Martino, ancora catecumeno, mi ha coperto con questo mantello».

[Tratto dalla voce “Martino, vescovo di Tours, santo” in Bibliotheca Sanctorum, vol. VIII]

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