sabato 20 settembre 2014

Contemporanei di ogni uomo

«Ma Gesù gli rispose: Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio» (Lc 9, 62).

Penso che questo sia un versetto da tenere sempre presente, in particolar modo quando, tenendo in mano le fotografie del mondo in cui viviamo, ci lasciamo andare a considerazioni del tipo:

«Una volta le famiglie erano più unite!
Prima del Concilio le funzioni religiose erano più frequentate!
Ai miei tempi queste cose non succedevano!
È tutta colpa dei genitori che non si prendono cura dei loro figli!
Le preghiere si imparavano in famiglia!
Si stanno perdendo tutti i valori!...».

Sono tutte esclamazioni che non ci aiutano ad amare, a guardare serenamente il campo, la vigna in cui il Signore ci manda OGGI a lavorare. Esse, al contrario, rischiano di accentuare la distanza tra noi e il prossimo e di scoraggiarci ancora prima di iniziare a lavorare.

Se ci facciamo condizionare da tali considerazioni, progressivamente ci convinceremo che per la buona riuscita della missione è necessario selezionare accuratamente il terreno su cui gettare il seme e, sempre più incapaci di confidare nella potenza della Parola di Dio, ci affideremo soltanto alla bontà dei nostri mezzi e delle nostre strutture, sostituendoci a Dio.

Così la nostra azione pastorale e missionaria, a lungo andare, non trasmetterà agli uomini il calore gioioso di una umanità abitata dalla grazia di Dio, ma la meccanica freddezza di uno schema collaudato da riproporre tale e quale di generazione in generazione.

In Lc 9,62, colgo un invito a vigilare sul nostro essere cristiani e a ricordare che abbiamo ricevuto il testimone da chi ci ha preceduto e siamo mandati ad annunciare il Vangelo all’uomo di OGGI, non a quello del passato, né a quello del futuro. Nella staffetta non ha senso volgersi indietro e iniziare a correre in senso opposto rispetto alla mèta; infatti, oltre a perdere la gara, si vanificherebbe anche l’impegno dei compagni di squadra!

Signore, aiutaci a essere cristiani del nostro tempo, contemporanei di ogni uomo, perché, con il cuore colmo di gratitudine per il dono della fede, non perdiamo tempo ed energie a rimpiangere il passato, ma corriamo a trasmettere la buona notizia a tutti quelli che incontriamo! [dGL]

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