Mc 14,26-31. Ti vogliamo bene e vorremmo seguirti fin sulla
croce, ma l’ora della passione ci mette a dura prova. Prega per noi, Signore,
perché restiamo con Te!
martedì 31 marzo 2015
lunedì 30 marzo 2015
Davanti al Crocifisso con Clemente Rebora
Il sangue ferve per
Gesù che affuoca.
Bruciami! dico: e
la parola è vuota.
Salvami tutto
crocifisso (grido)
insanguinato di Te!
Ma chiodo al muro,
in fisiche miserie
son confitto.
La grazia di patir,
morire oscuro,
polverizzato nell’amor
di Cristo:
far da concime
sotto la sua Vigna,
pavimento sul qual
si passa, e scorda,
pedaliera premuta
onde profonda
sal la voce dell’organo
nel tempio –
e risultare infine
inutil servo:
questo, Gesù, da me
volesti; e vano
promisi, se poi le
anime allontano.
Bello è l’offrir,
quale il fiorire al fiore;
ma dal sognato vien
diverso il fatto.
Padre, Padre che
ancor quaggiù mi tieni,
fa’ che in me l’Ecce
non si perda o scemi!
A non poter morir
intanto muoio.
Il sangue brucia:
Gesù mette fuoco;
se non giunge all’ardor,
solo è bruciore.
Maria invoco, che del
Fuoco è Fiamma;
pietosa in volto,
sembra dica ferma:
– Penitenza,
figliolo, penitenza:
prega in preghiera
che non veda effetto:
offriti sempre,
anche se invan l’offerta;
e mentre stai senza
sorte certa,
umiliato, e come
maledetto,
Dio in misericordia ti conferma. [C.
Rebora]
Oggi leggi (91)
Mc 14,22-25. Io sono bravo a porre condizioni, Tu, invece,
ci ami e il Tuo donarti è incondizionato.
sabato 28 marzo 2015
Oggi leggi (90)
Mc 14,17-21. Davvero è un guaio quando ti tradiamo e ci
allontaniamo da Te: ci prende la tristezza e le tenebre sembrano invincibili.
venerdì 27 marzo 2015
giovedì 26 marzo 2015
Hai da accendere?
«Amico, hai da accendere?», chiese un
ragazzo a don Placido.
«Certo», rispose il prete cercando nella
tasca del cappotto.
Tirò fuori un piccolo Vangelo e lo mise
in mano al giovane che lo guardava meravigliato.
«Questo
ti accenderà il cuore!», gli disse il prete con un sorriso. [dGL]
Oggi leggi (88)
Mc 14,10-11. Essere «uno dei Dodici» non ci mette al riparo
dalla possibilità di peccare. Il Signore ci aiuti a vigilare per fare ciò che è
bene ed evitare ciò che è male.
mercoledì 25 marzo 2015
Oggi leggi (87)
Mc 14,3-9. Facciamo ciò che è in nostro potere per amore
di Gesù e saremo parte di quel Vangelo proclamato per il mondo intero!
martedì 24 marzo 2015
Oggi leggi (86)
Mc 14,1-2. Si avvicina la Pasqua di Gesù. Guardando il
nostro Maestro, impariamo a offrire la vita per amore.
lunedì 23 marzo 2015
Oggi leggi (85)
Mc 13,33-37. Vegliare vuol dire continuare a fare la volontà
di Dio rinnovando ogni giorno il nostro desiderio di servirlo.
sabato 21 marzo 2015
Pensieri
Siamo
cristiani
e, come tali, non possiamo prescindere dall’ascolto e dall’annuncio del Vangelo
all’uomo di ogni tempo. Questa missione, a cui siamo chiamati in virtù del
Battesimo, ci chiede di essere capaci di dialogo, di essere ponti gettati verso
l’uomo contemporaneo.
Essere
ponte
non è facile: occorre tendere sempre all’unità, imparando da Gesù l’umiltà.
Penso a Filippo e Andrea in Gv 12,20-26. I Greci li cercano perché vogliono
vedere Gesù e si rivolgono a loro perché, avendo un nome greco, sono in grado
di comprenderli. Noi cristiani dovremmo stare in mezzo alla gente per
facilitare l’incontro dei non cristiani con Gesù! Per far questo, non dobbiamo
separarci da tutti gli altri con recinti o barriere, né uniformarci agli usi e
costumi del tempo in cui viviamo. Dobbiamo
semplicemente imparare ad amare Dio e il prossimo. È l’amore, infatti, ad
annullare le distanze, a vincere l’idea sbagliata che noi siamo superiori agli
altri perché eletti. È l’amore che ci
fa trovare il linguaggio migliore per annunciare il messaggio che ci è stato affidato!
È l’amore che deve
animare le nostre riunioni pastorali: le teorie che elaboriamo sono strumenti
utili, ma non si può pensare che esse riescano a spiegare la complessità del reale.
Le teorie ci aiutano a studiare, ad analizzare, a leggere le situazioni, a
programmare, ma ogni pastore sa che dovrà tradurle amorevolmente per le sue pecorelle.
In questi anni ho vissuto esperienze di campo-scuola con giovani provenienti da
diverse parrocchie. Mi sono trovato subito a dover riconoscere una diversità di
stile, di pensiero, di modi di fare tra persone della stessa età che abitano nel
raggio di 15 km!
A questo proposito, il sinodo diocesano è stato molto
significativo. Esso ci ha fatto conoscere meglio la nostra Diocesi. Grazie alla
possibilità di esprimere interventi liberi, abbiamo potuto ascoltare il pensiero
e l’esperienza di tante comunità. A volte è pesante ascoltare chi non la pensa
come noi; ricordo che al termine di alcune assemblee, mentre in fondo alla
chiesa raccoglievo le idee, vedevo uscire le persone entusiasmate da quello che
avevano vissuto.
Mi chiedevo cosa ci fosse da stare tanto
allegri.
Oggi penso di averlo capito, almeno un
po’: è una gioia sapere che in tanti
modi differenti, tutti siamo animati dalla stessa passione per il nostro
Signore Gesù Cristo. Non è poco! Credo che la sinodalità non sia
un’uniforme che indossiamo per marciare compatti e invincibili, ma il riconoscersi
pellegrini su una stessa strada. E il passo di chi è sinodale non è quello
pesante e minaccioso dell’esercito, ma quello leggero dell’uomo di fede animato
dalla letizia!
Se vogliamo recuperare un po’ di
efficacia e tornare a parlare agli uomini, dobbiamo avere il coraggio di
spogliarci di schemi, modelli, indicazioni, pregiudizi,… e, armati solo della
Parola di Dio e della comunione con Dio e tra noi, andare a incontrare l’uomo là dove si trova. È quello che Gesù dice
inviando in missione i Dodici (Mc 6,7-13).
Mi piacerebbe tanto andare a predicare portando
con me l’essenziale, ma devo riconoscere che non ne sono ancora capace: mi
sento più sicuro se mi corazzo per bene e affronto con le dovute precauzioni il
mondo che mi sta di fronte.
Purtroppo, però, più di una volta, dopo
essermi vestito della corazza, mi è capitata
l’esperienza del giovane Davide: «Saul
rivestì Davide della sua armatura, gli mise in capo un elmo di bronzo e lo
rivestì della corazza. Poi Davide cinse la spada di lui sopra l’armatura e
cercò invano di camminare, perché non aveva mai provato. Allora Davide disse a Saul:
“Non posso camminare con tutto questo, perché non sono abituato”. E Davide se
ne liberò. Poi prese in mano il suo bastone, si scelse cinque ciottoli lisci
dal torrente e li pose nella sua sacca da pastore, nella bisaccia; prese ancora
in mano la fionda e si avvicinò al Filisteo» (1Sam 17,38-40).
Per ridare slancio all’azione
missionaria della Chiesa, mi sembra praticabile la via della fiducia. «Fede
e fiducia in Dio sempre», diceva don Bosco.
È fondamentale aver fiducia in Dio, è fondamentale
aver fiducia nel nostro Papa, nei Vescovi, nei preti e in ogni cristiano. Sarebbe
bello che nel ragionare di missione e di pastorale, fosse superata finalmente la
distinzione tra preti e laici, ripartendo da ciò che ci lega: siamo tutti
cristiani. Senza dubbio c’è un servizio
diverso a cui siamo chiamati, ma siamo tutti cristiani.
E, allora, impariamo a volerci bene e a stimarci a vicenda e aiutiamoci a
crescere insieme, condividendo quel che il Signore ci dona di vivere.
Potremmo davvero costruire tanto
insieme,
se
solo cominciassimo ad avere fiducia gli
uni negli altri! [dGL]
Oggi leggi (84)
Mc 13,28-32. Nell’attesa della venuta del Signore alla fine
dei tempi, viviamo nella fedeltà alla Sua Parola, senza impazienze e inutili
previsioni.
venerdì 20 marzo 2015
Oggi leggi (83)
Mc 13,24-27. La tua venuta, Signore, ci rassicura e ci
consola! La certezza del tuo trionfo ci dà la forza per essere testimoni
coerenti di Te!
giovedì 19 marzo 2015
Oggi leggi (82)
Mc 13,14-23. Signore, aumenta la nostra fede! (cfr. Lc
17,6). Perché solo dalla fede scaturisce la serenità, la vigilanza e la
capacità di distinguere tra veri e falsi profeti (cfr. Bruno Maggioni).
mercoledì 18 marzo 2015
Anno Santo
La notizia del Giubileo straordinario è
stata una sorpresa e subito il mio pensiero è andato al Giubileo del 2000 a cui
ho partecipato come chierichetto in cattedrale. Ricordo la bella esperienza
vissuta di settimana in settimana accogliendo le varie parrocchie, associazioni
e realtà ecclesiali che si succedevano nella celebrazione e animazione delle
Eucaristie domenicali presiedute dal Vescovo.
Stavolta mi troverò a vivere il Giubileo
in modo nuovo: nel frattempo, infatti, sono diventato prete e quindi sarò
chiamato a coinvolgere la comunità in un evento così grande.
Quasi senza accorgermene, comincio già a
pensare a quello che si potrà organizzare per la parrocchia, per i ragazzi
dell’acr,… Poi mi rendo conto che forse sto correndo troppo e che rischio di
vanificare l’effetto della buona notizia, preoccupandomi subito di trasmetterla,
senza farmi toccare dalla sua eccezionalità, da ciò che significa per me.
La misericordia, di cui si parla, non è
solo per i miei parrocchiani.
La misericordia è anche per me.
Se sulle prime questa idea può sembrare
scontata, gradualmente scopro che non lo è: devo accogliere la misericordia di
Dio per me e devo continuamente imparare la Sua misericordia e lasciare che
essa mi evangelizzi.
A volte vivo la tentazione dei bilanci,
delle misure, dei censimenti, delle valutazioni, delle generalizzazioni, dei
dati, … e in quei momenti mi sembra che sia giusto, appropriato, doveroso,
pastoralmente corretto,… Poi, però, la Parola di Dio, la testimonianza dei
Santi e di altri uomini mi fanno riflettere sulla vanità di tutto questo.
Oggi, per esempio, cercando su Google «un Eugenio di Puškin» per aiutare un
amico nelle parole crociate, mi sono imbattuto in una frase del poeta russo che,
in un sol colpo, ha liberato il mio campo da ogni processo alle intenzioni, da
ogni pregiudizio formulato su cose o persone: «Gli uomini giudicheranno le tue parole, le tue azioni; le tue
intenzioni le vede solo Dio». Sono parole da tenere a mente sia quando
subiamo un giudizio e in cuor nostro sappiamo che non ci si addice, sia quando
non perdiamo occasione di sputar sentenze a destra e a sinistra: solo Dio vede
il cuore (cfr. 1Sam 16,7).
La fede in Dio mi ricorda che a Lui
appartengo e che sono al suo servizio per donare gratuitamente la Sua
misericordia; essere servo di Dio non mi fa giudice del mio fratello. Dio mi
concede qualcosa di molto più grande: la possibilità di guardare il mio
fratello come lo guarda Lui: «Siate
santi, perché io, il Signore, vostro Dio, sono santo» (Lv 19,2).
Il giudizio spetta soltanto a Dio.
Mi tornano in mente le parole di Daniele
al re Baldassàr: «E questo è lo scritto
tracciato: Mene, Tekel, Peres, e questa ne è l’interpretazione: Mene: Dio ha contato il tuo regno e gli ha posto fine; Tekel: tu sei stato pesato sulle bilance e sei
stato trovato insufficiente; Peres:
il tuo regno è stato diviso e dato ai Medi e ai Persiani» (Dn 5,25-28). Sono
sentenze che suonano solenni e definitive, parole che non lasciano indifferente
chi le ascolta.
Resto meravigliato leggendo la reazione
del re raccontata dalla Bibbia: «Allora,
per ordine di Baldassàr, Daniele fu vestito di porpora, ebbe una collana d’oro
al collo e con bando pubblico fu dichiarato terzo nel governo del regno. In
quella stessa notte Baldassàr, re dei Caldei, fu ucciso» (Dn 5,29-30). Non
il panico o la disperazione, ma quasi una pacifica accettazione di quanto gli è
stato profetizzato.
Se è Dio a proferire il giudizio sulla
nostra vita o sulla nostra condotta, esso non suscita in noi fastidio o rabbia:
se abbiamo fede in Lui, sappiamo che Egli ci conosce profondamente (Salmo 138/139)
e ci ama, ci usa misericordia (Salmo 50/51).
Quando, invece, sono io a pronunciare le
stesse parole sul mio prossimo, esse hanno l’effetto di una bocciatura: «… tu sei stato pesato sulle bilance e sei
stato trovato insufficiente …». Faccio pesare all’altro le sue mancanze, lo
opprimo a motivo dei suoi debiti (Mt 18,21-35); ma se, invece, fossi io a
pretendere troppo dal mio prossimo? Se fossi io a chiedergli più di quello che
mi può dare?
Sorrido di gioia ricordando ciò che il
maestro Manzi scriveva sulle pagelle dei suoi alunni: «Fa quel che può, quel che non può non fa». È la passione educativa,
il sincero voler bene a suggerirci parole così. Sono parole di chi prima di
tutto ama il suo prossimo e per questo sa apprezzare quel che può dare,
rendendosi disponibile a farlo crescere, ad accompagnarlo nel corso della vita.
È, dunque, all’amore di Dio che mi fa pensare la
sorprendente notizia dell’Anno Giubilare! [dGL]
Oggi leggi (81)
Mc 13,5-13. Nella prova non siamo mai soli: Dio ci assiste.
È il Suo Santo Spirito a suggerirci ciò che dobbiamo dire e a darci il coraggio
di annunciarlo!
martedì 17 marzo 2015
Oggi leggi (80)
Mc 13,1-4. Ciò che accade intorno a noi sia un’occasione
per rinnovare la nostra adesione al Signore e l’impegno nell’essere fedeli al
Vangelo.
lunedì 16 marzo 2015
Tra me e te
«Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così
bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui
abbia la vita eterna»
(Gv 3,14-15).
Chissà cosa avrà
pensato Nicodemo a queste parole di Gesù.
A me, Nicodemo
di oggi, davanti agli occhi è apparso subito il Cristo crocifisso.
Stando ai piedi
della croce, mi sono messo a guardare il Figlio dell’uomo che ha amato fino
alla fine.
Sulle sue mani,
in particolare, s’è posato il mio sguardo:
le braccia sono
tese e le mani, inchiodate, sono aperte.
In qualsiasi
momento, io posso mettere la mia mano nella sua e camminare con Lui.
Però, dalla
parte opposta c’è l’altra mano che resta tesa verso qualcun altro.
Ogni prossimo
può prendere quella mano: può stringerla un mio amico, uno sconosciuto e
persino un mio nemico.
Prendendo per
mano il Crocifisso, accetto che dall’altra parte possa esserci chiunque;
accetto di camminare con Gesù, ma anche di camminare con qualsiasi altro
fratello.
Prendendo per
mano il Crocifisso, accetto d’esser fratello di Cristo e di ogni uomo.
Così il Crocifisso continua a fare il miracolo:
trasfigurare il più grande dolore in uno sconfinato amore! [dGL]
Oggi leggi… (79)
Mc 12,41-44. L’autenticità del gesto della vedova è
garantita da tre qualità: la totalità, la fede e l’assenza di ostentazione
(cfr. B. Maggioni). Così sia anche la nostra offerta al Signore.
sabato 14 marzo 2015
Oggi leggi… (78)
Mc 12,38-40. Guardiamoci dal formalismo e dalla vanagloria:
«L’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore» (1Sam 16,7).
venerdì 13 marzo 2015
Oggi leggi… (77)
Mc 12,35-37. Seguendo Gesù, si passa da ciò che si dice di
Lui a ciò che Egli ci rivela. Ascoltiamolo e lo riconosceremo Signore nostro!
giovedì 12 marzo 2015
Oggi leggi… (76)
Mc 12,28-34. L’amore a Dio e al prossimo sia al centro della
nostra vita, se davvero vogliamo essere felici!
mercoledì 11 marzo 2015
Oggi leggi… (75)
Mc 12,18-27. Gesù riconduce la discussione all’amore di Dio
e alla sua fedeltà: Dio ama l’uomo e non lo abbandona in potere della morte.
martedì 10 marzo 2015
L’albero
L’anziano del villaggio lasciò il suo bastone e mi prese sottobraccio: «Andiamo», disse e ci incamminammo verso il grande albero al centro del giardino.
«Cosa vedi?», mi
chiese.
«Dei bei rami
con le foglie e tanti fiori!», risposi.
«Perché ci siano
rami, foglie e fiori, è necessario che ci siano un tronco robusto e grandi
radici», aggiunse sorridendo.
«Certo!», approvai.
«Ma le radici
non si vedono e uno, passando, potrebbe anche pensare che esse non ci siano. Eppure
ci sono, e con la loro presenza garantiscono all’albero il nutrimento
necessario. Così è in una comunità: gli anziani sono le radici; per questo i giovani
e gli adulti non possono prescindere da loro. Non si può dire: tagliamo le
radici e teniamo solo i germogli. Senza radici, niente più germogli!
Un discorso
simile si può fare per le tradizioni: col passare del tempo si tende ad
apprezzare ed esaltare ciò che esse hanno prodotto, i benefici nell’ambito
sociale ed economico, l’allegria delle feste,… e si dimentica da cosa quei bei
frutti sono stati generati. Si fa tutto in vista del godimento immediato e si
perde il contatto con la storia e con le origini, quasi fosse possibile per una
casa reggersi senza fondamenta o per un albero sopravvivere al taglio delle radici»,
disse pensieroso.
«Come darti torto, vecchio mio? Eppure, a volte
è difficile resistere alla tentazione di rivoluzioni e tagli netti col passato.
Solo il dialogo sincero con chi ci vuole bene ed è più esperto
di noi, può aiutarci a trovare il giusto equilibrio tra passato e futuro,
perché non ci rifugiamo nostalgicamente tra le pareti video-sorvegliate di un
museo, né ci proiettiamo in un futuro di fantasie, ma siamo presenti al
presente!», proposi a mo’ di conclusione. [dGL]
Oggi leggi… (74)
Mc 12,13-17. Il primato di Dio ci rende cittadini
responsabili in grado di fare obiezione di coscienza quando lo Stato contraddice
i valori in cui crediamo.
lunedì 9 marzo 2015
Oggi leggi… (73)
Mc 12,1-12. Far memoria e rendere grazie sono azioni
fondamentali per saper godere di quanto ci è donato e non diventare schiavi
delle cose.
sabato 7 marzo 2015
Oggi leggi… (72)
Mc 11,27-33. I gesti e le parole di Gesù sono davanti ai
nostri occhi. Non perdiamoci in chiacchiere vane, ma preghiamo di riconoscere
Lui come la verità.
venerdì 6 marzo 2015
Oggi leggi… (71)
Mc 11,20-25. La fede è partecipare a tutti ciò che Dio ha
fatto per noi: siamo stati perdonati e gratuitamente amati, perdoniamo e gratuitamente
amiamo!
giovedì 5 marzo 2015
Oggi leggi… (70)
Mc 11,15-19. Purifica, Signore, la nostra vita e illumina
con il tuo insegnamento le zone d’ombra che ci sono nel nostro cuore!
mercoledì 4 marzo 2015
Avventura notturna - racconto di fantasia
«Etciù. Etciù».
I forti starnuti
rimbombarono in chiesa come tuoni.
Nel buio della
cattedrale vidi una figura bianca che si muoveva nella zona dell’altare.
«Etciù. Etciù»,
continuava a starnutire.
«C’è qualcuno?»
dissi con un po’ di timore.
«Un fazzoletto,
per favore» mi chiese una voce.
Orientandomi
grazie al chiarore della luna, trovai la porta della sacrestia e accesi le
luci.
Quello che vidi
mi lasciò senza parole.
La penna della
statua di San Gregorio Magno era caduta e il libro era appoggiato sul leggio
del coro dei canonici.
La monumentale figura
del santo si sforzava di contenere un altro sonoro starnuto.
«Etciù!» fece ancora.
E, guardandomi
dall’alto in basso, mi chiese nuovamente un fazzoletto.
Mi aveva preso
un tale stupore che non riuscivo nemmeno a muovermi.
Sentii un
fruscio di stoffe e alzando gli occhi verso la cupola vidi una delle figure
dell’affresco calare un panno colorato all’altezza del santo.
Il bianco
Gregorio prese nelle mani il fazzoletto di fortuna e si soffiò il naso.
«Ragazzo, perché
te ne stai lì a fissarmi? Non mi conosci?».
«Santità, è
proprio perché la conosco da almeno due anni, che ora la guardo come se non la
conoscessi! Lei è sempre stato qui fermo con quella penna in mano. Che le
succede?».
«Troppa polvere,
figliolo! Devo essere allergico».
«Una statua
allergica alla polvere? Beh, meno male che i lavori di restauro sono finiti!»,
risposi con un misto di incredulità e di stupore al pensiero che stavo parlando
con una statua.
«Da quando sono
qui, ho sempre visto gente che camminava e diceva, più o meno come te: “meno
male che i lavori sono finiti!”. E poi, dopo un po’ si ricominciava con le
impalcature, i trapani, i mattoni,… e la polvere!», disse sorridendo Gregorio.
«Santità, la
cattedrale è antica e c’è bisogno di manutenzione. Mi dispiace che Lei sia
allergico. Cercheremo di fare più attenzione! Io sono un giovane prete ed è la
prima volta che mi capita di parlare con un Papa. Sono un po’ emozionato.
Vorrei chiederle tante cose, ma non so da dove iniziare. E poi non vorrei
disturbarla».
«Nessun
disturbo! Anzi, sarei contento di darti una mano».
«In seminario ci
hanno parlato di Lei. Sono convinto che avrei molto da imparare ascoltando i
Suoi consigli», dissi con ammirazione. [dGL]
[continua…]
Oggi leggi… (69)
Mc 11,12-14. Se restiamo con Gesù, porteremo frutti anche se
Egli dovesse venire a cercarli fuori stagione.
martedì 3 marzo 2015
Oggi leggi… (68)
Mc 11,1-11. L’amore di Dio si rivela nell’umiltà. Impariamo
da Gesù mite e umile di cuore.
lunedì 2 marzo 2015
Oggi leggi… (67)
Mc 10,46-52. «Tutto è possibile a Dio» (Mc 10,27): Bartimeo
era cieco e ora ci vede, era seduto e ora segue Gesù come un discepolo!
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