«Gesù»
disse don Camillo al Cristo Crocifisso dell’altar maggiore «perché continuare a
parlare se nessuno mi ascolta?»
Don
Camillo era pieno di amarezza e il Cristo gli sussurrò parole di conforto.
«No, don Camillo: non è vero che nessuno ti ascolti. Quando tu, dall’altare o dal pulpito, parli, tutti sono attenti alle tue parole. Molti non le intendono ma non importa: l’importante è che il seme della parola di Dio si deponga nei loro cervelli. Un giorno, improvvisamente, dopo un mese o un anno o dieci anni, chi ha ascoltato la Parola di Dio senza intenderne il significato, ecco che riudrà risuonarsi all’orecchio quella parola e non sarà più una semplice parola ma un monito. Rappresenterà essa la soluzione di un angoscioso problema, rappresenterà un bagliore di luce nella tenebra, un sorso d’acqua fresca nella sete. L’importante è che essi ascoltino la Parola di Dio: un giorno chi l’ha ascoltata senza intenderla si accorgerà che essa è diventata un concetto. Parla senza stancarti, don Camillo, metti nelle tue parole tutta la tua fede, tutta la tua disperata volontà di bene. Spargi con mano generosa e mai stanca quel seme che un giorno fruttificherà anche nel terreno più arido. Dovunque è un cervello c’è una possibilità di ragionamento. Parla e accontentati che tutti ti ascoltino» (Giovanni Guareschi, Tutto Don Camillo, vol. I, BUR, p. 718).
* Dedicato al Papa e a tutte le persone che nella mia vita non si sono mai stancate di seminare la Parola di Dio!
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