«La convinzione inculcata dalla religione che su altri piani e in altri mondi saremmo stati riscattati dalle nostre pene, generava un orizzonte di fiducia e una maggiore capacità di sopportazione e suscitava altresì rispetto per il povero o lo sfortunato: non reietti e maledetti ma cari a Dio, e perciò da trattare con riguardo. Il povero e il malato erano riscattati già in vita nella loro dignità da quella ricompensa che avrebbero ricevuto dal cielo o in cielo. Insomma la promessa della gloria post mortem non generava solo alienazione in terra, come sostenevano Feuerbach e Marx, ma aveva effetti sociali e morali benefici (carità, solidarietà, dignità, compassione). Perso quell'orizzonte di speranza, tutte le aspettative si sono trasferite in terra in forma di diritti e pretese; e se disattese o deluse producono ribellione, frustrazione, malcontento» (Marcello Veneziani, Scontenti, Marsilio Editori, Venezia 2022, p. 47).
lunedì 26 dicembre 2022
giovedì 15 dicembre 2022
… come Antoine Griezmann
Vedendo giocare Antoine Griezmann in “Francia
– Marocco” mi è venuto in mente lo stile tipico del cristiano.
Durante la partita, Griezmann era
ovunque: centrocampo, attacco, difesa. E si trovava lì al momento giusto e
senza risultare invadente per i suoi compagni di squadra a cui era affidato il
presidio di quella zona del campo. Era, invece, provvidenziale. Guardandolo mi
dicevo che un cristiano somiglia a Griezmann ieri sera, o meglio: Griezmann
ieri sera ha interpretato il suo ruolo di giocatore come un cristiano che sa
farsi prossimo e non rimane indifferente al gioco che si sviluppa intorno a lui.
Stamattina, ripensandoci, mi è venuta in
mente una persona di cui parlano gli Atti degli apostoli: il suo nome è Tabità.
Ma leggiamo insieme il racconto degli
Atti:
«A Giaffa c'era una discepola chiamata
Tabità - nome che significa Gazzella - la quale abbondava in opere buone e
faceva molte elemosine. 37Proprio in quei giorni ella si ammalò
e morì. La lavarono e la posero in una stanza al piano superiore. 38E,
poiché Lidda era vicina a Giaffa, i discepoli, udito che Pietro si trovava là,
gli mandarono due uomini a invitarlo: "Non indugiare, vieni da
noi!". 39Pietro allora si alzò e andò con loro. Appena
arrivato, lo condussero al piano superiore e gli si fecero incontro tutte le
vedove in pianto, che gli mostravano le tuniche e i mantelli che Gazzella
confezionava quando era fra loro. 40Pietro fece uscire tutti e
si inginocchiò a pregare; poi, rivolto al corpo, disse: "Tabità,
àlzati!". Ed ella aprì gli occhi, vide Pietro e si mise a sedere. 41Egli
le diede la mano e la fece alzare, poi chiamò i fedeli e le vedove e la
presentò loro viva» (Atti 9, 36-41).
«Abbondava
in opere buone e faceva elemosine». Ogni volta che leggo questo brano penso
alla vivacità di una gazzella, e mi sembra di vedere Tabità che si muove nella
sua città e sa a quale porta bussare per portare un aiuto, una parola di
conforto, una elemosina. Me la immagino proprio come una gazzella, così veloce
che è impossibile riempirla di onori, di lodi, di titoli,… forse, come S.
Nicola, è impossibile vederla in azione; eppure tutti la conoscono e sanno
quanto è essenziale il suo essere ovunque con discrezione. Tutti sanno quanto
sia provvidenziale!
E così, alla morte di lei, subito si va
di corsa a chiamare l’apostolo Pietro: «Non
indugiare, vieni da noi!». E a Pietro vanno incontro le vedove, quelle che
maggiormente erano esposte alla miseria dopo la morte dei loro mariti, quelle
che senza l’aiuto di Tabità e di altre Gazzelle
non avrebbero nulla per vivere. E vanno da Pietro in pianto mostrando le
opere buone di Gazzella: «le tuniche e i
mantelli che Gazzella confezionava quando era fra loro».
Vi immaginate la gioia nella casa e in tutta
la città quando Pietro «chiamò i fedeli e
le vedove e la presentò loro viva»?
È la stessa gioia che ci prende quando ci accorgiamo di tutte le Gazzelle che ogni giorno ci donano vita svolgendo il loro compito, il loro servizio, il loro lavoro con amore!
Abbiamo sempre la possibilità di essere Gazzella gli uni per gli altri, perfino giocando una partita di calcio!
Gazzella
era una discepola di Cristo, quindi una cristiana come noi. In noi scorre la
vita di Cristo, in noi e in Gazzella vive il Cristo. Il nostro stile, come lo
stile di Gazzella, è lo stile di Cristo. La nostra carità è la stessa carità di
Cristo! Noi, come lei, con mitezza e umiltà portiamo a tutti la vita di Cristo!
E la portiamo lasciando che sia l’amore di Cristo, la comunione con Lui a
ispirarci e a muoverci non in qualche zona del campo, ma proprio in quella zona
dove lo Spirito Santo ci manda: perché il nostro agire non risulti
confusionario e disordinato, ma provvidenziale come il gioco di Antoine
Griezmann!
mercoledì 14 dicembre 2022
Se lo vivi lo sai
Su consiglio di due catechisti, ho
ascoltato l’ultima canzone di Jovanotti intitolata “Se lo senti lo sai”.
E sull’onda della frase “Se te lo spiegano non capirai, ma se lo
senti lo sai”, mi sono ritrovato a ripensare a tanti momenti, esperienze,
relazioni, persone, incontri, ...
Una delle cose che mi è venuta in mente,
è la catechesi vissuta e proposta in questi anni ai ragazzi e ai giovanissimi e
giovani. Ogni incontro di catechesi è un’esperienza memorabile come quelle
cantate da Jovanotti.
Sabato scorso, ad esempio, i ragazzi dai
12 ai 14 anni sono andati alla CARITAS diocesana per incontrare Gesù nell’esperienza
della prossimità. Per tutti loro era la prima volta in una struttura di questo
tipo e sicuramente la meraviglia sarà stata grande nel vedere, ascoltare,
toccare, incontrare una realtà di cui spesso sentono parlare a scuola, a casa,
in parrocchia ma che sembra sempre qualcosa di lontano, forse difficilmente accessibile
ai bambini e ai ragazzi. Sicuramente saranno tornati a casa cresciuti in
umanità!
I ragazzi dai 6 agli 11 anni, invece,
sono rimasti in parrocchia per incontrare Gesù nella catechesi e poi per vivere
un pomeriggio di attività e gioco in oratorio. Anche per loro il pomeriggio è
stato memorabile perché hanno fatto esperienza di amicizia tra loro e con i più
grandi.
Così gli stessi catechisti ed educatori,
prendendosi cura dei più piccoli, fanno continuamente esperienza di evangelizzazione
e di apostolato!
Ricordo che un paio di anni fa, durante
un incontro di catechesi, i ragazzi hanno avuto la possibilità di conoscere un
uomo che dall’Africa era arrivato in Italia attraversando il deserto. Non vi
dico le domande e la meraviglia negli occhi e nei cuori di tutti noi nell’ascoltarlo!
E io ho pensato: e quando gli ricapita di avere un testimone di prima mano su
qualcosa che sentiamo sempre raccontare, ma che quasi mai abbiamo occasione di
incontrare?
E quella volta che abbiamo incontrato il
Laboratorio di frontiera e altre associazioni che aiutano donne e uomini a
realizzare la loro vocazione e i loro sogni? E quella volta che abbiamo
incontrato la Casa Famiglia dell’Associazione Papa Giovanni XXIII? E quando
abbiamo incontrato i ragazzi dell’UNITALSI parrocchiale? E quando abbiamo
conosciuto i seminaristi del Seminario regionale?
Dopo queste e tante altre esperienze di
vita, mi chiedo come qualche adulto possa pensare che in parrocchia ci si va
solo perché altrimenti non ti fanno fare la Prima Comunione o la Cresima!
In parrocchia ci si va per
vivere la felicità nell'incontro con Cristo e nell’amore per l’Altro!
Vi lascio il link alla canzone di
Jovanotti, così ve la ascoltate anche voi e magari anche voi ricordate il bello
e il bene che avete vissuto fino ad oggi e che è bene non dimenticare per
poterne seminare ancora con generosità e con gioia!
Della canzone cambierei soltanto il
ritornello: più che “se lo senti lo sai”, canterei “se lo vivi lo sai”!
Ma io sono don Gian Luca, non sono
Jovanotti! Ahahahah!
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lunedì 12 dicembre 2022
Questo bel tempo di SINODO
Ho respirato aria di sinodo ieri pomeriggio a Villarosa in occasione di un incontro per i collaboratori parrocchiali organizzato dal Parroco don Alfonso.
Sono stato chiamato per offrire una
piccola riflessione sul tema indicato dal Vescovo per quest'anno pastorale:
l'accoglienza di Gesù nella casa di Marta e Maria (Lc 10, 38-42).
Ho iniziato l'incontro chiedendo a
ciascuno dei partecipanti di dire la prima caratteristica che gli veniva in
mente pensando alla persona di Marta.
E così ognuno ha offerto il suo
contributo alla riflessione.
Finito il primo giro di risposte, ho
chiesto di fare la stessa cosa pensando alla persona di Maria.
Poi ho letto con loro il brano delle
nozze di Cana, brano in cui Maria (la Madre di Gesù) e i servitori fanno, ma FANNO la volontà di Dio perché si mettono in ascolto e accolgono la
Parola di Dio: "Qualsiasi cosa vi dica, fatela" (Gv 2, 5).
Il fare
la volontà di Dio, cioè l'agire secondo la Parola di Dio, fa gustare a
tutti un vino nuovo, più buono di quello bevuto fino a quel momento (Gv 2, 9-10).
Il fare la volontà di Dio è un FARE che riempie di gioia coloro che
servono e coloro che vengono serviti!
Dopo la lettura, ho dato sinteticamente
qualche spunto di riflessione e poi ho lasciato a tutti la possibilità di
condividere pensieri, sentimenti, risonanze, a partire dai due Vangeli
ascoltati (Marta e Maria e Le nozze di Cana).
E noi preti ci siamo messi in ascolto.
È stato bellissimo, perché ognuno ha
offerto a tutti gli altri quello che lo Spirito Santo gli ha suggerito.
Da più parti è stata manifestata
l'esigenza che la Chiesa offra ai fedeli la Parola di Dio aiutandoli nella
comprensione di quella Parola attraverso l'omelia, la lectio, gli incontri di
approfondimento; l'esigenza di essere aiutati a pregare; l'esigenza che Cristo
sia al centro delle relazioni e di tutte le azioni che si svolgono in
Parrocchia; il desiderio di cercare l'incontro con Cristo nella preghiera
vissuta a casa o in chiesa, nella Confessione e nella partecipazione
all'Eucaristia per camminare sulla Via del Vangelo!
Penso sia stato bello per i
collaboratori parrocchiali vedere due preti che si sono messi ad ascoltarli con
attenzione!
Per noi preti sicuramente è stato
importante riconoscere i doni dello Spirito Santo che ispira tutto il Popolo di
Dio e non solo i sacerdoti!
giovedì 1 dicembre 2022
L’INFINITO
Se il professore a scuola ti chiede di imparare a memoria L’INFINITO di Leopardi, non ti sta dando un compito: ti sta facendo un bellissimo regalo!
Infinite volte quelle parole mi hanno salvato dalla
tristezza offrendomi lo spunto per apprezzare anche le cose più scontate.
Infinite volte quelle parole mi hanno comunicato
dolcezza e un senso di pace.
Infinite volte mi hanno fatto sentire il passaggio
del vento o vedere il mare…
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