lunedì 30 settembre 2024

«… perché siete di Cristo» (Mc 9, 41)


Brano su cui pregare: Mc 9, 38-48

Grazia da chiedere

Chiedi al Signore la grazia di ricordare che «è meglio per te entrare nella vita».
 
INTRODUZIONE ALLA PREGHIERA      

«… perché siete di Cristo» (Mc 9, 41). Questa frase di Gesù mi fa notare che l’appartenenza a Lui traspare tanto che qualcuno «vi darà da bere un bicchiere d’acqua» semplicemente «perché siete di Cristo». Quali tratti di Cristo riconosco nella mia vita? Quali nella vita del mio prossimo?

«… perché siete di Cristo» dice una verità che ci riguarda dall’inizio, dal giorno del nostro Battesimo. Siamo di Cristo, gli apparteniamo, siamo i “suoi”. Siamo membra vive del Corpo di Cristo che è la Chiesa, uniti a Lui e in Lui uniti tra noi!
Sono di Cristo, gli appartengo e Lui non permetterà che io vada perduto.
Il mio prossimo appartiene a Cristo e, ricordando questa comune appartenenza a Cristo, sceglierò di non essergli ostile, non lo tratterò con indifferenza, ma ne avrò cura, come Cristo ha cura di lui e di me.
            «… è meglio per te» (vv. 43. 45. 47): non è un discorso generico; Gesù si sta proprio rivolgendo a te. C’è un «meglio» che, però, costa una radicale e faticosa conversione, costa un taglio e i tagli provocano sempre un forte dolore.
            «… è meglio per te entrare nella vita» (vv. 43. 45). Il “taglio” avviene in questo tempo (il verbo è al presente), quindi nella vita non ci si entra nel futuro, ma già ORA. Che cos’è questa vita? È l’amore, la comunione con Dio e col prossimo! Questa vita la si riceve in dono da Cristo. Ma poi viene spontaneo rimanere in questa vita, rimanere in Cristo? A volte viene spontaneo. Ma scegliere la comunione, scegliere la via dell’amore quasi sempre significa percorrere con Cristo la VIA CRUCIS, quasi sempre significa un “taglio”, ad esempio un “taglio” alla mia volontà per fare la volontà di Dio, un “taglio” al giudizio sull’altro («Non giudicate» - Lc 6, 37), un “taglio” alle vendette per i torti subiti («Perdonate» - Lc 6, 37), un “taglio” alle guerre («Amate i vostri nemici» - Mt 5, 44),… un “taglio” a tutto ciò che non è secondo il Vangelo!
Che effetto ti fa, pensare a un litigio che hai vissuto e allo stesso tempo far risuonare queste parole di Gesù: «È meglio per te entrare nella vita!»? Non ti è un po’ più facile ora pensare di LASCIAR CADERE LE ARMI, I DESIDERI DI VENDETTA, IL RANCORE e OFFRIRE SOLO PACE, BENEDIZIONE, PERDONO, AMORE, VITA?
            I tratti dell’appartenenza a Cristo sono ordinari e alla tua portata: «Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome…» (v. 41); oppure: «…perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi… » (da Mt 25, 31-46).
Perciò in ogni istante e in ogni situazione, sentiti chiamato alla VITA, chiamato all’AMORE!

 

INDICAZIONI PER LA PREGHIERA

-        Ora rileggi il brano biblico; cerca di capirlo, soprattutto per come ti è stato spiegato: cosa dice il brano in sé?

 

-        Fai presente la tua vita quotidiana, le tue situazioni, quello che sei…; rivedi tutto a partire dal brano biblico: cosa dice a te?
 
-        COME TI TOCCA quello che comprendi? Quale sentimento ti suscita?
 
Dialoga con il Signore ed esprimi ciò che desideri dirgli

giovedì 26 settembre 2024

Nessuno o uno?


Ogni tanto mi capita di rileggere Lc 5, 36-39 e in quei versetti mi colpisce la sicurezza di Gesù nel dire: «Nessuno». Gesù è così sicuro da escludere che possa esserci «uno»!

Questa Sua sicurezza, se una buona volta decidessi di ascoltarlo, sarebbe la mia forza!

Gesù dice: «Nessuno…» (v. 36). Eppure io posso impegnarmi e riuscire a essere quell’uno che «strappa un pezzo da un vestito nuovo per metterlo su un vestito vecchio». E lo faccio pur sapendo che non funzionerà: me lo dice l’esperienza!

Gesù dice: «Nessuno…» (v. 37). Eppure io posso sempre essere quell’uno che «versa vino nuovo in otri vecchi». E lo faccio pur sapendo che non funzionerà: me lo dice l’esperienza!

Gesù dice: «Nessuno…» (v. 39). E qui, stranamente, è molto raro che io provi a essere quell’uno che «desidera il nuovo».

Il Vangelo non mi sta dicendo di buttare via la storia, i tesori che ci sono stati tramandati, le tradizioni, le cose che abbiamo imparato,… Si tratta invece di vivere tutte queste cose come una novità, senza pretendere di ingabbiarle in un “già visto”, senza cedere alla rassicurante tentazione del “facciamo come l’anno scorso, o come abbiamo fatto sempre”.

Un presepe che non viene smontato perché «così l’anno prossimo ripartiremo da questa base e potremo concentrarci sul miglioramento dei particolari», forse sarà davvero un presepe più bello, ma sicuramente chi lo guarderà non vivrà l’emozione della prima volta. E così si rinuncerà a comunicare la meraviglia di una notizia che è sempre nuova e sempre rinnova!

E allora, benedetti quelli che vengono a rompermi gli otri, costringendomi con le loro domande, osservazioni, critiche e contestazioni, a uscire dal mio schema, a cambiare il programma vecchio, ben collaudato e tradizionale!

Qualche giorno fa ho visto un film su un giovane calciatore che deve sostenere l’esame di maturità (Il campione). Il professore, chiamato dalla società sportiva per prepararlo all’esame, a un certo punto, dopo aver fallito ogni tentativo per insegnare qualcosa al ragazzo, si trova di fronte all’alternativa: o abbandonare, o ripensare tutto il suo metodo di insegnamento, inventandosi un metodo che sia a misura di quel singolo studente. La sua passione educativa gli fa scegliere di “cambiare il suo gioco”. E cambia iniziando a far caso alle particolarità del ragazzo, alla sua originalità e unicità. Cambia modellando il suo metodo di insegnamento su quel ragazzo.

Una volta un prete mi faceva notare la differenza tra TRASMETTERE e COMUNICARE. Chi trasmette dà una informazione ma non è detto che si preoccupi di chi sarà il destinatario: una radio, una TV, un mezzo di comunicazione trasmette.

Chi comunica, invece, spende tutto se stesso perché il destinatario possa ricevere, accogliere e comprendere il messaggio.

L’evangelizzazione è comunicazione. Perciò non può mai essere soltanto una tecnica o uno schema, ma deve essere prima di tutto comunione tra chi comunica e chi riceve la comunicazione. E chi riceve il Vangelo non è mai soltanto ricevente, perché con il suo essere UNICO, comunica con l’evangelizzatore e gli chiede di rinnovarsi continuamente. Non si può comunicare “in serie”; si comunica solo avendo coscienza che ogni persona è diversa da tutte le altre e quindi occorre mantenere sempre duttile lo schema, non lasciare che il cuore si indurisca nelle proprie convinzioni e posizioni e soprattutto essere sempre disposti a gettare via gli otri, quando non sono più in grado di contenere il vino nuovo!

mercoledì 25 settembre 2024

L’amore di Cristo

Nella foto la scultura di cui si parla nel post

Ogni mattina la donna è lì in chiesa coi suoi lunghi capelli sciolti e il suo vaso di profumo prezioso. Io torno all’altare con la pisside, dopo la Comunione, e i nostri cammini si intersecano: entrambi sulla via di Cristo, entrambi a seguire le Sue orme.

La donna è fissa nel legno scolpito, ma non come chi è imprigionato.

Ella è libera! La sua è la libertà piena di chi è “preso” da Dio e dal Suo amore, così da fare solo la volontà di Dio! «Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi» (Gv 8, 32).

Mi fa bene questa intersezione che avviene ogni mattina: mi ricorda che non cammino la mia personale strada, ma quella di Cristo e del Suo Corpo che è la Chiesa. Mi ricorda che l’amore di Dio segue vie misteriose e raggiunge anche il più impensabile. Mi ricorda che se amo il Cristo, è l’amore di Cristo che mi porta: chi portò quella donna a versare il suo profumo per Gesù? (Mc 14, 3-9). Chi portò la Maddalena e le altre donne al sepolcro la mattina di Pasqua? (Mc 16, 1-8).

Ce le portò il Cristo che avevano accolto, seguito, amato.

Chi può portarmi o riportarmi sulla via di Cristo?

Soltanto il Cristo, accolto, seguito, amato.

Se non sarà il Cristo a portarmi, il mondo continuerà a dividersi per me in buoni e cattivi, giusti e ingiusti, ritardatari e puntuali, meritevoli e non meritevoli,… quelli che hanno capito e quelli che non hanno capito, incoerenti e coerenti… mentre «in verità, in verità» siamo tutti e ciascuno figli, figli da Dio amati!

martedì 24 settembre 2024

Messaggio in bottiglia (6)

È spesso il più sensato degli

«A che serve?»
a bloccare l’amore
(leggendo e rileggendo Mc 14, 3-9)


venerdì 20 settembre 2024

Il Dio che conosco io

A volte il dio che incontro tra la gente è un dio che non conosco.
Forse lo conoscevo, ma è passato molto tempo e, grazie a Dio, l'ho dimenticato. È un dio puntiglioso, a volte un po' capriccioso, uno che non si sa mai come gli gira e, se per caso quella volta non gli gira bene, per una parola fuori posto può scaraventarti all'inferno. È un dio che terrorizza, un giudice implacabile, uno che non accetta nemmeno che per malattia, e quindi per giusta causa, non si vada a Messa la Domenica, uno che la tua parola non è ancora sulla lingua e lui già la conosce e già ti ha condannato.

Mi viene incontro spesso questo dio implacabile, che devi stare attento a come lo prendi, uno che al solo pensiero non riesci più a dormire la notte, uno che non ha pietà nemmeno dei bambini,...

Non conosco questo dio e non riesco a capire perché chi me lo presenta ci tiene tanto a custodirlo, a difenderlo e a mantenerlo proprio così, implacabile e spietato. È come se non potesse vivere senza un dio fatto così.

Invece Dio dalla Genesi viene a liberarci da un dio fatto così e poco importa se questo dio ce lo siamo costruiti da soli, come personificazione e giustificazione dei nostri sensi di colpa, oppure se è stato qualcun altro a presentarcelo: in fondo il serpente mette in testa all'uomo questa idea di farsi come dio, che è un po' come costruirsi dio...

Ma, dalla Genesi all'Apocalisse, Dio è amore e mi s'è fatto conoscere come Uno che fin dal mio concepimento mi ama anche nel mio errore, nel mio tradimento, nella mia infedeltà, nel mio rinnegamento.

Alle persone che seguono il loro dio implacabile e sempre più spietato, e pretendono di trovarlo in chiesa o pretendono che gli sia annunciato dalla Chiesa, annuncio meglio che posso la buona notizia: Dio è amore senza misura e senza condizioni!

A questo punto c'è chi esce dalla chiesa alleggerito, perché ha scelto di liberarsi del vitello d'oro che stava seguendo e ha aperto la porta a Dio, e chi invece s'arrabbia con me perché se non esiste il dio implacabile e spietato, non hanno senso tutti gli sforzi e i sacrifici che egli compie per essergli gradito...

domenica 15 settembre 2024