Di tanto in tanto penso alle Monache
Passioniste di Ripatransone. Ci penso perché, dopo averle conosciute, ti rimane
il ricordo di qualcosa di bello, di puro e di santo. E questo ricordo non si
cancella, anche se non c'entra quasi niente con me, con il mio stile di vita e
col mio modo di servire Dio.
Stamattina, mentre pensavo a suor
Teresa che è morta ieri, sono tornato a chiedermi come si fa a vivere così,
nella povertà, nella mitezza, nella semplicità, anche in mezzo alle tempeste,
anche quando ti viene consigliato e offerto di vivere diversamente. Negli anni
trascorsi a Ripatransone, infatti, sono stato testimone della serenità e della
fermezza con cui hanno deciso di rimanere ad abitare il Monastero, quando quasi
tutti erano del parere che meglio per loro sarebbe stato trasferirsi in un
Monastero più comodo e caldo, con più possibilità di assistenza e cura, più
moderno e con uno stile di vita più umano. E loro, invece, no: "Preferiamo
restare".
Ma quel "No", era la
riaffermazione del loro "Sì" a Gesù Cristo e nemmeno io potevo
capirlo... E forse ancora non arrivo a capirlo.
Stamattina, immerso in questi
ricordi, mi sono imbattuto in un pensiero di Silvano del Monte Athos: "Lo
sguardo tuo sereno e mite incantò la mia anima. Che cosa Ti potrò dare in
cambio, Signore, e quale lode ti potrò offrire?" (da "Ho sete di
Dio", ed. Gribaudi). Le monache che ho conosciuto in quel monastero sono
state "incantate" dallo sguardo sereno e mite del Signore, proprio
come Silvano del Monte Athos. Così, ai miei occhi, molto meno incantati, la
loro vita può apparire "inutile", "fuori tempo",
"sprecata",... Ma in realtà è semplicemente la vita di persone che
amano Dio e continuano a chiedersi ogni giorno: "Che cosa Ti potrò dare in
cambio, Signore, e quale lode ti potrò offrire?".
Felice di aver conosciuto il tuo mite sorriso e la tua gioia semplice, suor Teresa!
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