mercoledì 23 aprile 2025

E allora, vi mostro la via più sublime

 
Foto prese da www.ancoraonline.it

INTRODUZIONE

“L’amore è l’unica strada” – Questo titolo l’abbiamo deciso insieme Francesco e io mentre, completata la realizzazione di alcune stanze, ci dicevamo che sarebbe stato bello condividere con tutta la comunità qualche pensiero, qualche emozione, qualche cosa di bello,… e cercando un titolo abbiamo scelto: “L’amore è l’unica strada!”. Siamo entrati nel triduo pasquale pieni della luce emanata da un versetto dell’Evangelista Giovanni: «Gesù… avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine» (Gv 13, 1). E abbiamo vissuto il triduo pasquale percorrendo con Gesù la Via dell’amore, la via della Passione, Morte, Risurrezione! La VIA di Gesù è una via da cui non vorrei mai staccarmi, una via che non vorrei mai perdere, la via della vita è una via di amore fino alla fine! Quando sono su questa via, mi sento amato e portato, e così, a mia volta, amo e porto, e il cammino lo sento leggero, leggero come la musica, di questi amici della Picenorchestra, leggero come la danza, di queste amiche della Scuola di Danza “Danza è…”, leggero come la Risurrezione raffigurata nel quadro di Francesco che troviamo sull’altare, leggero come il nostro Papa Francesco che nel tempo della sua missione ha testimoniato la gioia del Vangelo, la gioia dell’Amore, offrendoci il suo esempio perché facessimo anche noi con lui e con Cristo altri passi sulla strada dell’amore, passi che non avevamo ancora mai fatto e, a volte, nemmeno pensato!

Il tempo che vivremo qui in chiesa e poi nelle sale è un tempo di preghiera, un tempo di grazia, contemplando l’amore, un tempo di memoria e ricordo dei santi e di tutti i buoni testimoni che abbiamo incontrato nel tempo della nostra vita. Ricordiamo in modo particolare il Papa, che oggi è andato in Paradiso, e tutte le persone che ogni giorno con la loro vita buona ci incoraggiano a cercare il bene e a vivere facendo il bene! Buona preghiera, buon ascolto e buona visione!
 
 
RIFLESSIONE

C’è un brano nella prima Lettera di San Paolo Apostolo ai Corinzi, un brano in cui l’apostolo parla di una via più sublime (1Cor 12, 31), una via accessibile a tutti e non solo a chi ha dei doni o dei carismi o dei poteri particolari, una via desiderabile perché corrisponde pienamente alla nostra identità e vocazione, ma non sempre desiderata perché non corrisponde alla mia ambizione, alle attese del mondo, alla mia vanità e vanagloria! Ho visto e vedo camminare su questa via più sublime tutte le persone significative per la mia vita. Ho visto che le persone sono diventate significative nella mia vita, proprio perché camminavano su questa via più sublime. Ci camminavano come ci cammino io, con le loro fragilità e difetti, con i loro errori e peccati, ma non si stancavano di tornare sulla via più sublime, quando si accorgevano di essersi distratti o di esserne usciti. Questo mi ha reso curioso, mi ha messo in cerca della via più sublime, ha fissato la mia attenzione, la mia ricerca, ha reso la mia ricerca sicura, nel senso che mi dicevo e mi dico ancora: «come l’hanno trovata loro, la troverò anch’io!».

 
Ascoltiamo allora il nostro amico Paolo:
«Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità,…»

LETTURA DEL TESTO DALLA BIBBIA (1Cor 12, 31 - 13, 13)

 

«Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità…

… non sarei nulla
… a nulla mi servirebbe»

Penso sempre che San Paolo, prima di essere San Paolo, era Saulo e poi Paolo, e che tutte quelle esperienze che elenca, le ha cercate e vissute, arrivando a un certo punto a ritrovarsi a terra, cieco. E s’è sentito un nulla. E in quel momento ha accolto Gesù, la VIA!

 
Forse si tratta di un’esperienza che abbiamo già fatto anche noi, forse è un’esperienza che dobbiamo ancora fare. Ma sicuramente è qualcosa che quando ci capita ci manda in crisi: sembra che tutto ciò che prima aveva valore, ora non conti più nulla, che tutto ciò per cui fino a un momento prima vivevamo, ora non ci dia più nessuna motivazione per continuare.
Siamo caduti, siamo ciechi….
 
«E allora, vi mostro la via più sublime»
La via la si può indicare solo a qualcuno che ha perso la strada o non la conosce proprio. Per Paolo c’è stato Anania. Per noi, oggi, Paolo!
Da buon amico, che ci è passato prima di noi, Paolo ci prende per mano e ci guida come i suoi compagni di viaggio avevano guidato lui fino a Damasco, quando egli era cieco e da solo non avrebbe potuto proseguire il cammino.
La carità, l’amore.
Ecco la via più sublime! Ecco la via migliore di tutte!
 
«La carità è magnanima, benevola è la carità…»
Ecco cosa ho visto. Ecco cosa mi è piaciuto nella Chiesa, nella comunità cristiana. Ecco cosa mi è rimasto impresso e non si cancella mai. Ecco cosa andavo cercando e cosa ho continuato a cercare. Ecco perché sono nato: nato per amore, nato per amare! E amare per sempre: «La carità non avrà mai fine»
 
Qualche giorno fa, una bambina entra in chiesa con sua Nonna. La osservo mentre dice qualcosa e sente l’eco della sua voce: non la smette più di parlare. Ricordo don Domenico che, nel Duomo di Ripatransone, mi raccontava questa stessa cosa e diceva che era normale: i bambini piccoli in chiesa sentono la loro voce che ritorna nell’eco e continuano a parlare, perché si meravigliano. Questo effetto per noi facilmente spiegabile è per loro tanto misterioso.
Ora che ci penso, per me la chiesa è rimasto il luogo dove quando parlo qualcuno mi risponde e io allora continuo a dialogare. Anche per me, all’inizio, sarà stato semplicemente l’eco della mia voce, poi è stato un dialogo con le immagini o con i corpi dei santi: mia Madre mi racconta che da piccolo, nella chiesa della Marina, mi rivolgevo a Santa Urbichetta, ben visibile in una teca sotto uno degli altari laterali, e le raccomandavo: «Copriti, ché così senti freddo!».
A un certo punto, però, ho scoperto che oltre a quell’eco, oltre a quelle mie parole di bambino, davvero c’è un dialogo con Qualcuno che mi ascolta e mi parla. E mi parla parole d’amore, di benevola misericordia, di tenerezza!
La chiesa di Cristo Re mi invita, ci invita tutti, a rimanere in dialogo con Dio, coi Santi, col mio prossimo, col popolo di Dio di cui faccio parte, con ogni uomo!
 
I murales della scuola sono in continuità con quanto vedete qui in Chiesa: don Bosco, la Madonna col Bambino, S. Francesco, Madre Teresa, Cristo Re e San Giorgio sono tutti soggetti che sono stati “ripresi” da questa nostra chiesa parrocchiale, a sottolineare il legame tra l’Eucaristia che celebriamo e tutte le attività di catechesi, oratorio, laboratorio, incontro, festa, gioco, vita,…
L’unico soggetto “nuovo” che troviamo è il Beato Carlo Acutis, che presto sarà canonizzato, testimone adolescente dell’amicizia con Gesù e della vita buona del Vangelo!
 
Sono tutte persone vive!
Persone che ci accompagnano e ci incoraggiano. Persone che ci ispirano a percorrere la via dell’amore, l’unica strada della vita! La via di Gesù!
 
In questi giorni mi è capitato di leggere in un libro di Luigi Santucci un bel dialogo tra Cristo, la Vita e la Morte. Lo scrittore immagina questo dialogo nel sepolcro. Cristo dice: «Sì, il miracolo è solo questo. Chiunque ami gli altri come io li ho amati, dopo morto tornerà vivo» (Luigi Santucci, Una vita di Cristo, San Paolo).
 
E proprio lo vediamo vivo nel quadro realizzato da Francesco e qui esposto. Lo vediamo vivo, mentre ci viene incontro come nel Vangelo che abbiamo ascoltato nella messa di oggi: «Ed ecco, Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno».
Francesco nel presentare l’opera per una mostra ha scritto: «Il Cristo, dipinto nell’opera, è un Cristo Risorto, Gesù che viene verso di te con le braccia aperte, un abbraccio per dirti: “Tranquillo, non aver paura: io sono qui”».
 
Concludo con una parola di San Luigi Orione che vi invito a tenere sullo sfondo oggi e, se possibile, ogni giorno: penso che con queste parole lui abbia voluto trasmettere ai suoi il segreto della vita.
«Com’è bello e santo vivere fraternamente così; di questa fede, di questa vita, di questo amore: amarci così, come si ama in Paradiso!
Era questa la fede e l'amore dei Santi» (San Luigi Orione).
 
Se ricordiamo con devozione i Santi e se ricordiamo con affetto, amicizia e commozione Papa Francesco, e tante persone come i nostri Nonni o i nostri amici che già sono in Paradiso, è perché accanto a loro abbiamo vissuto un anticipo di Paradiso!
 
Cerchiamo dunque la vita, cerchiamola nell’unico luogo in cui possiamo trovarla: nell’amare Dio e il prossimo! 
L’amore è l’unica strada!

[In occasione dell'inaugurazione dei murales realizzati nelle stanze dell'oratorio della Parrocchia Cristo Re, 21 aprile 2025]

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